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Determinato, altruista, curioso Lo chef Alfonso Vitelli si racconta

di Carla Latini
 
06 aprile 2019 | 12:11

Determinato, altruista, curioso Lo chef Alfonso Vitelli si racconta

di Carla Latini
06 aprile 2019 | 12:11
 

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco ad Alfonso Vitelli del Ristorante Areadocks di Brescia, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo.

Alfonso è campano, ma ha trascorso l'adolescenza a Brescia. Dopo il diploma all'alberghiero parte per Londra. Inizia la sua prima esperienza nel Windows Restaurant dell'Hilton Hotel. Lo chef è francese. Con lui apprende i segreti delle salse e la cottura delle carni.

Alfonso Vitelli (Determinato, altruista, curioso Alfonso Vitelli si racconta)
Alfonso Vitelli

Dopo quattro anni è pronto per cambiare prospettiva. Lo fa durante l’anno al Ristorante Nahm, sempre a Londra, all’epoca l’unico thailandese stellato in Europa. Per lui nuovi saperi e sapori, ma la nostalgia per l’Italia si fa sentire. Con il bagaglio carico di questi 5 anni arriva a Roma, al ristorante stellato La Terrazza dell'Hotel Eden. Poi un amico gli dice che Andrea Berton, dopo L’Albereta diretta da Gualtiero Marchesi, sta per andare a Milano, al Trussardi. Vitelli non si lascia scappare l’occasione ma, confessa sincero, «resisto solo sei mesi». Giusto in tempo per prendere la prima stella.

Decide di tornare a casa, a Brescia. Lo accoglie Philippe Léveillé al bistellato Miramonti L’Altro di Concesio, che gli dà grande fiducia fino a promuoverlo sous chef. Sta qui ben 5 anni che saranno determinanti per la sua formazione intellettuale e gastronomica. La disciplina e l’umanità insegnate da Léveillé lo segnano per sempre.

Oggi, ormai da 7 anni, è al comando della cucina del Ristorante Areadocks con una brigata di 15 cuochi. La sua filosofia è netta e ben identificabile. Parte dalla tradizione, come tutti i grandi che si rispettino, trova ispirazione dalla stagionalità delle verdure e, scavando dentro la valigia di esperienze, aggiunge quell'“umami” che fa la differenza fra una ricetta e il racconto di un percorso gastronomico intelligente, di grande soddisfazione per il palato dei suoi clienti.


Da bambino cosa sognavi di diventare?
Il direttore di una grande banca, ma poi mia nonna mi fece cambiare idea

Il primo sapore che ti ricordi?
Il babà di mia nonna

Qual è il senso più importante?
La vista, il resto segue

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato?
Ricordo una terrina di cervo e foie gras a scacchi, ogni volta che tagliavo la prima fetta facevo una piccola preghiera.

Come hai speso il primo stipendio?
Ho comprato dei coltelli

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
La carbonara, il filetto alla Rossini ed il Pad Thai

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Il Parmigiano

Qual è il tuo cibo consolatorio?
La cioccolata con le nocciole

Che rapporto hai con le tecnologie?
Ottimo direi, soprattutto se facilitano il mio lavoro in cucina

All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
Mangio tutto, ma se proprio devo scegliere, allora la polenta

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Alain Ducasse, Heston Blumenthal, Antonino Cannavacciuolo

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
La Notte stellata di Vincent Van Gogh

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
"The show must go on" dei Queen

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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