Con l'aumento del 18% degli arrivi in Italia, nel primo semestre 2010, del concentrato di pomodoro cinese destinato ad essere 'spacciato” come Made in Italy è estremamente importante l'impegno del commissario europeo Dacian Ciolos ad esaminare la proposta sull'etichettatura obbligatoria per il pomodoro trasformato presentata per la tempestiva ed apprezzabile iniziativa del ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan.
«La nostra proposta sull'etichettatura obbligatoria per il pomodoro trasformato - ha spiegato Galan - ha trovato un forte sostegno da parte di alcuni importanti Paesi membri del Consiglio, un sostegno che mi ha in qualche modo stupido considerando il fatto che la produzione di pomodoro in Europa incide soprattutto nei campi italiani. Il commissario Dacian Ciolos ha preso atto della nostra richiesta e si è riproposto di riaffrontare la questione nell'ambito del pacchetto qualità che sarà discusso nei prossimi mesi in sede europea».
Anche il presidente della Coldiretti Sergio Marini auspica una positiva conclusione della discussione entro l'inizio della prossima campagna di raccolta del pomodoro per evitare che tornino a verificarsi le distorsioni e le speculazioni che hanno messo in crisi quest'anno il pomodoro Made in Italy.
Quest'anno si stima che arriveranno in Italia 100 milioni di chili di concentrato dalla Cina mentre il pomodoro nelle campagne del meridione viene pagato ai coltivatori fino al 29% in meno rispetto allo scorso anno per colpa di operatori senza scrupoli che approfittano del proprio potere contrattuale per sottopagare il raccolto, altrimenti destinato a marcire nei campi.
Nelle campagne si segnalano ritardi, mancato invio dei mezzi di trasporto, 'ricatti” commerciali e clausole vessatorie che costringono i produttori ad accettare prezzi vicini a quelli riconosciuti per il pomodoro cinese, nonostante una annata caratterizzata da una produzione contenuta del 10% con ottime caratteristiche qualitative. A rischio per effetto dei comportamenti speculativi e delle distorsioni di filiera ci sono il reddito e l'occupazione nelle ottomila aziende italiane che su 85mila ettari di terreno coltivano pomodoro da destinare alle 173 industrie nazionali dove trovano lavoro 20mila persone.
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