L’Esecutivo alza la guardia contro le frodi alimentari e difende il made in Italy. Con il disegno di legge che introduce misure sanzionatorie per la protezione delle produzioni agroalimentari italiane, si applica il pugno di ferro alle truffe che ne minacciano l’autenticità. Ma non solo: il testo promette di rivoluzionare il settore con nuove regole, sanzioni più severe e tecnologie a tutela dei consumatori, come ha già evidenziato la Gazzetta del gusto

La mozzarella di bufala campana Dop, simbolo del made in Italy e tra i prodotti più a rischio contraffazione
L’offensiva contro le frodi: Dop e latte falsi nel mirino
Immaginate di comprare una mozzarella di bufala e scoprire che quello che vi hanno venduto - e che state mangiando (sic!) - non è il prodotto di qualità che vi aspettavate. Per evitare il ciclico ripetersi di altri, possibili e tristissimi, “gastroincidenti”, il Governo è passato al contrattacco con una proposta che punta a bloccare l’uso illecito delle Denominazioni di origine protetta (Dop) e a combattere le frodi, con una speciale attenzione a quelle che minacciano il latte e i derivati lattiero-caseari. Sotto la lente d'ingrandimento ci sono anche i prodotti vegetali che utilizzano in modo improprio i termini “latte” e “formaggio”, parole che non potranno più figurare sulle confezioni di cibo veg.

Analisi di laboratorio: la lotta alle frodi passa anche da controlli rigorosi sulla qualità del latte
Chi violerà le regole rischia multe salate, fino a 100.000 euro, e il sequestro della merce. Ma una delle novità sta proprio nell’introduzione di un criterio dimensionale, in base al quale le grandi aziende si troveranno di fronte a sanzioni più elevate, mentre le piccole e medie imprese potranno beneficiare di una maggiore flessibilità.
Il latte di bufala sotto controllo: arriva il registro nazionale
Una delle misure che sta generando più interesse riguarda il latte di bufala: il nuovo disegno di legge istituisce, infatti, il Registro unico delle movimentazioni del latte di bufala, che permetterà di monitorare ogni singolo litro di latte (e ogni prodotto derivato), velocizzando le tempistiche e le procedure di inserimento dei dati. Quando il testo sarà approvato tutti gli anelli della filiera - dagli allevatori ai trasformatori, passando per gli intermediari - dovranno segnalare i flussi di latte e formaggi, anche quelli importati dall’estero, rispondendo a modalità diverse da quelle attuali.

Stop all’uso improprio del termine “latte” per bevande vegetali: il ddl vieta denominazioni fuorvianti
La tecnologia, in questo caso, sarà l’elemento di innovazione: una piattaforma informatizzata, in sostituzione di quella attuale, che permetterà di incrociare i numeri, assicurando interoperabilità e digitalizzazione dei processi. Per la piena operatività del sistema, però, ogni dato dell’aggregatore tutt’ora in uso (che si chiama "Tracciabilità della filiera bufalina”), dovrà confluire nel nuovo.
Come inciderà la disciplina sui produttori e le aziende lattiero-casearie?
Le nuove norme cambiano il gioco per i produttori lattiero-caseari, che dovranno adattarsi a un sistema più rigoroso. In particolare, le aziende che producono mozzarella di bufala, ricotta, formaggi freschi e altri derivati del latte, dovranno fare i conti con aggiornamenti che richiedono maggiore costanza, anche nella gestione delle pratiche interne. Questo perché il nuovo sistema informatico opererà in tempo reale, con immediata disponibilità delle evidenze per le autorità preposte. Un espediente operativo, quest’ultimo, che ha l’obiettivo di azzerare, o comunque ridurre drasticamente, possibili elusioni o aggiramenti dell’obbligo di inserimento.
Sanzioni aumentate e nuove regole per le imprese
Anche le sanzioni saranno più severe. Se un’azienda non rispetta le nuove disposizioni, ad esempio non registrando correttamente i dati relativi al latte di bufala, potrà trovarsi di fronte a multe che andranno da 2.000 a 8.000 euro. Per chi dovesse accumulare ritardi, invece, la norma prevede un 50% di sconto sulla multa, purché la violazione non duri più di tre giorni.
Anche la pubblicazione delle infrazioni farà la sua parte. Le violazioni più gravi potrebbero infatti essere diffuse tramite annunci su quotidiani nazionali, aumentando la trasparenza e mettendo in chiaro, con una divulgazione diffusa, chi sta danneggiando il nostro patrimonio agroalimentare.