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Riso, nulla di fatto in Senato Slow Food difende le varietà

Niente di fatto durante la seduta della commissione Agricoltura del Senato, che ha deciso di rinviare il confronto a dopo la Finanziaria. Mentre prosegue la battaglia per la tutela delle varietà del riso e per la difesa della trasparenza, arriva il sostegno di Carlo Petrini, presidente di Slow Food

di Piera Genta
16 dicembre 2009 | 17:11
Riso, nulla di fatto in Senato Slow Food difende le varietà
Riso, nulla di fatto in Senato Slow Food difende le varietà

Riso, nulla di fatto in Senato Slow Food difende le varietà

Niente di fatto durante la seduta della commissione Agricoltura del Senato, che ha deciso di rinviare il confronto a dopo la Finanziaria. Mentre prosegue la battaglia per la tutela delle varietà del riso e per la difesa della trasparenza, arriva il sostegno di Carlo Petrini, presidente di Slow Food

di Piera Genta
16 dicembre 2009 | 17:11
 

Niente di fatto durante la seduta di ieri, martedì 15 dicembre, della commissione Agricoltura del Senato, che ha deciso di rinviare il confronto a dopo la Finanziaria. La discussione aveva come oggetto la richiesta da parte del Consorzio di tutela e valorizzazione varietà tipiche di riso italiano - capofila di un gruppo di risicoltori, tra cui il Consorzio per la tutela del riso Vialone nano veronese, e di organizzazioni che completano la filiera, Slow Food, Associazione professionale cuochi italiani, Accademia italiana della Cucina, associazione di giornalisti e di associazioni di categoria - che reclama la salvaguardia delle varietà storiche: Carnaroli, Vialone nano, Arborio, Roma, S. Andrea e Baldo. Dopo le festività natalizie riprenderanno le audizioni.

Il presidente del Consorzio, Piero Vercellone (nella foto a destra), commenta: «La nostra azione di contrasto non si deve leggere come un attacco all'Associazione delle industrie risiere a cui riconosciamo il merito di aver creato il mercato del riso facendolo conoscere alle massaie permettendo agli artigiani di crearsi una loro posizione».

Piero Vercellone«Quello che vogliamo oggi - prosegue Vercellone - è tutelare la risicoltura non omologando il prodotto. La ricchezza del riso è proprio l'esistenza di varietà con caratteristiche proprie, commercializzate da anni, quelle che il consumatore riconosce. Sicuramente la valorizzazione di nuove varietà diventa un onere per le industrie che preferiscono pubblicizzare il marchio. Per noi, agricoltori e artigiani trasformatori, che puntiamo sulla purezza varietale, sul concetto di qualità abbinato a quello di tradizione, è impensabile avere sulla confezione di riso la denominazione di vendita storica e introdurre del riso di varietà similare. Fondamentale l'origine, il riso che vendiamo è prodotto esclusivamente dalle nostre aziende, e la rispondenza tra la dicitura sul pacchetto, Carnaroli, e contenuto, Carnaroli. Non Karnak, Carnise o altri similari».

«Se domani trovassimo sullo scaffale - conclude il presidente del Consorzio - un riso etichettato Karnak o Volano, non credo che saremmo tanto disorientati. Ci sarà chi lo vorrà provare, oppure sceglierà il solito Carnaroli o Arborio. D'altra parte quando è scomparsa la varietà Razza 77 o il Maratelli o il Carolina (tanto amato da un giovane Gualtiero Marchesi), il consumatore non ha smesso di acquistare il riso, si è semplicemente orientato verso una varietà adeguata alle sue esigenze. Sempre meglio che avere confezioni con indicazione generica 'riso per risotti” e non sapere cosa contengono».


Petrini: «Omologare è una scelta errata, va contro le leggi del mercato»
Mentre prosegue la battaglia per la tutela delle varietà del riso e per la difesa della trasparenza nei confronti del consumatore, arriva il sostegno di un'importante associazione quale Slow Food. Di seguito riportiamo l'intervista al patron Carlo Petrini, pubblicata da la Repubblica.

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Carlo PetriniA Carlo Petrini (nella foto a sinistra), presidente di Slow Food, non piace questa 'standardizzazione” del riso. «In un mondo che sempre più chiede le specificità e l''esaltazione delle differenze, noi facciamo una legge per dire che la qualità del riso si ricerca con misurazioni, per decidere quali qualità si possano assemblare, come fossimo in officina. Contesto questa standardizzazione per famiglie metriche. E lo faccio soprattutto perché questa mi sembra una proposta che va contro il mercato».

Per quali motivi?
«Girando il mondo in questi ultimi anni si è scoperto che anche il riso è diventato importante. Entravi nei ristoranti che magari avevano due o tre stelle e ti servivano un risotto che era una colla. Non c''era la cultura del risotto come in Italia. Adesso, non solo trovi risotti buoni e a volte anche ottimi, ma scopri che si conoscono le varietà più pregiate. Ti offrono il Vialone nano, il Carnaroli... E proprio adesso noi proponiamo questa omologazione fra le tante specialità diverse. Questa mi sembra soprattutto una scelta di marketing del tutto errata».

Il primo ricordo legato alle risaie è quello del 'riso al latte”.
«Nella mia generazione lo ricordano tutti, e anche con tristezza, perché non era una gran cosa. Ma nelle campagne c''era il riso, c''era il latte, si metteva assieme ed ecco la cena. Avessimo avuto, allora, un risotto Carnaroli...».



Riso senza identità: una norma che minaccia le varietà
Su la Repubblica sono state riportate altre dichiarazioni del presidente del Consorzio Piero Vercellone e alcune considerazioni di un produttore di riso biologico livornese, Piero Rondolino. Riportiamo di seguito.

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è silenziosa, la guerra all'ultimo chicco che dalle risaie è arrivata al Parlamento. è una battaglia che vede su un fronte l'industria che impacchetta e vende il riso e sull'altro i coltivatori che questo riso lo producono. Come a un figlio, vorrebbero dargli anche un nome preciso. «E invece no. Dentro il pacchetto con scritto Arborio puoi trovare anche il Volano, il Loto, il Baldo... E nel Carnaroli puoi trovare il Karnak». Piero Vercellone è il presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione delle varietà tipiche di riso. «Siamo piccoli produttori - dice - con 2.600 ettari di risaia nel Vercellese, ma facciamo la voce grossa. L'iniziativa degli industriali rischia di distruggere il nostro lavoro, perché non valorizza i nostri risi tipici. In pratica, secondo la nuova legge che si sta discutendo, in un pacco di Arborio puoi mettere altri risi "compatibili" per dimensione, lunghezza, forma. Il consumatore se ne accorgerà al momento della cottura. Non ce l'abbiamo con l'industria, ma non può pensare solo al profitto».

[...] «Se mescoli Carnaroli e Karnak, è chiaro che ci guadagni. La pianta del Carnaroli è alta 110-120 centimetri e se arriva il vento si piega a terra. Il Karnak è alto 60-65 centimetri e resiste meglio alle intemperie. In un ettaro puoi produrre 45-50 quintali di Carnaroli mentre il Karnak arriva a 65 quintali. Ma il primo tiene la cottura, il secondo molto meno». E allora, come puoi vendere una confezione con scritto Carnaroli quando questa qualità è solo una parte del prodotto? «I risi mescolati possono anche essere accettati, ma i consumatori hanno il diritto di sapere cosa comprano. Già oggi ci sono industrie che fanno arrivare navi di riso dall'Egitto e camion dal delta del Danubio».

Presto sarà il calibro a decidere la 'qualità” del riso. «Un chicco di lunghezza compresa fra 6,6 e 7,2 millimetri - dice Piero Rondolino, produttore di Livorno Ferraris - potrà essere classificato come Arborio. Ma in quella misura possono essere comprese migliaia di specie diverse prodotte in tutto il mondo. Già oggi più del 90% dell'Arborio è in realtà Volano e con la nuova normativa tutte le varietà saranno coinvolte: dal Roma al Ribe, dall'Originario al Sant'Andrea. Fino a oggi, per mescolare i grani, dovevi avere un'autorizzazione ministeriale, che si faceva attendere mesi o anni. Approvata la legge, non dovrai chiedere nulla». è pessimista, il produttore di riso biologico. «Tanti coltivatori, alla fine, sono d'accordo. Se gli industriali guadagnano, pensano, ci pagheranno meglio il riso. Sarò un illuso, ma io voglio continuare a lavorare seriamente. Se scrivo Arborio sul pacchetto, dentro ci deve essere solo Arborio. Ci metto anche il mio nome, sul sacchetto».



I numeri del riso in Italia

Le superfici coltivate a riso (ettari)

2007-2008

232.000

2008-2009

224.000


Le superfici coltivate per varietà (ettari)

Carnaroli
di cui:
- Carnaroli
- Karnak

10.900

6.500
4.400

Arborio
di cui:
- Arborio
- Volano

17.500

1.300
16.200

Baldo

13.700

Vialone nano

4.100


La produzione (tonnellate)

Produzione lorda

1.500.000

Produzione lavorato

900.000


La vendita nel 2009 (tonnellate di riso grezzo)

Disponibile

1.642.260

Venduto

509.283 (31,01% del disponibile;
36,21% nel 2008)

Fonte: la Repubblica


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16/12/2009 17:11:00
1) Grazie Piera per la tua difesa
Grazie Piera, stai difendendo strenuamente il patrimonio italiano di Oryza japanica, da secoli protagonista rispettato ed ammirato nella storia della alimentazione e nella tradizione della tavola italiana. Ti prometto che Oryza 2 rivedrà la luce e che la tavola italiana imparerà a difendere il vero Made in Italy con la tenacia dei suoi agricoltori, pastori, contadini e maestri di cucina a dispetto di una speculazione orba. Enzo Lo Scalzo




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