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I gendarmi del Bitto "controllano" l'Unione dei formaggi orobici

Alla Fiera di S. Matteo, dove il presidente dell’Associazione produttori Valli del Bitto ha annunciato di entrare nell’Unione dei formaggi delle Orobie, il Consorzio Tutela Casera e Bitto ha scritto una dura missiva agli organizzatori avvisandoli che sarebbero stati sorvegliati da ispettori

06 ottobre 2010 | 11:45
 I gendarmi del Bitto
 I gendarmi del Bitto

I gendarmi del Bitto "controllano" l'Unione dei formaggi orobici

Alla Fiera di S. Matteo, dove il presidente dell’Associazione produttori Valli del Bitto ha annunciato di entrare nell’Unione dei formaggi delle Orobie, il Consorzio Tutela Casera e Bitto ha scritto una dura missiva agli organizzatori avvisandoli che sarebbero stati sorvegliati da ispettori

06 ottobre 2010 | 11:45
 

Paolo Ciapparelli e Francesco Maroni. Foto: L'Eco di BergamoBRANZI (BG) - A Branzi (Bg), in Valbrembana, alla Fiera di San Matteo il 25 settembre è stata annunciata la nascita dell'Unione dei formaggi delle Orobie. Uno smacco per la Valtellina perché dopo tanti anni di ostracismo nei loro confronti da tutti gli ambienti istituzionali i 'puri e duri” del Bitto storico hanno deciso che il Bitto storico tornerà alle origini, ovvero a gravitare sulla bergamasca all'interno di un prestigioso pool di formaggi quali Strachitunt, Formai de Mut, Branzi (di Branzi).

Ma ora emerge un retroscena. Dalle parole di Paolo Ciapparelli, (nella foto, a sinistra), presidente Consorzio salvaguardia Bitto storico, e Francesco Maroni (nella foto, a destra), presidente associazione Fiera di S. Matteo di Branzi, intervistati da Michele Corti di Ruralpini, abbiamo appreso che Il Consorzio tutela Casera e Bitto di Sondrio alla vigilia della fiera scriveva agli organizzatori della stessa per metterli in guardia sulla presenza dei produttori 'ribelli” della Associazione Valli del Bitto (produttori del Bitto storico) e annunciava che sarebbero stati inviati degli 'ispettori” a vigilare. Su cosa? Su presunte 'violazioni delle norme a tutela della Dop”. La missiva ha avuto la considerazione che meritava: non ha avuto risposta tanto fuori luogo apparivano le diffide contenute.

A parte il fatto che il Ctcb fa finta di non sapere che oggi i 'ribelli” si chiamano 'Consorzio salvaguardia Bitto storico” (legalmente costituito) e che hanno fatto domanda (accolta) all'ente certificatore Csqa per rientrare nel regime dei controlli della Dop, tutta questa storia mette in ridicolo ambienti e personaggi che continuano a credere che la 'guerra del Bitto” si possa risolvere con la burocrazia (e le manovre contro i produttori storici) invece che ricercando con onestà una soluzione condivisa. Trascinando al ribasso l'immagine agroalimentare della Valtellina.

Riportiamo l'intervista di Michele Corti che ha rivolto alcune domande a Paolo Ciapparelli (presidente dei 'ribelli del Bitto', ovvero del Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico, con sede a Gerola Alta e a Francesco Maroni, presidente dell'Associazione Fiera di S. Matteo di Branzi.

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In occasione della Fiera di S. Matteo, dove Paolo Ciapparelli ha annunciato di entrare nell'Unione dei formaggi delle Orobie, il Consorzio tutela Casera e Bitto ha scritto una dura missiva agli organizzatori della manifestazione brembana avvisandoli che sarebbero stati sorvegliati da ispettori inviati a 'vigilare” sul rispetto delle norme di tutela delle Dop.



Alla fiera, presenti gli assessori regionali De Capitani e provinciale Piccinelli, è stata sancita una strategia di collaborazione tra i formaggi orobici: Bitto storico, Branzi, Formai de Mut e Strachitunt secondo le innovative logiche 'di massiccio” e di forte integrazione tra produzione agroalimentare e turismo (con la storia e la cultura a dare spessore e credibilità).

Una direzione opposta a quella che si insiste a percorrere: Sondrio e a Morbegno dove hanno cittadinanza solo le logiche agroindustriali e le integrazioni si cercano, semmai, con la grande distribuzione piegando le 'tipicità' a criteri che non esitano a porsi in contraddizione con la storia e la tradizione.

è quest'ultimo aspetto che, almeno per ora, preclude una 'pacifica convivenza' e complementarietà di strategie che, invece, potrebbero anche imparare a rispettarsi e a collaborare, una volta riconosciuta l'esistenza di sfere diverse legate a logiche diverse.

Il Bitto continua così a essere una questione aperta, una spina nel fianco per le cerchie politiche e industriali di Sondrio e di Morbegno che vogliono imporre il loro 'pensiero unico' in materia di produzione agroalimentare valtellinese e valchiavennasca.
 
Il Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico, ha deciso di tornare dopo a far gravitare il Bitto storico a Branzi. Va fatto ben presente che si tratta solo di un ritorno alle origini: la piazza di Morbegno ha assunto importanza per il Bitto solo a partire da un secolo a questa parte e, sino agli anni '50 del secolo scorso, il Bitto affluiva ancora alla storica fiera di S. Matteo 'ai Branzi' (come si diceva una volta). La mossa dei produttori del Bitto storico deve aver comunque procurato qualche contraccolpo presso le sopra citate cerchie; essa, infatti, rappresenta la dimostrazione che la 'guerra del Bitto' è tutt'altro che finita e che, coinvolgendo la vicina provincia di Bergamo (e di Lecco) essa assume sempre più i contorni di un 'caso' regionale (e non solo) con i conseguenti ritorni negativi di immagine per la provincia di Sondrio e con il rischio di una perdita di controllo sulla questione da parte dei centri decisionali provinciali.

Paolo, qual è il bilancio della Fiera di S. Matteo dal punto di vista Consorzio che rappresenti?
Paolo Ciapparelli: Posso dire che il risultato è andato al di là di ogni previsione. La notizia della nostra 'secessione della Valtellina' era stata ripresa ampiamente dai mezzi di informazione bergamaschi e si era creata una notevole attenzione nei nostri confronti. Siamo stati circondati da una notevole simpatia e affetto. Del resto i rapporti con Francesco Maroni e la Fiera si erano già stabiliti sin da quattro anni fa con la nostra partecipazione alla rinata Fiera storica di S. Matteo. Da allora non abbiamo smesso di pensare insieme a quei progetti che hanno cominciato a concretizzarsi in occasione di questa edizione 2010. Mi ha fatto molto piacere la telefonata di Francesco che, a Fiera ultimata, ci ha tenuto a farmi sapere che attribuiva almeno in parte alla nostra presenza il successo della manifestazione anche in termini di presenze. Il fatto poi che decine di valtellinesi siano venuti a Branzi a testimoniarci la loro solidarietà è stato poi addirittura commuovente.
 
Secondo te come l'hanno presa dalle parti del Consorzio tutela Casera e Bitto e del Multiconsorzio? [ricordo che il Multiconsorzio raggruppa la Bresaola Igp, il Casera e Bitto Dop e i vini Doc e Docg ed è diretto da uno dei più infuenti politici valtellinesi, quello stesso Patrizio Del Nero che, da sindaco di Albaredo, si era dimostrato un fervido sostenitoe del Bitto storico e del relativo presidio Slow Food, salvo poi praticare un disinvolto 'ribaltone' e divenire il più acerrimo avversario dei produttori storici]
P.C.: Noi non abbiamo avuto alcuna comunicazione ma Francesco mi ha segnalato di aver ricevuto una lettera molto dura da parte del Consorzio Tutela Casera e Bitto. Per loro siamo sempre dei pericolosi ribelli e fanno finta di ignorare - almeno fin che possono - che il nostro Consorzio è stato legalmente costituito. C'è da aggiungere che il CSQA di Thiene [l'ente incaricato dal Ministero dei controlli del rispetto del disciplinare della DOP] ha accolto la nostra richiesta di sottoporci sin dalla prossima stagione d'alpeggio ai controlli ufficiali per la DOP. Di fatto siamo già rientrati nel sistema della DOP. Lo abbiamo fatto perché vogliamo avere il diritto di chiamare Bitto il nostro prodotto senza rischiare le sanzioni. In ogni caso restiamo indipendenti dal Consorzio di Sondrio e i nostri soci continueranno ad assogettarsi volontariamente alle norme più rigide previste dal nostro disciplinare storico.

Quali sono i progetti per il futuro dell'Unione dei formaggi delle Orobie?
P.C.: Vogliamo valorizzare, mettendole in rete, le esperienze innovative che legano formaggi orobici, turismo e storia, all'insegna dei percorsi delle "Tre signorie" [sino a Napoleone qui, per la precisione sulla vetta del Pizzo dei Tre Signori, dove oggi convergono le provincie di Bergamo, Lecco e Sondrio, convergevano la Repubblica di Venezia, lo Stato di Milano e i Grigioni]. Oltre a noi, con il nostro Centro del Bitto che rappresenta qualcosa di unico in Lombardia, ci sono l'Agriturismo Ferdy, con l'alpeggio in Val d'Inferno dove si produce Formai de Mut, antesignano dell'alpeggio didattico ospitando da anni gruppi di ragazzi provenienti da tutta Italia, c'è l'albergo diffuso di Ornica, primo del genere in Lombardia (tra l'altro consumano il nostro Bitto storico), c'è Taleggio con lo Strachitunt e la formula del Bait&Breakfast, ci sono analoghe iniziative in cantiere a Branzi e comuni limitrofi.

Ottime premesse per fare delle Orobie occidentali un distretto pregiato di turismo gastronomico, escursionistico, culturale ma concretamente come collaboreranno i formaggi orobici?

P.C.: Pensiamo ad iniziative in comune di promozione ma, soprattutto, ad attività sul territorio, a forme di collaborazione continuative Per esempio nel nostro Centro del Bitto metteremo presto in vendita anche gli altri prodotti orobici.
 
Nella conversazione con Ciapparelli abbiamo appreso di una 'letteraccia' inviata dal Consorzio di Tutela Bitto e Casera) alla Fiera di S.Matteo. La cosa ha ovviamente attirato la nostra attenzione e ci siamo rivolti a Francesco Maroni per saperne di più
 
Francesco ho appreso da Paolo Ciapparelli di una lettera indirizzata alla Fiera che presiedi proveniente dal Consorzio di Tutela Bitto e Casera, puoi riferirmi qualche particolare?
Francesco Maroni: Francamente non capisco cosa temessero. La mostra del Bitto storico è stata annunciata per il prossimo anno quando i produttori del Consorzio 'storico' saranno rientrati nella DOP. Paolo Ciapparelli quest'anno è venuto solo per partecipare ad una tavola rotonda; il formaggio che ha portato è stato utilizzato solo per degustazioni. Nè per esposizione nè per vendita e mai utilizzando il nome Bitto. In ogni caso è da anni che abbiamo stabilito ottimi rapporti con loro, fin da tempi non sospetti di strumentalizzazioni e siamo ben felici di accogliere il Bitto storico nella famiglia dei formaggi orobici.
 
Evidentemente da quelle parti hanno qualche nervo scoperto. Ma puoi dirmi se la lettera contesse diffide e messe in guardia?
F.M.: Sì, si diceva con non saranno più accettate provocazioni e attacchi contro la Dop e che avrebbero mandato ispettori a verificare che a Branzi non fossero violate le norme sulla tutela delle DOP. Posso dire che tutto ciò appare del tutto fuori luogo tenendo conto che lo storico ritorno del Bitto a Branzi avverrà nel 2011. Così non ci siamo neppure preoccupati di rispondere. In ogni caso l'Associazione Fiera di S. Matteo, ci tengo a sottolinearlo, nasce per iniziativa spontanea di operatori economici ed è quindi poco coinvolta e coinvolgibile in situazioni che hanno a che fare con la politica, a maggior ragione se esse riguardano un'altra provincia.
 
Un ultimo commento: quasi un anno fa venivano inviati al Centro del Bitto di Gerola alta gli ispettori del ministero dell'Agricoltura che notificavano le famose sanzioni da 60mila € in relazione ad 'abusi di utilizzo della denominazione Bitto'. E' evidente come da parte di qualcuno non si voglia desistere dalla strategia della repressione.

A carico non già di chi 'tarocca' una Dop ma di chi è 'colpevole' di essere troppo fedele alla tradizione e di voler distinguere quella realizzata nell'area originale delle valli orobiche rispetto a quella dell'intera provincia di Sondrio comprese quelle aree dove il Bitto hanno iniziato a produrlo dopo che è divenuto Dop.

Michele Corti

www.ruralpini.it

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