Erano le 24, ora sono le 23: la Lombardia, la più colpita durante la prima ondata della pandemia di Covid, ha chiesto al Governo un nuovo coprifuoco — dalle 23 alle 5 di ogni giorno — a partire da giovedì 22 ottobre, che preveda la chiusura di tutte le attività e lo stop agli spostamenti, ad esclusione di casi «eccezionali» (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità). Un'ipotesi che mette d'accordo destra e sinistra ma che rischia di assestare un colpo mortale a bar e ristoranti.
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Il Governo, come riporta il Corriere della Sera, sembra aver già, in sostanza, accettato la proposta, arrivata, all’unanimità, dai sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, dal presidente dell’Anci, Mauro Guerra, dai capigruppo di maggioranza e di opposizione e dal governatore della Regione Attilio Fontana.
Senza, naturalmente, contestare le motivazioni che sono dietro a tale richiesta, si può comunque sottolineare come questa decisione sia un modo per far chiudere i locali alle 22 senza dire “chiudete i locali”. Alle 22 perché di certo i ristoratori non potranno chiudere alle 23 in punto, ma molto prima per sparecchiare, chiudere la cassa e il locale e dare ai clienti e a se stessi il tempo di tornare a casa.
Senza contare che, ancora una volta, i locali sono il capro espiatorio: di certo non tutti i contagi avvengono nei ristoranti, anzi come è stato più volte sottolineato è soprattutto in famiglia che bisogna stare attenti, e naturalmente può succedere in ufficio, in palestra, dal panettiere ecc…
Tra le richieste della proposta c’è anche quella di chiudere, nelle giornate di sabato e domenica, la media e grande distribuzione commerciale, «tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità». Il 16 ottobre la Lombardia aveva già introdotto il divieto di vendita di alcolici dopo le 18.
«Sono d'accordo sull'ipotesi di misure più restrittive in Lombardia - ha commentato il ministro della Salute Roberto Speranza - Ho sentito il presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore».
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Attilio Fontana
«Abbiamo deciso di emanare un provvedimento che sia anche
simbolico» ha detto
Fontana su Rete4, per «cercare di dare un colpo ad una delle causa del contagio che è ripartito e che sono l’assembramento, la
movida, le feste, gli incontri in piazza, tutte cose che non si riescono a controllare perché non riusciamo ad avere un numero sufficiente di polizia e agenti».
La proposta nasce dalla rapida evoluzione della curva epidemiologica e dalla previsione della Commissione indicatori istituita dalla direzione generale Welfare, secondo cui, al 31 ottobre, potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4mila in terapia non intensiva.