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Il futuro del pane made in Italy sta lievitando in Europa

L’Italia vuole proteggere il suo pane con nuove regole, ma Bruxelles frena, temendo barriere al mercato unico. Stop al testo in esame al Senato sulla produzione e vendita dei prodotti della panificazione

di Selena Vacca
Esperta di legislazione agroalimentare
 
24 settembre 2025 | 14:00

Il futuro del pane made in Italy sta lievitando in Europa

L’Italia vuole proteggere il suo pane con nuove regole, ma Bruxelles frena, temendo barriere al mercato unico. Stop al testo in esame al Senato sulla produzione e vendita dei prodotti della panificazione

di Selena Vacca
Esperta di legislazione agroalimentare
24 settembre 2025 | 14:00
 

Dopo la notifica all’UE del disegno di legge sui prodotti della panificazione dello scorso 5 giugno, c’è qualche novità. La proposta, adesso in esame in Senato, ha raccolto osservazioni sia dalla Commissione europea che dalla Spagna e un parere circostanziato dall’Austria. Ma se le osservazioni non hanno il potere di far slittare i tempi, sulla testa dei maestri e distributori dell’arte bianca pende la spada di Damocle austriaca che, con il suo intervento, ha bloccato fino all’8 dicembre 2025 il vivo della trattazione. Un lasso di tempo che paralizza l’adozione del provvedimento e che obbliga l’Italia a rispondere, spiegando cosa intende fare.

Il futuro del pane made in Italy sta lievitando in Europa

Il pane al centro di un dibattito sia al Senato che all'interno della Commissione Europea

Disciplina unionale e direttiva europea

Secondo l’articolo 5, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/1535, la Commissione e gli altri Stati membri possono inviare osservazioni ad una iniziativa legislativa che contiene regole tecniche. Le osservazioni non hanno un carattere vincolante e lo Stato proponente ne tiene conto, per quanto possibile, nella stesura definitiva.

Gli sviluppi mutano, invece, nel caso in cui ci sia un parere circostanziato, che ha un carattere più incisivo ed è la cartina di tornasole di aspetti potenzialmente problematici per la libera circolazione delle merci nel mercato interno. Cosa che è successa proprio con il giudizio austriaco.

La direttiva, in sostanza, richiama le autorità nazionali ad un dovere informativo e preventivo, quando entrano in ballo particolari disposizioni, specialmente quelle relative ai prodotti e ai servizi della società dell’informazione. L’aspirante norma non è efficace fin quando non c’è l’ok definitivo. A partire dalla data di notifica, infatti, deve scorrere un termine sospensivo, durante il quale il Paese interessato può stare solo fermo. Questa procedura consente alla Commissione e agli altri Stati UE di esaminare il testo proposto e di rispondere, ed ha lo scopo di evitare la creazione di nuove barriere commerciali.

Osservazioni della Spagna sul disegno di legge

Secondo le istituzioni spagnole nel testo serve un correttivo per il periodo in cui nel mercato circoleranno ancora prodotti con etichette non conformi, e che permetta la vendita degli stock fino ad esaurimento. È richiesto poi un riferimento esplicito all’uso degli additivi consentiti, autorizzati a livello eurounitario.

Il futuro del pane made in Italy sta lievitando in Europa

Le autorità spagnole chiedono la vendita degli stock presenti fino a esaurimento

La vera nota dolente, però, sta nel fatto che, a detta degli iberici, andrebbe eliminato ogni riferimento alle tipologie di pane riconosciute come dop, igp e stg. Il tutto, nell’ottica di non discriminare gli altri operatori commerciali del Vecchio Continente.

Prossimi passi e scadenze istituzionali

Entro l’8 dicembre 2025, il Governo, per il tramite dei dicasteri competenti, dovrà rispondere alle osservazioni della Commissione, tenere conto del parere circostanziato austriaco, e modificare il contenuto notificato. Solo dopo che tutte queste caselle saranno spuntate, l’esame potrà riprendere in Commissione Agricoltura, per poi planare in Aula per il termine della prima lettura parlamentare.

Questo iter potrebbe concludersi entro l’inizio del nuovo anno, ma molto dipenderà dall’esito del dialogo con l’Europa e dalle modifiche che emergeranno. La Commissione, tra l’altro, può anche bloccare il progetto per un periodo compreso tra 12 e 18 mesi se è in programma o è già in corso un lavoro di armonizzazione dell'UE nello stesso settore. Impulso che, però, al momento non pare essere all’orizzonte.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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