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Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale

Gli Usa minacciano un super dazio del 107% sulla pasta italiana, derivante da un’indagine antidumping su 13 marchi, tra cui Barilla e La Molisana. L’Italia e Bruxelles monitorano la vicenda e valutano contromisure. Le aziende denunciano gravi impatti sull’export e sulla filiera. Si ipotizzano strategie come pasta biologica o produzione Usa, mentre il settore attende chiarezza e interventi concreti

07 ottobre 2025 | 13:02
Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale
Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale

Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale

Gli Usa minacciano un super dazio del 107% sulla pasta italiana, derivante da un’indagine antidumping su 13 marchi, tra cui Barilla e La Molisana. L’Italia e Bruxelles monitorano la vicenda e valutano contromisure. Le aziende denunciano gravi impatti sull’export e sulla filiera. Si ipotizzano strategie come pasta biologica o produzione Usa, mentre il settore attende chiarezza e interventi concreti

07 ottobre 2025 | 13:02
 

La questione del super dazio americano del 107% sulla pasta italiana è arrivata anche a Bruxelles. La Commissione europea, in coordinamento con il governo italiano, ha dichiarato di seguire da vicino il caso e di essere pronta a intervenire. L’origine del provvedimento è legata a un’indagine antidumping del Dipartimento del Commercio Usa che coinvolge 13 marchi italiani di pasta, tra cui Garofalo, La Molisana, Barilla, Rummo e Sgambaro. Se confermato, il dazio entrerà in vigore il 1° gennaio 2026, con un’imposizione del 91,74% a cui si somma il 15% già annunciato la scorsa estate dal presidente Donald Trump. A differenza delle tariffe commerciali generali tra Ue e Usa, questo provvedimento riguarda esclusivamente il settore della pasta, sottoposto da anni a verifiche sui prezzi di vendita.

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La pasta di Gragnano Igp, a serio rischio l'export negli Usa

Dazi Usa sulla pasta: le aziende si difendono

Le aziende italiane coinvolte hanno già inviato le proprie memorie difensive al Dipartimento del Commercio, che renderà noti i risultati finali entro la fine dell’anno. Per Barilla, la misura è penalizzante per l’intero comparto, mentre Rummo denuncia l’estensione del provvedimento anche a marchi non direttamente indagati, definendo la situazione «una pazzia». Sgambaro, invece, avverte che la conferma del dazio comporterebbe un «tracollo», con forti squilibri sul mercato interno europeo.

Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale

Le aziende italiane coinvolte hanno già inviato le proprie memorie difensive al Dipartimento del Commercio

Le ripercussioni non riguardano solo le aziende coinvolte. A rischio c’è l’intera filiera grano-pasta italiana, che produce il 60% del grano duro necessario alla pasta nazionale. Secondo Confagricoltura, l’impatto sarebbe pesantissimo: non solo le imprese, ma anche i lavoratori e i consumatori verrebbero penalizzati. La Lombardia, ad esempio, coltiva oltre 10mila ettari di grano duro destinato alla trasformazione. Il super dazio, quindi, non è solo una questione commerciale, ma un potenziale terremoto economico per un settore simbolo del made in Italy. Bruxelles, Roma, imprese e agricoltori sono ora chiamati a fare fronte comune per difendere la pasta italiana da una misura che rischia di stravolgere mercati, filiere e posti di lavoro.

Il caso La Molisana e il “ventaglio di opzioni”

Il provvedimento, legato a presunte procedure di dumping, mira a colpire le aziende accusate di concorrenza sleale per aver esportato pasta a prezzi ritenuti troppo bassi. Nel mirino, in particolare, il pastificio La Molisana, insieme ad altre dieci realtà del settore.

Durante una conferenza stampa a Campobasso, l’amministratore delegato Giuseppe Ferro ha denunciato l’impatto devastante dei dazi: «Con tariffe al 107% per noi non è possibile lavorare». Ferro ha parlato di un “ventaglio di opzioni” per salvaguardare l’azienda, tra cui la produzione biologica, al momento esclusa dalle nuove tariffe, e perfino l’ipotesi di aprire uno stabilimento negli Stati Uniti.

Dopo una nota di chiarimento diffusa dalla Farnesina e ripresa dall'Ansa, Ferro ha precisato che La Molisana intende «proseguire l’iter legale» e cercare un dialogo con l’amministrazione americana, ma senza abbandonare l’Italia. «La prima volta abbiamo ottenuto zero - ha ricordato - poi l’1,6%. Ora il 91%, ma senza un vero calcolo. Ci accusano di non essere collaborativi, cosa assolutamente falsa».

Anche altri pastifici, come Sgambaro, denunciano una situazione insostenibile. Il direttore generale Claudio Costantini parla di «una stangata inverosimile» e di una misura che «mette a rischio la sopravvivenza stessa delle nostre esportazioni».

Le reazioni del governo e dell’Unione Europea

Il governo italiano ha attivato un tavolo tecnico coordinato dai ministri Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida, coinvolgendo aziende, associazioni di categoria e rappresentanti diplomatici. L’obiettivo è valutare contromisure efficaci e un eventuale intervento europeo.

Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale

Il ministro Francesco Lollobrigida

Da Bruxelles è arrivata la conferma del sostegno alla linea italiana. Il portavoce per il commercio Olof Gill ha dichiarato che «la Commissione Europea sta collaborando con il governo italiano sull’indagine antidumping e interverrà se necessario». Si tratta di un dossier complesso, che esula dagli accordi bilaterali tra Ue e Usa sui dazi al 15%, riaperti dopo anni di tensioni commerciali.

Nel frattempo, anche le opposizioni italiane si sono espresse contro quella che definiscono una “resa” politica. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato il governo di «subire il ricatto di Trump», mentre Giuseppe Conte (M5S) propone di «utilizzare gli extraprofitti energetici e bancari per sostenere le imprese colpite».

L’alternativa del biologico e il nodo della chiarezza

Una possibile via d’uscita arriva dal mondo del biologico. Come confermato dal presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei, la pasta biologica italiana non è attualmente soggetta ai dazi statunitensi.

«Tra i settori più esposti ci sono i formaggi Dop, il vino e il miele, ma per ora la pasta bio resta fuori dalle nuove tariffe», ha spiegato Drei nel corso di un convegno a Urbino. Tuttavia, ha denunciato una «grande confusione» sul metodo di applicazione dei dazi: «Le stesse dogane americane hanno avuto comportamenti ambigui e difformi».

Il piano anti-dazi della pasta italiana: biologico, produzione Usa o battaglia legale

Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative

Il biologico rappresenta quindi un potenziale rifugio, ma anche un segmento più costoso, dove la competizione internazionale è sempre più agguerrita. Spostare la produzione su questo segmento richiede tempo, certificazioni e un riposizionamento di mercato che non tutti i pastifici possono permettersi.

Gli effetti sull’export e sul made in Italy

I numeri rendono chiaro l’impatto: il 60% della produzione italiana di pasta è destinato all’export, e gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato mondiale per le nostre aziende. Con i dazi al 107%, i costi di ingresso negli USA diventerebbero insostenibili, portando molte realtà a riconsiderare la propria strategia internazionale.

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La pasta italiana fa numeri di export importanti negli usa

Oltre al danno economico, il rischio è quello di un indebolimento della reputazione del made in Italy, costruita su qualità, tradizione e tracciabilità. Molte imprese temono di essere costrette a delocalizzare per sopravvivere, aprendo la strada a una perdita di identità produttiva.

Un futuro incerto per la pasta italiana

La battaglia sui dazi Usa alla pasta italiana è solo all’inizio. Mentre le imprese cercano di adattarsi a un quadro commerciale sempre più instabile, il governo e l’Unione Europea dovranno muoversi con decisione per evitare che il settore simbolo del made in Italy agroalimentare perda terreno sui mercati globali.

Nel frattempo, il mondo produttivo resta in attesa di chiarezza e soluzioni concrete. Come ha ricordato Giuseppe Ferro: «Siamo pronti al confronto, ma servono regole giuste. La pasta italiana non può diventare vittima di guerre commerciali che nulla hanno a che fare con la qualità dei nostri prodotti».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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