Il tè non è solo un’alternativa all’alcol, ma un gesto consapevole e un’esperienza capace di arricchire la tavola. È questo il tema al centro del ventitreesimo episodio di “Gocce di Tè”, in cui Albino Ferri torna a confrontarsi con Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola. Al centro della conversazione, il dibattito sulle limitazioni al consumo di alcol e la possibilità di introdurre il tè nei percorsi gastronomici, anche come sostituto elegante e coerente con un nuovo stile di vita.

Il tè come nuova frontiera del bere consapevole
Bere con consapevolezza, senza rinunciare al piacere
«La limitazione del consumo di alcol è purtroppo indispensabile - osserva Lupini - perché in ballo ci sono vite umane, soprattutto a causa degli incidenti stradali». Il direttore di Italia a Tavola sottolinea però la necessità di distinguere tra abuso e consumo responsabile: «Non possiamo certo incriminare il vino, che bevuto in modo corretto è sempre un grande piacere».
Da qui l’invito a trovare un equilibrio: «Perché rinunciare a pasti interessanti solo per il timore di eccedere? Possiamo limitarci a uno o due calici di vino buono, valorizzandoli di più, e integrare nel pasto degli ottimi tè capaci di accompagnare i piatti come un vino, senza sbilanciare il gusto né appesantire».
Il tè come compagno di viaggio gastronomico
Secondo Lupini, l’abbinamento del tè alla cucina occidentale può sembrare una novità, ma rappresenta un’evoluzione naturale. «È forse una forzatura per noi occidentali - ammette - ma lo è anche pensare di non poter accogliere una bevanda che in gran parte del mondo è sinonimo di benessere e convivialità».
Il tè è infatti la bevanda più diffusa dopo l’acqua, con un consumo regolare che coinvolge un terrestre su tre. «Se oggi alterniamo tè e vino nello stesso pasto - aggiunge - domani potremmo arrivare a comporre un’intera sequenza gastronomica abbinata solo al tè, come già avviene in molti Paesi».
Una nuova cultura del pairing
L’invito è a sviluppare una nuova sensibilità gastronomica, dove il tè entra a pieno titolo nel linguaggio del fine dining e della ristorazione d’autore. Non solo come alternativa “sobria”, ma come elemento di valorizzazione del piatto, in grado di dialogare con i sapori e offrire esperienze sensoriali diverse.

Come ricorda Ferri, «il tè ha tutte le carte in regola per entrare nella cultura della ristorazione: servono conoscenza, formazione e il coraggio di innovare». Un percorso che Italia a Tavola sta raccontando anche con la rubrica T-Tour, dedicata proprio al rapporto tra tè e gastronomia.
Dalla consapevolezza al piacere quotidiano
L’approccio proposto dal direttore di Italia a Tavola e Ferri non è quello della rinuncia, ma della consapevolezza nel bere: capire cosa si sceglie, quando e perché. Un atteggiamento che trova sempre più spazio tra i consumatori, soprattutto tra le nuove generazioni, attente alla salute, alla sostenibilità e alla qualità sensoriale. Come conclude il direttore Lupini, «il tè è una delle bevande più naturali e sane che ci siano. Accoglierlo nella nostra cultura gastronomica significa aprirsi a un nuovo modo di vivere il piacere del bere, con misura e curiosità».
Per informazioni: www.ferridal1905.com