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Uniti si vince Scegliamo cibo e olio italiani

In un periodo difficile come il lockdown gli italiani hanno dimostrato una maggiore tendenza a fare la spesa in modo più accurato, preferendo prodotti italiani. È importante continuare a valorizzare le nostre eccellenze.

di Fausto Borella
 
18 luglio 2020 | 06:50

Uniti si vince Scegliamo cibo e olio italiani

In un periodo difficile come il lockdown gli italiani hanno dimostrato una maggiore tendenza a fare la spesa in modo più accurato, preferendo prodotti italiani. È importante continuare a valorizzare le nostre eccellenze.

di Fausto Borella
18 luglio 2020 | 06:50
 

Forse il peggio è passato, o almeno questa è la nostra speranza. Occorre ripartire subito per cercare di arginare i danni e le perdite subite. Non sarà facile, ma dobbiamo provarci, soprattutto perché ad oggi di turisti nel nostro Paese ce ne sono davvero pochi e chissà se con l’apertura delle frontiere riusciremo a salvare la stagione.

In questo ventaglio di prospettive davvero gramo, però, qualcosa di buono ne è uscito, soprattutto per quanto riguarda noi italiani. È vero, siamo un popolo di esperti, a volte brontoloni e contestatori, ma sappiamo essere anche molto generosi e soprattutto, quando serve, sappiamo fare squadra. Le statistiche dicono che il 48% degli italiani in questo lockdown ha cucinato preparazioni nuove, utilizzando solo olio extravergine di oliva. Nonostante le difficoltà economiche abbiamo fatto una spesa più consapevole, più curata, scegliendo prodotti genuini, biologici e possibilmente nazionali.

Uniti si vince Scegliamo cibo e olio italiani

Questo ci rincuora e ci fa ben sperare per i prossimi mesi, e in attesa che l’Università di Oxford metta a punto un vaccino anti Covid possiamo far salire questo trend di spesa ponderata e intelligente. Proprio mentre scrivo, sento il dovere di ringraziare mamma Pina, che da Mercato San Severino quasi ogni trimestre mi manda ricotta, scamorza e mozzarelline di bufala direttamente da casa sua, con l’immancabile pastiera, ovviamente creata da lei. In un giorno di spedizione arriva tutto direttamente a casa nostra e questa modalità dovrebbe essere adottata da tutti. Dalle casalinghe che amano mandare le proprie leccornie a parenti o amici alle botteghe del gusto, dalle aziende agricole alle gastronomie che vogliono far conoscere in tutto lo Stivale i propri prodotti.



Se ancora ci sono scorte di olio nei silos di acciaio delle aziende olivicole, utilizzare un porta a porta mediatico potrebbe fare la differenza. Ricevere qualche litro di olio con un’aggiunta di 5 o 6 euro di spedizione è ormai una pratica assodata. Se poi si spendono oltre 60 euro, molto spesso il trasporto è incluso. E allora davvero, dal Trentino Alto Adige fino a Porto Palo di Capo Passero (che tra l’altro è più a sud di Tunisi), non manchiamo di assaggiare dei canederli allo speck sottovuoto o un formaggio Montasio affinato 10 mesi, dei peperoni cruschi della Lucania o un po’ di ‘nduja da spalmare sul pane nero di Castelvetrano.

Per non parlare delle centinaia di cultivar dell’olio che oramai dobbiamo aver cominciato a conoscere e scegliere: Casaliva in Lombardia e Veneto, Bianchera in Friuli, Nostrana di Brisighella in Romagna, Maurino, Olivastra di Seggiano o Leccio del Corno per dirne alcune inusuali della Toscana, Caninese nel Lazio, Rumignana in Molise e poi la Peranzana, l’Ottobratica, la Nocellara e la Tonda Iblea, per finire con la Bosana e la Semidana in Sardegna, solo per citare le prime che mi sovvengono.

Come si fa a non aver voglia di “spippolare” ogni tanto su internet, invece di dedicare troppo tempo ai social, per conoscere i prodotti dei nostri vicini di casa. Dobbiamo essere curiosi e affamati, come diceva Steve Jobs, ma questa volta davvero affamati. Sapeste com’è bello telefonare a un produttore che dista centinaia di chilometri da noi e ascoltare il suo dialetto completamente diverso dal nostro mentre ci spiega la preparazione di quell’ingrediente o quel prodotto. Lo dobbiamo fare anche per sentirci tutti parte integrante di un unico progetto che è quello della salute, della sostenibilità del prodotto e soprattutto del piacere di gustare qualcosa di assolutamente nuovo e straordinario.

Alla fine è un po’ come organizzare un viaggio; si fa molto prima a partire per visitare una località, rispetto a chiedere preventivi, decidere dove andare, capire se merita la meta e altre incognite del genere. Più interagiamo tra le nostre bellezze artistiche e le nostre bontà enogastronomiche e prima usciremo da questa pandemia.

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