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Gino de Martinis, storia di un barman con lo sguardo rivolto al futuro

Il mondo del bar è fatto di persone che hanno contribuito alla crescita di questo settore sotto tutti i punti di vista, da quello sociale a quello economico. Tanti sarebbero i nomi da citare, dando spazio anche a coloro che nonostante il ruolo svolto non sono mai riusciti a balzare alle cronache

di Carmine Lamorte
 
27 giugno 2009 | 14:00

Gino de Martinis, storia di un barman con lo sguardo rivolto al futuro

Il mondo del bar è fatto di persone che hanno contribuito alla crescita di questo settore sotto tutti i punti di vista, da quello sociale a quello economico. Tanti sarebbero i nomi da citare, dando spazio anche a coloro che nonostante il ruolo svolto non sono mai riusciti a balzare alle cronache

di Carmine Lamorte
27 giugno 2009 | 14:00
 

Vorrei ricordare un grande amico, un esempio, un innovatore. Anche se non è più tra noi oggi egli continua ad operare attraverso quello che è stato capace di trasferire ai suoi tanti allievi e in particolare ai suoi figli. Il mio caro amico Gino de Martinis si iscrisse all'Aibes alla fine degli anni ‘50, si classificò terzo al Concorso nazionale del 1963 con il cocktail Pink Tonic, una ricetta molto semplice ma efficace, quando ancora il rum era cosa sconosciuta in Italia.

 Nel ‘66 vinse il Concorso nazionale che si tenne a San Vincent con il cocktail Baby Darling, di cui troviamo la ricetta oltre che in manuali di bar anche su numerosi siti internet. Una preparazione semplice, così come erano le abitudini e costumi dell'epoca - parliamo di 43 anni fa - eppure un'altra ricetta innovativa che prevedeva l'uso del rum.

Per Gino quello fu un anno di grazia, infatti ottenne anche l'elezione a consigliere nazionale Aibes. In quel periodo Gino lavorava in stretta collaborazione con barman importanti che tanto hanno dato alla storia del bartending e che pochi conoscono. Io sono uno di quei fortunati ad averli conosciuti. Gianni Grasso, mitico al bar del Ponte di Brera, Osvaldo Lodola, fiduciario della Lombardia, Umberto Caselli, all'epoca un giovane che muoveva i primi passi nell'Aibes, l'allora presidente Angelo Zola e Antonio Di Mitri detto Tony, altro grande fiduciario della Lombardia, il quale, oltre ad essere stato suo grande amico, lavorò con Gino presso il Softly american bar.

Tra i locali dove lavorò ricordiamo il Giga club che insieme al Nephenta di Piazza Armando Diaz, era uno dei primi locali dove si potevano bere e degustare cocktail fuori da quelli che erano i muri degli alberghi. Nei primi anni ‘70 aprì il suo american bar, il Softly, con pianobar. Qui tra i suoi clienti ci furono i fratelli Berlusconi con Rivera e Lodetti al seguito (era la fine degli anni ‘70 e i Berlusconi già sognavano l'acquisto del Milan), l'ex sindaco di Milano Carlo Tognoli, il portiere Walter Zenga e il Conte Grassi, cliente-amico: questi sono solo alcuni degli illustri ospiti. Nel ‘72 organizzò per dei clienti-amici il loro addio al celibato affittando per la prima volta un tram dell'Atm, trasformandolo in un american bar viaggiante sui binari.

Il locale ebbe grandissimo successo e fu scuola per tantissimi giovani barman, tanto che Gino coinvolse i suoi tre figli, Simone, Mino e Tony, aprendo il ristorante Cantina al Castello nella piazza del Castello di Cusago (Mi), unendo il mondo dell'american bar a quello della ristorazione, in quanto Gino già aveva compreso che l'american bar e il bar in generale sarebbe cambiato di lì a pochi anni, rendendo indispensabile la presenza di un servizio food al bar.

Un grande personaggio con lo sguardo avanti nel tempo, che aveva già capito che un giorno il lavoro dell'american bar non poteva più bastare, così, fondendolo con la cucina, diede avvio a una nuova filosofia nel mondo dell'ospitalità. Un grande personaggio, che ha saputo trasmettermi i veri valori dell'amicizia e dell'associazione nei miei primi passi da giovane barman.


Cantina al Castello Ristorante Bar
Piazza Soncino 31, 20090 Cusago (Mi)
Tel 02 9019036

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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