L’attuale via Orti è un quartiere lineare, che accoglie botteghe, ma soprattutto locali che donano un fresco respiro di movida. Un borgo vivace, antico e giovane, dove tradizione e tendenze si abbracciano. Intrecci che al civico 7 hanno portato il cliente-giornalista-inquilino del palazzo, Carlo Carnevale, a diventare socio operativo di Filippo Cadeo nella gestione di El Pecà. L’insegna è tutto un programma e si ispira, in milanese, ai momenti “peccaminosi” consumati tra le mura di quella strada blindata dalla Legge Merlin, che nel 1958 ha sigillato le “case chiuse”.
Riso con crudo di gamberi
Un passato che ritorna nel ristorante cocktail bar sotto forma di intensità, di calore, nella formula e nell’accoglienza: 60 metri quadri per 30 coperti full proof. «Non un luogo di perdizione, ma un posto dove perdersi», ironizza Carlo Carnevale, per destino o inclinazione piovuto in sala dal suo appartamento al terzo piano. «Un locale che trasmette e assorbe esperienze».
Alessio Lorusso,Carlo Carnevale. Seduti, Romeo Poltronieri, Gabriel Garcia
In cucina l’emiliano
Romeo Poltronieri, un curriculum che lo ha visto mettere le mani per tre anni in diverse formule di ristorazione in Israele, per due allo stellato Marconi (Sasso Marconi, Bo) e per quasi un anno da Cracco. Dalla Galleria a via Orti è stata una effettiva prova di coraggio e determinazione. Ma Poltronieri, con al fianco Alessio Ecora Lorusso, sa cosa vuole. «Faccio una cucina di solo pesce, semplice, mediterranea, tradizionale, con impennate creative. Ogni ricetta è figlia di un paio di settimane di studio o dell’estro, di un guizzo improvviso. La tecnica non deve essere un’autocelebrazione e nel piatto si devono riconoscere gli ingredienti». Al palato e alla vista. In questo periodo Romeo propone ricette con ingredienti che rimandano ai colori dell’autunno o piatti di puro cromatismo stagionale. Un impressionismo gastronomico.
Volo radente sulla carta. Luci rosse, a base di salmone rosso selvaggio marinato, yogurt, riccia, finocchietto e caviale, a seguire Risotto tabù, ai pistilli di zafferano con crudo di gamberi rossi di Mazara e polvere di liquirizia. Davvero sorprendente è Milano al mare: cotoletta di tonno rosso scottato (due panature in burro chiarificato) e, per non farsi mancare nulla, maionese alla bottarga.
Capricci di gola
El Pecà ha anche un’anima mixolocica. Un progetto in divenire a ogni cambio di stagione. Ai quattro signature drink previsti oggi ne subentreranno di nuovi per concessione dei bartender che hanno sposato la filosofia che El Pecà vuole tramandare: ricette condivise, dedicate ogni volta a qualcosa o a qualcuno che si identifichi nel nome del locale. La drink list attuale è un itinerario tra le città più controverse per strade, persone e vizi: da Napoli a Los Angeles, fino a Hong Kong e al Messico. Quattro drink fuori dal coro, come per esempio l’Americano Napoletano - twist pensato dalla barlady Patrizia Bevilacqua - o lo Spring Break Paloma per un sorso e fuga in centro America, realizzato da due bartender di fama sulla scena milanese: Marianna Di Leo e Francesco Bonazzi. Dirige il banco di El Pecà Gabriel Garcia.
Per informazioni:
www.elpeca.it