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Rigoloccio, la Maremma nel calice Vini Doc dal profumo internazionale

di Guido Gabaldi
 
03 dicembre 2018 | 18:23

Rigoloccio, la Maremma nel calice Vini Doc dal profumo internazionale

di Guido Gabaldi
03 dicembre 2018 | 18:23
 

Andata in Francia, ritorno in Toscana e permanenza in Maremma, per raccogliere i frutti del proprio lavoro. Questa potrebbe essere l’ultra sintesi della storia di Rigoloccio, azienda agricola di Gavorrano (Gr).

Fin dalle prime battute della presentazione aziendale, al prestigioso hotel Westin Palace di Milano, emerge una realtà che più toscana di così non si può; ma chi l’ha mai detto che i toscani sono quella razza di attaccabrighe cocciuti, convinti che il meglio esista solo a casa loro, provinciali fino al midollo? Malignità e luoghi comuni, evidentemente, come dimostra la storia dell’agronomo francese Pierre Marie Guillaume e dell’enologo toscano Fabrizio Moltard, che nel 2002 iniziano a lavorare in questi 23 ettari posti in zona precollinare, ai piedi del Monte Calvo nel territorio comunale di Gavorrano, cercando di inquadrare al meglio la vocazione vitivinicola di un terreno le cui componenti sono sabbia, limo, argilla e minerali ferrosi: e difatti Rigoloccio è il nome di un’antica miniera di pirite non distante dai terreni aziendali.

(Rigoloccio, la Maremma nel calice Vini Doc dal profumo internazionale)

La scelta di Guillaume e Moltard ricade su vitigni bordolesi, che di Sangiovese, Trebbiano e Canaiolo ne abbiamo i filari pieni, diciamo così: i due cominciano a impiantare Merlot, Chardonnay, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Alicante. Francia e Spagna in Maremma, dunque, e chi voglia dilettarsi con l’accusa di esterofilia faccia pure.

(Rigoloccio, la Maremma nel calice Vini Doc dal profumo internazionale)

La ricerca di un posizionamento enologico di respiro internazionale, a partire da una mineralità e da un terroir tipicamente maremmani, in breve tempo dà buoni frutti, dato che la giovane azienda si impegna nella partecipazione ad una serie di concorsi, ed ottiene piazzamenti di rilievo: cominciamo col top di gamma, “Abundantia” Maremma Toscana Doc. Si tratta di un Merlot in purezza affinato in barrique francesi per 18 mesi dai profumi intensi e dalla potente struttura.  Ricordiamo il titolo di “Miglior Merlot d’Italia 2015” al Concorso MondoMerlot di Aldeno (Trento), le super tre stelle della Guida Veronelli 2019 e l’assegnazione di 17/20 punti sullo speciale Top of Toskana di Vinum.

Al secondo posto, se proprio bisogna fare una classifica, ci metteremmo un altro vino premiatissimo, “Elegantia” Maremma Toscana Doc: taglio bordolese di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc che invecchia in barrique per almeno 18 mesi. Un grande interprete di questo connubio franco-toscano, dotato di grande equilibrio, con marcati sentori di ginepro, spezie e pepe. Tra i riconoscimenti targati 2018 ricordiamo le tre stelle Veronelli e i 3 tralci + 1 della guida Ais Vitae, oltre ai 16,5/20 punti sullo speciale Top of Toskana di Vinum.

Continuando con la corsa in salita delle citazioni, delle guide e dei premi troviamo “Il Sorvegliante” Toscana Rosso Igt, un avvolgente blend di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot, maturati separatamente in barrique per 12 mesi, a cui segue un passaggio in acciaio. Il suo nome è un omaggio agli antichi guardiani delle vecchie miniere delle Colline metallifere. Nel 2018 ha ottenuto le tre stelle Veronelli e i 3 tralci della guida Ais Vitae. E per concludere con l’aperitivo, e non addormentarsi sugli allori del rosso, ecco un bianco aromatico degno di nota, il “Mistral” Chardonnay Maremma Toscana Doc, vinificato in barrique per il 50% nuove e per l’altra metà di secondo passaggio (citato dalle guide I Vini di Veronelli e 3+1 tralci Ais Vitae): le note fruttate e speziate sono ben presenti, ma è la mineralità che rende originale questo Chardonnay e ne arricchisce il finale.

(Rigoloccio, la Maremma nel calice Vini Doc dal profumo internazionale)

«Questo bianco è un po’ un omaggio all’amico Mistral/maestrale - specifica l’enologo Fabrizio Moltard - ossia a quel vento che soffia sui nostri vigneti con grande costanza per tutto l’anno, e che contribuisce ad asciugare i filari, a rendere sane le uve e a diminuire la necessità di trattamenti antiparassitari. Per ottenere risultati eccellenti puntiamo molto, oltre che sulle caratteristiche del terreno e del microclima, sulla qualità della vendemmia: le uve, raccolte rigorosamente a mano, devono essere assolutamente sane, con acini perfetti. Il processo di lavorazione prevede poi che ogni cru fermenti separatamente, e che il blend venga assemblato, solo successivamente, in virtù delle condizioni del vigneto di provenienza e della personalità che si vuole imprimere al vino».

(Rigoloccio, la Maremma nel calice Vini Doc dal profumo internazionale)

Dare un carattere e una vocazione internazionale a un territorio così ricco di storia e attaccato alle proprie tradizioni, anche vitivinicole, non deve essere stato impresa facile. I maremmani di Rigoloccio ci stanno riuscendo, tanto per dimostrare che  pure i toscani riescono ad essere aperti al nuovo e capaci di trovare ispirazione in ogni parte del mondo, senza inutili presunzioni e riconoscendo la grandezza di una storia enologica secolare (il riferimento è ai cugini transalpini). L’umiltà precede la gloria, si dice, e se l’impostazione aziendale è quella vista finora, si può immaginare che sarà premiata da tanti altri riconoscimenti.

Per informazioni: www.rigoloccio.it

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