
«Il Grana Padano come motore dello sviluppo della zootecnia del nord Italia e cardine di un sistema sociale attorno al quale ruotano migliaia di famiglie di piccoli e grandi imprenditori, e di dipendenti, tutte legate da orari e regole antiche da rispettare». Non è casuale l’accenno alla famiglia nelle parole di Cesare Baldrighi (nella foto), dal 1999 presidente del Consorzio di tutela della più importante Dop europea. Parliamo di un formaggio che si produce in 32 province, da Cuneo e Rimini, che utilizza quasi 1 litro di latte su 4 prodotto in Italia, che è la più importante bandiera dell’agroalimentare italiano nel mondo e che rappresenta la perfetta integrazione fra agricoltura, industria e commercio in nome di una qualità garantita dalla tradizione e da attività che si tramandano spesso di padre in figlio. Insomma un vero e proprio “oro di famiglia”. O meglio di tante famiglie.
«Fare Grana Padano - spiega Baldrighi - non è solo un’importante attività economica. È anche un modo di vivere ogni giorno, fatto di rapporti stretti col territorio (operiamo in campagna) e di passione e amore per un lavoro di sacrificio: dagli allevatori ai casari si lavora per 365 giorni l’anno, le vacche non fanno mai riposo e vanno munte ogni giorno, e il formaggio si fa anche a Natale. Come dire che senza la solidarietà delle famiglie e fra le famiglie non potremmo avere i risultati che ci hanno permesso di diventare un simbolo della filiera agroalimentare italiana nel mondo».
Famiglia, collaborazione e anche tanta cooperazione...
«La cooperazione è un po’ il modello di riferimento per tutti. Lo è perché, dal coltivatore di foraggi al produttore degli impianti di mungitura, tutti lavorano per un obiettivo finale condiviso che è la qualità e la sicurezza alimentare. Lo è perché il 60% della produzione di Grana Padano è fatto da cooperative (io stesso ne presiedo una nel cremasco, la Plac). E lo è perché tutti i produttori, grandi o piccoli che siano, cooperative o privati, rispettano protocolli che ci permettono di anteporre sempre la qualità garantita dal Consorzio al pur importante valore dei marchi commerciali».
Perché sono così importanti le regole?
«Perché l’organizzazione del lavoro dà un po’ il ritmo a tutta la comunità. Faccio qualche esempio. I casari arrivano alle 2 di notte. Il latte lo ritiriamo in pochissimo tempo dalla mungitura e lo lavoriamo ancora caldo. Nella mia cooperativa lavora un centinaio di persone su poco meno di un migliaia di abitanti del Comune. Se non ci fosse la più ampia condivisione il Grana Padano non potrebbe essere il prodotto italiano più noto al mondo».

È l’alimento italiano più noto, ma anche il più venduto al mondo. In Italia come all’estero collaborate molto con i cuochi. Vi aiutano a promuoverlo?
«Certamente. Il Gran Padano è un alimento e attraverso i cuochi più qualificati avviciniamo i consumatori più consapevoli e capaci di valutare. Nei nuovi mercati entriamo solo in questo modo. E le strategie sono assolutamente diverse da Paese e Paese. Se in Germania, che è il nostro maggiore mercato fuori dall’Italia, può essere relativamente facile vendere formaggio, vista la loro tradizione, in altri Paesi occorrono operazioni complesse, partendo dall’educazione alimentare e dalla abitudini dei consumatori. Pensiamo alla Cina, dove operiamo dal 2005 e ora stiamo avendo successi importanti: senza la mediazione culturale dei cuochi (gli italiani che vanno là e i loro chef che collaborano con noi), sarebbe stato impossibile vendere formaggio in un Paese che non ha storia o cultura della zootecnia. Abbiamo dovuto partire da zero».
Le vostre iniziative in Cina sono state fra l’altro premiate in questi giorni come esempi di successo sia in Italia, sia in Asia. Quanto ha contato l’essere una delle Dop più importanti d’Europa?
«Nel 2011 Grana Padano era diventato uno dei 10 prodotti europei inclusi nell’accordo dei 10+10 tra il governo cinese e la comunità europea: 10 prodotti europei sono stati riconosciuti ufficialmente in Cina e iscritti nel GI Register di Aqsiq Cina, mentre 10 prodotti tradizionali cinesi sono stati riconosciuti in Europa. I prodotti europei, oltre al Grana Padano, sono il Prosciutto di Parma, gli oli Priego de Cordóba e Sierra Mágina, le prugne Pruneaux d’Agen/Pruneaux d’Agen mi-cuits, i formaggi Roquefort, Comté, White Stilton/Blue Stilton e West Country Farmhouse Cheddar e il salmone Scottish Farmed. Grazie anche a ciò abbiamo potuto intensificare i nostri programmi di promozione e la validità delle iniziative attuate, anche sulla televisione cinese, sta avendo buoni effetti con importatori e buyer che si sentono supportati dal Consorzio di tutela nel loro lavoro di tutti i giorni in un mercato complesso ed enorme come la Cina. Una realtà che ci ha portato a dare il via il 27 novembre scorso ad una nuova campagna promozionale a Shanghai. Non dimentichiamo fra l’altro che alla fine del 2009 una ricerca internazionale fissava che, in termini di notorietà sul totale dei consumatori cinesi, il Grana Padano risultava al 9° posto fra i prodotti alimentari delle più importanti marche europee. Un risultato che ora abbiamo migliorato».
Una situazione positiva al punto che la Fondazione Italia Cina e Milano Finanza nei giorni scorsi hanno premiato il Consorzio Grana Padano come esempio di successo in Cina...
«Un premio che ci gratifica degli sforzi fatti e che ci spinge ad arricchire sempre più la nostra comunicazione, in Cina come nel resto del mondo».

Europa e Nord America i primi mercati
Il resto del mondo al momento è peraltro decisamente più importante del mercato cinese in termine di volumi venduti. Come affrontate attualmente le sfide internazionali?
«Su oltre 4 milioni e 721mila forme di Grana Padano prodotte le scorso anno, l’Italia ne ha esportate il 30%. Queste sono le aree che ci danno maggiori soddisfazioni e che continuano ad avere le potenzialità più alte. Non dimentichiamo che verso i Paesi dell’Unione europea sono indirizzate il 67% delle vendite estere, valore che sale al 75% considerando l’intero continente. Sotto la lente abbiamo in questo momento la Russia, che personalmente considero importante perché là le abitudini alimentari ci potrebbero aiutare: sanno per tradizione cos’è il formaggio, a differenza dei cinesi. È peraltro indubbio che la Cina sarà in prospettiva un mercato molto importante, anche solo per le elevate capacità di spesa e per l’attenzione verso tutto ciò che è europeo ed italiano in particolare».
E per quanto riguarda l’Italia quali sono le previsioni?
«Innanzitutto c’è un dato di mercato importante che conferma un aumento tendenziale dei consumi interni, ma la realtà con cui dobbiamo confrontarci è quella di una propensione al consumo di Grana Padano molto elevata (in Italia si vende dal 65 al 70% dell’intera produzione). Ciò significa che non sarebbe realistico pensare a crescite significative delle vendite interne, semmai dobbiamo consolidare le quote esistenti. Gli aumenti di produzione sono orientati per le esportazioni, tanto che non casualmente la promozione all’estero in termini di investimenti pesa per circa il 50%. Ci sono Paesi dove pensiamo di poter crescere a breve, come è il caso della Germania, tanto che abbiamo avviato nuove iniziative nelle grandi catene commerciali e per il secondo anno faremo pubblicità in televisione».
Obiettivo crescita all’estero quindi?
«Per il Consorzio del Grana Padano l’obiettivo è duplice: da un lato operiamo per garantire la giusta remunerazione di chi trasforma latte in formaggio. Dall’altro lato cerchiamo di fare in modo che ogni caseificio faccia almeno una forma in più ogni anno per destinarla ai mercati internazionali dove il nostro Dop può stare in posizione sempre più alta».

Official sponsor alla maratona di New York
È una delle tante, forse la più importante, iniziativa promozionale del Grana Padano negli U.S. e da 5 anni è un vero successo per il brand italiano. Parliamo della Maratona di New York, che anche quest’anno ha richiamato 45mila atleti da tutto il mondo. Per l’occasione il Consorzio italiano ha schierato due brand ambassador di rilievo: Joe Bastianich (nella foto qui sopra, al centro, accanto ad Elisabetta Serraiotto, responsabile marketing e comunicazione del Consorzio Grana Padano), il ristoratore conduttore di MasterChef (da 10 anni maratoneta), e Alex Zanardi (nella foto qui sopra, a sinistra), l’ex pilota che per la prima volta l’ha affrontata con la sedia a rotelle nella sezione Paralympic. E con loro, a sottolineare l’importanza del Grana Padano anche nella dieta di sportivi e atleti, la nutrizionista Lauren Antonucci - consulente ufficiale di Road Runner che organizza la maratona - che ha ricordato come «il Grana Padano fornisce 10 grammi di proteine per oncia (poco meno di 30 grammi), al pari di una stessa quantità di pollo. Questo formaggio è quindi da consigliare prima delle maratona perché, come noto, è facile da digerire».
Consorzio tutela Grana Padano
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