La notizia circolava già da agosto quando i contagi e la situazione sanitaria stavano mutando in peggio. È arrivata la conferma ufficiale da parte dell’amministrazione comunale e del comitato organizzatore: la storica Sagra del Salame d’Oca di Mortara, in provincia di Pavia, non si farà. Una grave perdita economica per i produttori del tipico insaccato lomellino che puntano tutto sulla manifestazione, in calendario l’ultimo fine settimana di settembre. Evento che attira, ormai da decenni.

Il palio dell'oca
L’edizione 2020 era la 54ª, quasi 100mila persone da gran parte del nord Italia. Una rassegna gastronomica e storica, che vuole rendere omaggio ad uno dei prodotti principe del territorio lombardo. Un’eccellenza legata alla tradizione contadina di Mortara e che trova le sue radici ai tempi in cui, sul territorio, erano stanziati accampamenti di origine ebraica, popolo che non poteva sfamarsi con la carne di maiale, a tal punto che trovò l’alternativa nel pennuto. Caratterizzato da una carne comunque grassa, facile da trasformare e ideale per la lavorazione sottoforma di insaccato.
Con il tempo il salame d’oca è diventato un emblema per la città e fonte di economia per i produttori riuniti in un Consorzio, a tal punto che nel 2004 l’insaccato ottenne dall’Europa il riconoscimento Igp. Per la prima volta, causa Covid, Mortara non avrà la tradizionale sagra. La decisione è stata presa nel corso di una riunione tenutasi lunedì sera, e poi comunicata martedì mattina nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato tutti i soggetti coinvolti: comune, comitato sagra, magistrato delle contrade, consorzio di tutela del salame d’oca, Ascom e Camera di Commercio.
Nonostante l’annullamento della manifestazione fosse più che preventivabile, in città si è sperato fino all’ultimo di poter fare qualcosa. «Abbiamo sempre lavorato puntando a trovare una soluzione, che però, vista la situazione sanitaria, non si è potuta trovare. Il primo tassello a cadere è stato quello della sfilata - spiega
Marco Faccinotti, sindaco di Mortara - Non soltanto perché sarebbe stato impossibile contingentare le presenze in città per un evento che, in tempi normali, richiama decine di migliaia di persone. Sarebbe stato impossibile anche realizzare la sfilata storica collegata all’evento, altro importante tassello della manifestazione».
Il Salame d'oca Igp di Mortara
Erano rimasti due pilastri: la mostra del palmipede e il ristorante della sagra, il tendone di “O…che bontà”. Contro la mostra del palmipede si è scatenata l’aviaria. Non bastasse il coronavirus, infatti, dalla Cina sta arrivando una pesante ondata di infezioni di volatili negli allevamenti. In Europa al momento si è ai livelli di allerta ma senza restrizioni, e teoricamente una mostra di oche sarebbe potuta essere possibile. Con il rischio, però, che gli allevatori si rifiutassero di mandare i loro capi per paura dell’infezione.
«Tramontata quindi pure la mostra del palmipede – conferma il primo cittadino Facchinotti - si è deciso di rinunciare anche al ristorante della sagra: oltre alle difficoltà in termini di distanziamento nella tensostruttura che si utilizza abitualmente, infatti, si sarebbe posto il problema della concorrenza con i ristoranti tradizionali. Programma totalmente annullato, quindi».
Nel weekend tradizionalmente dedicato alla sagra, ci sarà la possibilità per bar e ristoranti di mettere i tavolini per strada, anche oltre gli ampliamenti dei dehors già autorizzati dallo scorso maggio. Una perdita non sottovalutabile per i produttori del Consorzio e non solo che puntano, ogni anno, su questo grande evento che dura un intero fine settimana, per fare guadagno. Il salame d’oca Igp è comunque un prodotto dal costo medio di circa 27,50 euro al chilo e l’assenza della sagra sarà un duro colpo per l’economia di tante attività commerciali già in difficoltà a causa delle crisi imposta dalla pandemia.