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Carlo Sichel, un bravissimo autodidatta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Carlo Sichel, food consultant di Etna Urban Winery a San Gregorio (Ct), che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo

di Carla Latini
 
15 febbraio 2023 | 07:00

Carlo Sichel, un bravissimo autodidatta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Carlo Sichel, food consultant di Etna Urban Winery a San Gregorio (Ct), che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo

di Carla Latini
15 febbraio 2023 | 07:00
 

Carlo Sichel nasce a Catania nel 1959. La sua strada professionale all’inizio è un’altra. Si laurea in giurisprudenza perché vuole fare il magistrato. Ma per motivi familiari è costretto a essere assunto in banca. Divide la sua vita lavorativa fra Catania e Milano e soggiorna nel capoluogo lombardo dal 1982 al 1987. Durante questo periodo conosce Luigi Veronelli e comincia a prendere corpo la sua passione per il vino. Erano tempi in cui cresceva la cultura enogastronomica e Carlo ha la fortuna di incontrare vignaioli importanti come Lino Maga che scrivono la storia enologica italiana.  Ritorna a Catania con l’impulso di aprire un locale, Il Carato, insieme a suoi amici concittadini. Trae l’ispirazione da un’osteria milanese che, a quei tempi, era sui Navigli. All’inizio è solo enoteca con salumi e vini.

Nel 1992 ritorna spesso a Milano per motivi di lavoro. Risale a quegli anni l’amicizia, profonda, con Carlin Petrini e con Arci Gola Slow Food di Bra (Cn). Carlo inizia a parlare di vino in maniera seria prendendo parte ai primi corsi di sommelier curati da insegnanti spettacolari e vignaioli altrettanto spettacolari. Conoscendo Slow Food si innamora dei rossi toscani e piemontesi e dei bianchi trentini e friulani. Pochissime erano allora le etichette siciliane. L’enoteca solo con salumi e formaggi necessita di un cambiamento. E Carlo che di cucina conosce solo la teoria attraverso i tanti libri letti nel tempo decide che, per cimentarsi ai fornelli, doveva assolutamente studiare e applicare le tecniche.

Carlo Sichel è un bravissimo autodidatta. Dice di non avere maestri da ringraziare a cui potrebbe essersi ispirato. Segue dalla Sicilia le evoluzioni italiane, francesi e spagnole. Le mode e le tendenze. Prova, sperimenta e i suoi clienti sono i suoi unici termini di paragone. Ricorda un approccio ai fornelli vero, senza alcun bisogno o esigenza di tecnologia. Convinto che la scienza in cucina ci deve essere ma non bisogna farsi sconvolgere. Si riesce a fare da mangiare anche trasgredendo qualche regola scritta nei manuali. Carlo vuole ritornare alla cucina sul fuoco e oggi fa consulenze, organizza cene e lo chiamano per ricevimenti e eventi.

Le sue ultime proposte? Tubetti, crema di tenerumi, brodo affumicato alle alghe, cozze, vongole e yogurt dei campi Iblei, oppure tonno rosso scottato in salsa di aiolì, croccante salato di sesamo nero e polpettine di pane. La sua attuale sede operativa è Petralonga, un vecchio casale con una bellissima campagna etnea, dove l’azienda vitivinicola, Etna Urban Winery, accoglie gli ospiti in giro per la proprietà in visita ai vigneti, con degustazione di vini e cibo. Il cibo è compito di Carlo che, attualmente, sta formando un giovane cuoco che segue le sue indicazioni e le sue direttive. Idee e progetti per il futuro? Troveremo Sichel in Sardegna. Una regione che ama particolarmente. Teniamolo d’occhio.  

Carlo Sichel Passionale giusto brontolone: Carlo Sichel si racconta

Carlo Sichel

Da bambino cosa sognavi di diventare?
Appassionato di film western e volevo fare il cowboy

Il primo sapore che ti ricordi.
Il latte condensato

Qual è il senso più importante?
Il gusto nella sua eccezione ampia, anche olfattiva

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato.
Quello che ancora devo realizzare

Come hai speso il primo stipendio?
Aereo Catania Milano per andare a trovare mia moglie

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Pecora bollita di mio cognato Tore con le patate, le penne burro e ricci di Moreno Cedroni, tartare di lepre di Mauro Uliassi

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Formaggio immancabile, pomodoro e Gin

Qual è il tuo cibo consolatorio?
Lo spaghetto al pomodoro

Che rapporto hai con le tecnologie?
Amore e odio le studio, le utilizzo ma non sono la mia priorità

All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
Zucchina bollita

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Mia moglie e i miei figli

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
“Convergence” di Jackson Pollock

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
“La libertà” di Giorgio Gaber

 

 

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