Ci prendiamo l’ardire di sfoggiare amaro sorriso e di prendere in prestito una celebre, beffarda battuta di Ennio Flajano: «La situazione è grave, ma non seria». Sì, davvero ciò è quanto ci sentiamo di affermare dopo quanto è stato stabilito con il decreto di attuazione della legge 205/2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 68 dello scorso 21 marzo. Tale decreto di attuazione obbliga gli operatori inseriti nel sistema di controllo della Dop a produrre Mozzarella di bufala campana in stabilimenti esclusivamente dedicati a tale produzione.

Di conseguenza i soci del Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana Dop hanno stabilito, in una riunione straordinaria del Consiglio di amministrazione tenutasi oggi (26 marzo), di scrivere laconica missiva al ministero delle Politiche agricole, alle Regioni interessate (Lazio, Campania, Puglia) e alle Commissioni Agricoltura del Parlamento (ovvero in questo momento a struttura inesistente), il cui testo è: «Vi anticipiamo che dal prossimo 1° luglio saremo costretti ad abbandonare definitivamente la produzione di Mozzarella di bufala campana Dop».
Al termine del Cda un breve quanto circostanziato comunicato ancora riesce ad auspicare che il Parlamento, il ministero delle Politiche agricole e le Regioni dell’area Dop si rendano conto dell’estrema gravità delle conseguenze provocate da questa norma e vogliano pertanto procedere con la massima urgenza ad approvare, per quanto di propria competenza, le modifiche al disciplinare già proposte dal Consorzio oltre un anno fa, che a parere degli scriventi renderebbero del tutto superflua l’entrata in vigore della legge 205/2008. Purtroppo si parla ai fantasmi, in questo momento in cui le istituzioni sono vacanti de facto.
Accorate le conclusioni del presidente del Consorzio, Domenico Raimondo (nella foto): «La norma appena approvata impone, a partire dal 1° luglio prossimo, di produrre mozzarella Dop solo negli stabilimenti dedicati, vietando la contemporanea realizzazione di qualsiasi altro prodotto, compresa la ricotta, notoriamente ricavata proprio dalla lavorazione della mozzarella. La conseguenza sarà che molte aziende si vedranno costrette alla scelta di abbandonare la Dop per dedicarsi alla produzione di formaggi non certificati, prodotti con latte bufalino anche di altra provenienza, di costo e di qualità inferiori. Quale azienda infatti potrebbe decidere di realizzare, in un momento di generale difficoltà economica, un secondo caseificio, per poter continuare a produrre ricotta e altri formaggi? Chi non preferirebbe, al contrario, proseguire a produrre l'attuale gamma di prodotti, rinunciando solo alla Dop? Ora speriamo che le istituzioni ci evitino di dover celebrare il funerale del più importante prodotto a marchio Dop del centro-sud Italia».
Quanto è doloroso amaramente constatare che si è solerti nel varare direttive volte a colpire le nostre eccellenze agroalimentari ed a spalancare praterie a chi si affretterà a lucrare nel nuovo scenario del prodotto indifferenziato, magari facendo arrivare il latte da altri Paesi. Così facendo non solo si azzera la pregevolezza organolettica della mozzarella (che non si chiamerà più di bufala campana), ma si agevolano le elusioni dei rigorosi controlli quotidianamente attuati dagli organi correlati al Consorzio di tutela e definitivamente e colpevolmente si affossa un’economia che ancora reggeva in territorio così martoriato.