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Albicocca vesuviana Igp - SCHEDA

 
01 gennaio 2013 | 10:43

Albicocca vesuviana Igp - SCHEDA

01 gennaio 2013 | 10:43
 

Vera perla dei terreni assolati, fertili e ricchi di potassi delle pendici del Vesuvio, l'albicocca vesuviana Igp è ottima sia fresca che da distillare. A oggi se ne conoscono più di quaranta diverse varietà, tutte originarie della zona nella provincia di Napoli.



Nome scientifico
Prunus Armeniaca

Caratteristiche
Data la variabilità degli elementi che caratterizzano le numerose varietà, si potrebbe generalizzare la loro descrizione definendole come varietà per la maggior parte a maturazione precoce e medio-precoce. Sono apprezzate sul mercato per le loro caratteristiche organolettiche, soprattutto per sapidità e dolcezza. Si distinguono dal punto di vista estetico per la presenza di un colore rosso sfumato o punteggiato sulla base giallo- aranciata della buccia di una buona parte di esse.

Zona di produzione
La zona di produzione dell’albicocca vesuviana comprende l’intero territorio dei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase e parte del territorio del comune di Nola.

Metodo di ottenimento
Le condizioni ed i sistemi di coltivazione degli albicoccheti da frutto destinati alla produzione dell’albicocca vesuviana Igp devono essere quelli tradizionali della zona.
Sistemi di piantagione. Le piante di albicocco sono distribuite per filari paralleli fra loro.

Diradamento dei frutti. A seguito della crescita del frutto, l’epoca di intervento è variabile a seconda delle cultivar, ma comunque precedente alla fase di indurimento del nocciolo.
Raccolta. La raccolta dei frutti è effettuata a mano, direttamente dalla pianta. La raccolta inizia nella prima decade di giugno e termina nella terza decade del mese di luglio.

Legame con l’ambiente
I suoli dominanti nell’area hanno una profondità utile alle radici, elevata infatti e con una buona facilità di lavorazione, oltre a essere permeabili. Il clima è quello temperato mite tipico dell’area mediterranea, con una temperatura media annua tra i 16 e i 17 gradi. Questi caratteri ambientali e climatici, uniti alle tradizionali e secolari capacità dei coltivatori napoletani, con le loro tradizionali e specifiche tecniche culturali, contribuiscono a conferire all’albicocca vesuviana caratteristiche organolettiche e qualitative uniche.

Riferimenti storici
Una delle prime testimonianze dell’albicocco in Campania è dovuta a Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano che, nell’opera “Suae villae pomarium” del 1583, distingue due tipi di albicocche, le bericocche e le crisomele (da quest’ultimo deriverebbe il termine napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare gli ecotipi dell’area vesuviana). Altra testimonianza successiva risale al 1845: si tratta del testo “Breve ragguaglio dell’agricoltura e pastorizia nel Regno di Napoli”, il quale riconosce l’albicocco come albero più diffuso nella zona, solo dopo il fico: già da allora, è evidente, non poche erano le varietà di albicocca nella zona; ancora oggi se ne riconoscono oltre 70 ecotipi diversi.

Varietà
Le più note cultivar appartenenti alla macrocategoria “Albicocca vesuviana”, a cui è stata attribuita l’indicazione geografica protetta, sono:

  • Baracca
  • Boccuccia liscia
  • Boccuccia spinosa
  • Ceccona (o Pelese Eugenio)
  • Fracasso (o Boccuccia di Fracasso)
  • Monaco bello (o Prete bello)
  • Palummella
  • Pellecchiella
  • Portici
  • San Castrese
  • Vitillo

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