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L’olio evo siciliano vuole cambiare passo Tecnologia e tradizione elementi centrali

di Riccardo Melillo
 
10 settembre 2018 | 14:50

L’olio evo siciliano vuole cambiare passo Tecnologia e tradizione elementi centrali

di Riccardo Melillo
10 settembre 2018 | 14:50
 

All’Isola del Tesolio la Sicilia dell’olio extravergine d’oliva Igp si è riunita per fare il punto della situazione sulla situazione attuale del settore tra potenziale altissimo e necessità di innovarsi.

Il dibattito si è tenuto a Mazara del Vallo (Tp) presso il giardino di Costanza Resort. «Produciamo tanto olio - ha spiegato Alessandro Chiarelli, presidente Cofiol - ma in una quantità non sufficiente per soddisfare la richiesta nazionale e internazionale. Bisogna rivedere certe politiche, tra cui l’ampliamento del numero di piante per ettaro che devono passare da 200 a 500 come minimo. Dobbiamo progredire, ne abbiamo i mezzi, ma sempre mantenendo la tradizione delle nostre antiche piante. Dobbiamo utilizzare la tecnologia per dar vita ad una nuova filiera, più performante, ma che mantenga gli antichi campi come base fondamentale».

Alessandro Chiarelli (L’olio Evo siciliano vuole cambiare passo Tecnologia e tradizione elementi centrali)
Alessandro Chiarelli

Suggestivo e di grande interesse - anche perché ha offerto un particolare punto di vista introducendo il concetto di qualità democratica - l'intervento di Paolo Inglese, docente in Scienze agrarie, alimentari e forestali all'Università di Palermo. «Dobbiamo partire dal fatto che la gente con l’olio ci fa moltissime cose - ha spiegato - i produttori tuttavia sono chiamati a produrre oli di altissima qualità mantenendo prezzi bassi rispetto al lavoro che ci sta dietro. Bisogna consentire alle regioni che producono olio extravergine d’oliva di dialogare e confrontarsi su livello globale con produzioni intensive. E poi ci sono le eccellenze, le due cose non sono scollegate, bisogna avere masse di qualità medio-alta all’interno delle quali inserire le eccellenze, come accade nel vino altrimenti i consumatori acquistano oli di altri Paesi».

Paolo Inglese (L’olio Evo siciliano vuole cambiare passo Tecnologia e tradizione elementi centrali)
Paolo Inglese

Infine la parola ai produttori, rappresentati da Manfredi Barbera dell’omonima azienda: «Il successo dell’olio siciliano si può esportare - ha ammesso - perché l’olio Evo siciliano ha caratteristiche uniche. Il nostro olio ha un’intensa fragranza di erbe aromatiche a cui non corrisponde poi un gusto invasivo, ma dolce, rotondo, armonico, accattivante. Potrei dire che dal punto di vista del profumo è molto maschile, mentre dal punto di vista del gusto è femminile, ne nasce una fusione perfetta a mio modo di vedere. Per questo abbiamo grandi vantaggi in tema di internazionalizzazione perché i mercati che cercano gli “estremi” trovano nell’olio siciliano il giusto compromesso. Per quanto ci riguarda siamo uno degli ultimi marchi storici completamente italiani ad essere rimasti in vita e poi siamo stati i primi a mettere l’olio in bottiglie di vetro. Siamo riconosciuti per questo in tutto il mondo. Nel futuro dobbiamo rilanciare un modello agricolo che sia attuale, la terra è ideale ma le tecniche adottate sono rimaste a 30-40 anni fa. Serve un grande sforzo del sistema per mettersi al passo coi tempi».

Manfredi Barbera (L’olio Evo siciliano vuole cambiare passo Tecnologia e tradizione elementi centrali)
Manfredi Barbera

La dodicesima edizione di Isola del Tesolio si è chiusa con la consegna dei premi "Oliva d'oro - selezione speciale Barbera", iniziativa con cui ogni anno vengono premiate le personalità che si sono distinte nei diversi ambiti nella promozione e nella diffusione della cultura dell'olio extravergine siciliano.

I premiati sono stati, per la salvaguardia dell'ambiente e del consumatore con produzione bio, l'azienda agricola Alessandro Chiarelli, per la fedeltà e la costante affidabilità il frantoio cooperativa Saturnia, per la cura nella scelte delle materie prime, la creatività e l'innovazione, lo chef Riccardo Panarello del ristorante Sesto Canto, per essere punto di riferimento culinario per i top restaurants statunitensi nella fornitura di prodotti di qualità Joe Gurrera dell'azienda Citarella. Inoltre, il premio è andato a Fratelli Arena perché esempio per tutti i siciliani di come si può diventare grandi imprenditori senza perdere i grandi valori di qualità, territorio e famiglia, alla giornalista di Repubblica Licia Granello per la sua dedizione alla cultura del cibo, alla ditta Salvo 1968 di Tito Cumbo da 50 anni promotore della cultura gastronomica siciliana in Inghilterra e da 20 paladino dell'olio extra vergine d'oliva di qualità e a Rosaria Gambino per la dedizione e l'attaccamento all'azienda.

(L’olio Evo siciliano vuole cambiare passo Tecnologia e tradizione elementi centrali)

La Sicilia dell'olio e delle olive ha grandissima potenzialità. A parlare chiaro sono i numeri. Nell'Isola esistono circa 150 diverse varietà di olive e la regione è il terzo produttore nazionale dopo Puglia e Calabria. Nella Regione Sicilia ci sono 619 Frantoi Oleari (*dati fonte Agea), Oleifici attivi, distribuiti in tutte le 9 province siciliane: Provincia di Palermo (124 frantoi), Agrigento (91), Messina (84), Catania (67), Enna (44), Siracusa (36), Ragusa (33), Trapani ( 97) e Caltanissetta (43 frantoi). Sei le DOP presenti nell'area olivicola siciliana, rispettivamente nelle province di: Trapani con due Oli Dop (Valli Trapanesi, Valle del Belice), Palermo (Val di Mazara), Messina (Valdemone), Catania (Monte Etna), Ragusa (Monti Iblei).
Il prezzo dell'oliva della prossima campagna di raccolta non è stato ancora fissato, ma il prezzo medio di un litro d'olio extravergine all'ingrosso andrà dai 4 ai 7 euro.

Per informazioni: www.cofiol.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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