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Il cono gelato e il disturbo alla quiete pubblica

L’ansia di emettere ordinanze, invece di fare rispettare leggi esistenti, prende un po’ tutti i Sindaci. Stavolta è toccato a Pisapia e Orlando. Il rischio è che si creino delle ostilità tra gli esercenti e i residenti

di Alberto Lupini
direttore
 
11 giugno 2013 | 15:32

Il cono gelato e il disturbo alla quiete pubblica

L’ansia di emettere ordinanze, invece di fare rispettare leggi esistenti, prende un po’ tutti i Sindaci. Stavolta è toccato a Pisapia e Orlando. Il rischio è che si creino delle ostilità tra gli esercenti e i residenti

di Alberto Lupini
direttore
11 giugno 2013 | 15:32
 

Da Milano a Palermo il popolo della notte sembra impegnato in un braccio di ferro con le amministrazioni comunali su questioni tutt’altro che secondarie, come gli schiamazzi oltre un certo orario, o le consumazioni fuori dai locali (il cosiddetto asporto), ma che francamente sono stucchevoli nella loro scontata ripetitività anno dopo anno. Fra maleducazione e stupidità burocratica siamo purtroppo in presenza di una bella gara che come al solito mostra il lato peggiore del nostro Paese.

L’ansia di emettere ordinanze, invece di fare rispettare leggi e regolamenti da tempo esistenti, prende un po’ tutti i Sindaci. Stavolta è toccato a Pisapia e ad Orlando, ma era già capitato ai loro predecessori e in genere a quasi tutti i primi cittadini di città con dei centri storici che la sera si animano “troppo”.

Eppure non ci sarebbe nemmeno tanto da discutere: camminare ubriachi con delle bottiglie o dei bicchieri di vetro è una cosa che non si dovrebbe fare nemmeno di giorno, figuriamoci la notte. E che dire del cantare, urlare o suonare clacson sotto le finestre di chi ha il diritto di dormire? Un po’ di controllo di vigili o forze dell’ordine potrebbero sistemare tutto. Ma, causa magari le casse vuote dei Comuni per pagare gli straordinari, ancora una volta si preferisce spostare il problema sugli esercenti, quasi che la responsabilità di questo andazzo generale fosse loro.

Per carità, che molti dei gestori dei bar chiudano un occhio (o tutti e due) sull’età dei clienti a cui servono alcolici, o si disinteressino se nel loro locale il volume dei decibel sale troppo, è sotto gli occhi di tutti. Ma ciò detto, non si può comunque generalizzare e si deve porre un argine a questo continuo spostamento del problema. A Milano con questo sistema davvero stupido si rischiava di non poter consumare gelati nel cono dopo la mezzanotte, perché si tratta di alimenti da asporto... Ma andiamo, l’estensore di una simile ordinanza andrebbe sbeffeggiato e licenziato.

È in ogni caso scontato che ai baristi tocca di dimostrarsi più attenti alle esigenze delle comunità in cui sono inseriti. E se non gli va di rispettare le regole della buona creanza moderando un po’ la loro clientela, forse è meglio che trasferiscano i locali in zone meno abitate e con spazi liberi. Detto ciò, è però dovere delle amministrazioni controllare le aree di possibile rischio per la sicurezza o la quiete pubblica (e tutti sanno quali sono). Multe e fermi cautelativi non sono per forza strumenti repressivi da regime dittatoriale. Lo strumento delle ordinanze, che poi sono regolarmente disattese, offre fra l’altro il rischio di creare una contrapposizione fra gli esercenti e i residenti. Il che non risolve il problema ma fa solo arretrare ulteriormente il già basso livello di civiltà a cui siamo arrivati.

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