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Slot machine fra bar e Stato biscazziere

di Alberto Lupini
direttore
 
02 giugno 2014 | 09:39

Slot machine fra bar e Stato biscazziere

di Alberto Lupini
direttore
02 giugno 2014 | 09:39
 

Per lo Stato italiano si tratta di entrate in tasse sugli 8 miliardi di euro, mentre sui 7 miliardi è stimato il guadagno dei gestori. Dall’altra parte abbiamo però 800mila cittadini “malati” ed altri 2 milioni a rischio di dipendenza. Escludendo la criminalità, che anche in questo campo ha una sua presenza rilevantissima, il riferimento è al fenomeno delle slot machine che, con circa 1.260 euro di spesa pro capite all’anno è uno dei principali fattori di allarme a livello sociale.

Lo Stato biscazziere o gestore dei monopoli sul tabacco e sull’alcol è un controsenso per chi sogna uno Stato etico, ma diventa una necessità quando si deve garantire a tutti anche la libertà di farsi del male, vigilando su un minimo di rispetto delle norme. Quel che non è accettabile è che si utilizzi la leva delle entrate fiscali per altre necessità (per coprire i buchi di bilancio, ad esempio) invece che per regolamentare e al limite dissuadere dall’esercizio di attività “pericolose” per la comunità.

Il punto è che controllare in qualche modo le slot machine, invece che lasciare campo libero alle scommesse clandestine o ad attività nascoste e gestite dalla criminalità, è fondamentale, ma non si può nemmeno fare finta di chiudere gli occhi di fronte ad un fenomeno che è arrivato a livelli drammatici per centinaia di migliaia di italiani che, già colpiti dalla crisi economica, si trovano senza risorse per la “malattia” di un famigliare.

La situazione è talmente esplosiva, e delicata, che la Fipe, la federazione dei pubblici esercizi, in assenza di iniziative dello Stato ha deciso di avviare una consultazione online fra i suoi aderenti per sapere come la pensano, considerando che per molti gestori di bar si tratta di una risorsa economica che può fare la differenza, mentre secondo altri è da ripudiare dagli esercizi pubblici perché è eticamente negativa (come può essere il vendere sigarette o i gratta e vinci). Una scelta responsabile, quella della Fipe, che viene peraltro dopo il “no” (almeno al momento) ad una richiesta di adesione alla federazione del pur “pesante” mondo legato alle slot machine. Il che in tempi di crisi anche per i sindacati è una scelta non irrilevante.

Tutto sarebbe però più semplice se lo Stato mettesse una sorta di contingentamento sul limite di sperpero che si può fare con le slot machine. In analogia coi limiti imposti sul consumo di alcol, si potrebbe prevedere che per giocare ogni cittadino debba inserire nella slot il suo tesserino sanitario che registra le spese fatte ed oltre un limite temporale (giorno/settimana/mese) non permette più di giocare su altre slot. Una password personale potrebbe impedire di usare i tesserini di altri. Certo nascerebbero circuiti alternativi con slot “libere” da vincoli, ma in questo caso basterebbero sanzioni serie con la chiusura dell’esercizio pubblico e l’arresto. Per il resto chi vuole giocarsi anche fino alle mutande ci sono sempre i casinò, che però non sono per fortuna sotto casa.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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