è questa la riflessione lanciata nella guida 'Sparkle - Bere spumante 2011” che da ben nove anni ormai tiene il polso della situazione relativa alla produzione di bollicine italiane e con numeri alla mano si può permettere di dire - nella persona di Francesco D'Agostino, storico curatore della guida - che forse non è tutto oro quello che luccica.
«In effetti - afferma D'Agostino - c'è un'innegabile aumento delle esportazioni all'estero del nostro prodotto, ma noi abbiamo voluto capire di più e sapere dal punto di vista della qualità a cosa corrispondano questi numeri entusiasmanti. I dati Istat ci dicono che da gennaio ad agosto di questo anno, le esportazioni sono cresciute del 21% in quantità e di oltre l'11% in valore, mentre il valore unitario della merce ha segnato un decremento di circa l'8%, ovvero il prezzo al litro di spumante è sceso da 2,7 a 2,5 euro (parlando in termini di valore per bottiglia, da 2 euro a 1,87). Abbiamo circoscritto la ricerca allo spumante secco e purtroppo abbiamo notato in questo caso il decremento risulta essere di oltre il 28% dal 2008 al 2009 e superiore al 13%, ad agosto 2010, fino ad arrivare a circa 2,8 euro al litro (2,1 a bottiglia)».
«Insomma con questi numeri c'è poco da stare allegri e lanciare messaggi sensazionali. Esportare in grande quantità sul mercato estero un prodotto di taglio industriale è utile per l'economia nazionale, ma ben diverso dall'esportare le eccellenze del made in Italy. All'interno della nostra guida, dove da sempre cerchiamo di raggruppare i prodotti migliori in termini di vino spumante, non si trovano bottiglie in vendita sotto i 6 euro perché non esiste uno spumante secco di qualità a certi prezzi».
La guida ha quest'anno assegnato le 5 sfere, simbolo dell'eccellenza, ben 10 premiati in più rispetto all'edizione passata perché nonostante i numeri e le percentuali poco allettanti, la qualità continua a crescere facendo passi da gigante.
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