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Le grandi manovre della birra europea tra ABInBev, SabMiller e Heineken

Dopo che l'olandese Heineken ha rifiutato ufficialmente la proposta di acquisizione da parte dell'anglo-sudafricana SabMiller, potrebbe essere la belga ABInBev a bersi il gruppo con sede a Londra: il colosso mondiale, con una quota di mercato pari al 19,7% del totale mondiale, rafforzerebbe il proprio ruolo di primo produttore

16 settembre 2014 | 18:20
Le grandi manovre della birra europea 
tra ABInBev, SabMiller e Heineken
Le grandi manovre della birra europea 
tra ABInBev, SabMiller e Heineken

Le grandi manovre della birra europea tra ABInBev, SabMiller e Heineken

Dopo che l'olandese Heineken ha rifiutato ufficialmente la proposta di acquisizione da parte dell'anglo-sudafricana SabMiller, potrebbe essere la belga ABInBev a bersi il gruppo con sede a Londra: il colosso mondiale, con una quota di mercato pari al 19,7% del totale mondiale, rafforzerebbe il proprio ruolo di primo produttore

16 settembre 2014 | 18:20
 



Il mondo della birra europeo è più che mai in fermento. E parliamo di una delle realtà più importanti del mondo agrolimentare a livello mondiale. In questi giorni si sono fatte più insistenti le voci secondo cui l'anglo-sudafricana  SabMiller, uno tra i giganti della produzione di birra, potrebbe essere scalata e acquisita dalla belga ABInBev, primo colosso a livello mondiale della bionda. Da parte dell'amministratore delegato della multinazionale sudafricana con sede a Londra, Alan Clark, nessun commento; forse perché al momento la società era impegnata su un altro fronte: la pianificazione di una nuova trattativa con Heineken, dopo che la precedente era stata rifiutata (vedi l'articolo di ieri).

SabMiller ha infatti presentato un’offerta alla società olandese, che però non si è dimostrata interessata e avrebbe anzi giudicato la proposta “impraticabile”, come riporta il Corriere della Sera; «Abbiamo informato SabMiller - hanno spiegato in una nota ufficiale gli olandesi - della nostra intenzione di preservare l’indipendenza e l’identità Heineken».

Sembra che l’intenzione di SabMiller fosse quella di “proteggersi” da una possibile avanzata di ABInBev, che registra una quota di mercato pari al 19,7%. Se la trattativa con Heineken fosse andata in porto SabMiller avrebbe aggiunto più di 25 milioni di dollari al proprio fatturato, raggiungendo una quota di mercato del 18,8%.

Nel frattempo, ed è qui la vera novità che potrebbe cambiare il mercato, è arrivata dal Wall Street journal la notizia secondo cui ABInBev sarebbe alla ricerca di un finanziamento per l’acquisizione di SabMiller: un’operazione da centinaia di miliardi di dollari che ne rafforzerebbe il ruolo di primo produttore al mondo.



Il mercato mondiale della birra
Il numero totale delle birrerie industriali attive sul nostro pianeta è di almeno 4.000 unità, di cui circa circa 2.000 nella sola Europa (oltre 1.300 in Germania). A queste si aggiungono alcune migliaia di microbirrifici artigianali (di cui ben 2.000 negli USA e quasi 500 in Italia). Tuttavia il quadro competitivo internazionale è caratterizzato da un intenso processo di concentrazione che si è accentuato negli ultimi dieci anni. Attualmente i primi 10 produttori di birra assorbono circa i due terzi della totale produzione mondiale, ma i primi quattro (AB InBev, SABMiller, Heineken e Carlsberg) da soli concentrano oltre il 45% del totale. L’attuale tasso di concentrazione è più basso rispetto al settore dei soft drink, ma è molto più elevato rispetto al settore del vino e dei superalcolici.

Secondo i dati riportati dall’ultimo Barth Report 2012-13, la produzione mondiale di birra nel 2012 è cresciuta del 1,1% portandosi a 1.951 milioni di hl contro 1.929 milioni dell’anno precedente, con un corrispondente consumo pro capite medio di circa 28 litri/anno. Ciò consolida la ripresa che si era manifestata già nel 2010, dopo la frenata produttiva del 2009. La crescita del mercato mondiale per il 2012 riflette in larga misura una crescita decisiva tra i consumatori dei mercati emergenti, mentre i valori si mantengono sostanzialmente stabili per i mercati maturi (Europa, Nord America e Oceania). Per il 2012 non sono ancora disponibili dati definitivi, ma dai vari gruppi birrari emergono delle previsioni globalmente positive per 2013 che dovrebbe registrare il superamento della fatidica soglia dei 2 miliardi di ettolitri su base planetaria.

Il vecchio continente è riuscito a mantenere il primato produttivo e dei consumi fino al 2008, dopodiché ha cominciato a perdere volumi e ora, con 545 milioni di hl, si colloca solo al terzo posto fra i vari continenti, superato sia dal continente americano che dall’emergente continente asiatico. I valori pro-capite si mantengono tuttavia ai livelli più alti del mondo. I Paesi dell’Unione Europea contano per il 70% dei volumi continentali, mentre il resto dell’Europa rappresenta il 30% a volumi. Nell’ultimo triennio si è avuto un freno produttivo anche nei mercati dell’Est Europa che in precedenza avevano esplicato dei forti tassi di crescita.



Nel continente americano la realtà è bifacciale. Mercato maturo, in crisi di crescita, nella parte settentrionale (USA + Canada) con una produzione complessiva di 239 milioni di hl prodotti e crescita più decisa, invece, nei paesi dell’America Latina, dove i consumi globali hanno ormai superato quelli dell’America del Nord portando si a 332 milioni di hl. Il pro capite continentale è intorno ai 61 litri/anno, con valori molto più elevati nei mercati maturi del nord e più bassi nei mercati emergenti dell’America Latina.

Solo 5 anni fa l’Asia era solo al terzo posto nella graduatoria produttiva mondiale della produzione e dei consumi di birra, dietro ad Europa e America; ma in quest’ultimi anni produzione e consumi sono cresciuti in maniera più accelerata rispetto agli altri continenti ed ora l’Asia rafforza ulteriormente la leadership mondiale con ca. 688 milioni di hl di birra prodotti nel 2012, anche se il pro-capite resta ancora compresso a livello di 17 litri/anno.

Si tenga conto che l’elemento frenante fondamentale dei consumi in questo continente deriva dalla numerosa popolazione a religione musulmana, poco orientata a consumare bevande alcoliche, mentre il potenziale di consumo più elevato si manifesta nei Paesi dell’estremo Oriente, soprattutto Cina. L’Oceania registra dei buoni livelli di valori pro-capite (59 litri/anno), ma in considerazione della sua scarsa popolazione, conta solo per 22 milioni di hl prodotti complessivamente. Il continente africano è quello che ha espresso i maggiori tassi di crescita negli ultimi anni portandosi ora a 125 milioni di hl prodotti. La produzione è concentrata in pochi paesi: Sud Africa, Nigeria e Angola che nell’assieme assorbono oltre la metà di tutta la produzione africana.

Il mercato della birra in Italia
Se a livello globale il mercato della birra sta attraversando un periodo di cambiamenti, gli ultimi dati riguardo al mercato nazionale risalgono al 2013, quando la produzione ha registrato un calo dello -0,3% (13,2 milioni di ettolitri), un dato stabile, che permette all’Italia di confermarsi come decimo produttore europeo, sebbene distante da Germania (93,4 milioni di ettolitri), Regno Unito (41,9 milioni di ettolitri). I consumi inoltre sono aumentati dello 0,3%. L’export, anche se in leggera flessione, si è confermato poco al di sotto dei 2 milioni di ettolitri, il doppio del 2007 ultimo anno pre-crisi. Preoccupante invece il calo dell’occupazione, passata da 144mila a 136mila addetti, indotto compreso.

Il mercato della birra in Italia conta 511 unità produttive, fra impianti industriali (14), malterie (2) e micro birrifici (495), per circa 4 miliardi di euro di entrate annue per lo Stato (tra Iva, accise, contributi, etc.). Anche gli investimenti sono consistenti, se si pensa che 1 miliardi di euro vengono investiti ogni anno nell’acquisto di beni e servizi. Il consumo di birra fuori casa ha subito un lieve calo, ma mantiene dei livelli accettabili, pari al 40,3%, mentre il 59,7% birra distribuita in Italia appartiene alla Gdo e all’alimentare tradizionale.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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