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Solo bevande siciliane nelle scuole La regione vieta le bibite gassate

La norma prevede la distribuzione negli istituti scolastici solo di bevande di frutta siciliana, mentre sarà vietata la somministrazione di bevande gassate di ogni tipologia. Un provvedimento che ha due obiettivi: punta a combattere l’obesità e a valorizzare e sostenere le produzioni di agrumi

10 novembre 2011 | 15:46
Solo bevande siciliane nelle scuole 
La regione vieta le bibite gassate
Solo bevande siciliane nelle scuole 
La regione vieta le bibite gassate

Solo bevande siciliane nelle scuole La regione vieta le bibite gassate

La norma prevede la distribuzione negli istituti scolastici solo di bevande di frutta siciliana, mentre sarà vietata la somministrazione di bevande gassate di ogni tipologia. Un provvedimento che ha due obiettivi: punta a combattere l’obesità e a valorizzare e sostenere le produzioni di agrumi

10 novembre 2011 | 15:46
 

Dopo la Francia che aumenterà dal 2012 la tassazione sulle bevande zuccherate, ritenute tra i responsabili dell'aumento dell'obesità in terra transalpina, anche la Sicilia pensa alla salute dei suoi abitanti. L'Assemblea regionale ha approvato una legge con un emendamento presentato dal capogruppo del Partito democratico Antonello Cracolici che darà lo stop alla distribuzione di bevande gassate nelle scuole isolane. Nei distributori automatici si troveranno solo spremuta di arance fresche, confezioni di frutta fresca tagliata e altre produzioni ortofrutticole siciliane.



Il provvedimento ha il duplice obiettivo di contrastare dell'obesità e diffondere la conoscenza e il consumo dei prodotti siciliani per valorizzare e sostenere le produzioni di agrumi che spesso restano invenduti oppure finiscono al macero. La norma è infatti inserita in un più ampio disegno di legge che contiene «misure a sostegno delle imprese agricole e della pesca». A proporre l'emendamento è stato il capogruppo del Pd Antonello Cracolici. «è un intervento che punta a contrastare la crescente obesità giovanile – spiegano dalla Regione – vogliano indurre gli studenti siciliani a modificare le loro abitudini alimentari. Nei distributori automatici avranno a loro disposizione spremute di arance fresche, confezioni di frutta a pezzi e altre produzioni ortofrutticole rigorosamente siciliane».

I casi siciliani e francesi non sono isolati. I Governi dei Paesi europei stanno varano normative per tutelare la salute dei cittadini. In Danimarca è entrata ufficialmente in vigore quella che è considerata in assoluto la prima "fat tax": la tassa sul cibo spazzatura ricco di grassi saturi. Caso analogo in Ungheria dove è stata introdotta una 'tassa anti-obesità”, un tributo addizionale sui cibi confezionati ad alto contenuto di sale, di zuccheri o carboidrati, come patatine e cioccolata. E se Finlandia e Norvegia hanno già introdotto questa tassa, anche in Svezia gli esperti spingono per una 'fat tax”.

Il governo di David Cameron vuole adottare la tassa anche in Gran Bretagna per contenere l'epidemia di obesità che rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza nazionale per il Regno Unito, il cui Servizio Sanitario Nazionale, dopo essersi dotato di ambulanze extralarge, è stato costretto anche costretto ad importare dagli Stati Uniti bilance per obesi in grado di sostenere persone fino a 393 chilogrammi. In Gran Bretagna un adulto su quattro è classificato come obeso, e ciò dipende prevalentemente dalla dieta pesante fin dalla prima colazione seguita dalla stragrande maggioranza dei cittadini britannici: bacon, burro e lardo sono gli ingredienti centrali nei piatti nazionali.

La questione interessa anche l'Italia dove su 5 milioni di obesi 800mila sono affetti da obesità grave con le spese socio-sanitarie dell'obesità in Italia sono stimate in circa 23 miliardi di euro annui, per più del 60% dovute all'incremento della spesa farmaceutica e ai ricoveri ospedalieri. Un problema che preoccupa particolarmente perché l'80% degli italiani non sa cos'è la dieta mediterranea anche se crede di saperlo benissimo. E l'errore più frequente è quello di considerare 'giusto” un menu che contiene solo un contorno e un frutto come 'dose di vegetali” giornalieri, ma soprattutto si ignora che non conta solo ciò che si mette nel piatto: la dieta mediterranea è uno stile di vita in cui contano anche gli orari regolari dei pasti, le quantità limitate di cibo, il movimento.


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