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Il turismo punta sempre più al cibo Non sprechiamo questa opportunità

di Alberto Lupini
direttore
 
28 gennaio 2019 | 15:38

Il turismo punta sempre più al cibo Non sprechiamo questa opportunità

di Alberto Lupini
direttore
28 gennaio 2019 | 15:38
 

Quella del turismo enogastronomico è una partita che l'Italia non può non giocare. Ristoranti, bar, produttori o mercati sono mete di viaggi organizzati o fai-da-te. Ma servono interventi per sostenere questo trend.

L’enogastronomia è la ragione per cui quasi un italiano su due si mette in viaggio. Una motivazione che coinvolge l’85% dei Millennials, mentre almeno un’esperienza col cibo viene fatta dal 98% di tutti i turisti italiani, sia che vadano in montagna, al mare o nelle città d’arte. Se poi consideriamo che nel 66% dei pacchetti dei tour operator offerti in giro per il mondo ci sono molte proposte di esperienze con cibo o vino, ora possiamo dire anche ufficialmente che il food eguaglia l’arte come motivazione per girare l’Italia. E del resto non potrebbe essere diversamente visto che il nostro stile di vita è strettamente intrecciato alla tavola, tanto da essere parte indissolubile della nostra Cultura. Anzi delle nostre Culture, vista l’incredibile differenziazione territoriale che fa dell’Italia una meta unica, per livello dell’offerta, anche per i gourmand.

(Il turismo punta sempre più al cibo Non sprechiamo questa opportunità)

Quella che era una tendenza segnalata da tempo, è ora diventa una certezza statistica grazie al Rapporto sul turismo enogastronomico dell’Università di Bergamo, che segnala come in un anno questa “motivazione” è cresciuta di quasi il 50%. Nel momento in cui crollano molti miti della globalizzazione e i nazionalismi si impongono, creando non poche preoccupazioni, possiamo avere almeno la fortuna che per prestare più attenzione alla nostra identità non si può non pensare a una delle cose che più ci contraddistingue come italiani e che piace agli altri: la cultura della tavola e dell’accoglienza.

Ristoranti, bar, produttori o mercati sono le destinazioni preferite, in logiche di tour organizzati o di fai-da-te. Se di preferenza gli italiani preferiscono viaggiare per il Belpaese, magari anche per ragioni di costo, sta di fatto che connazionali e stranieri hanno come obiettivo tipicità e cibo o vino in qualche modo garantiti. Sempre di più, la parola d’ordine è “esperienza”.

In proposito va però detto che in Italia siamo ancora in una dimensione artigianale rispetto a quello che altri Paesi, con molta meno qualità e ricchezza di offerta, fanno da anni. Le aziende non sono per lo più in grado di offrire visite davvero qualificate (la dimensione piccola delle nostre cantine impedisce ad esempio di avere personale dedicato o spazi di degustazione capaci di ospitare i viaggatori di un pullman...). Le istituzioni, nonostante i tanti proclami, sembrano disinteressarsi (se non remano contro) di un comparto che potrebbe offrire opportunità enormi per uno sviluppo virtuoso e “pulito”. È vero che l’attuale Governo ha unificato i ministeri delle Politiche agricole e del Turismo e Centinaio è un entusiasta sostenitore di questa svolta. Ma non si può dimenticare che la fusione è ora bloccata per errori di procedura amministrativa, mentre sono invece in vigore i provvedimenti capestro del “decreto dignità” che, cancellando i voucher per i ristoranti e per gli hotel, hanno messo una zeppa all’attività di accoglienza di tante piccole imprese che sono la prima linea del turismo.

Servono interventi urgenti e ben fatti per sostenere questo trend. Ed è su questo tema che inviteremo i maggiori protagonisti del settore ad un confronto pubblico in occasione del nostro evento Premio Italia a Tavola a fine marzo ad Artimino.

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