È iniziato dalle cantine Ferrari il tour di un giorno organizzato per alcuni giornalisti del settore turistico ed enogastronomico, dalla segreteria dell’associazione Ristoranti Regionali - Cucina Doc che, dai primi anni settanta, sostiene il ruolo dell’enogastronomia del territorio intesa come espressione di cultura e componente essenziale dell’offerta turistica italiana e Trento è sicuramente tra le mete più interessanti da questo punto di vista.
Entrando alla Ferrari, nello spazio dedicato all’accoglienza, trovi le fotografie degli ospiti illustri che hanno preceduto la tua visita o hanno brindato nel mondo con le famose bollicine: Enzo Ferrari, che complice l’omonimia, dà il via al rito di festeggiare con il Trento Doc più conosciuto il podio della formula 1; Sandro Pertini, che dal 1978 vuole Ferrari come spumante al Quirinale; e poi personalità dell’arte, della moda, della politica internazionale. Volti felici ritratti accanto ai componenti della famiglia Lunelli senza ostentazione, con amichevole semplicità.
Ci accoglie Mauro Lunelli, enologo che nel 1972 ha dato vita al “Giulio Ferrari”, il top della produzione che si realizza solo con le uve delle annate migliori e riposa oltre 10 anni prima di poter essere assaggiato. Una guida di eccezione, non solo per la competenza, ma soprattutto per l’amore che trasmette presentando l’attività e la storia dell’azienda di famiglia iniziando dal banco di vini d’asporto aperto dal padre Bruno nel 1927 in via Cavour a Trento, assoluta novità per l’epoca, poi trasferito in largo Carducci dove si vendevano anche liquori e dolciumi, sempre della qualità migliore.
Nel 1952, la svolta: Giulio Ferrari, burbero produttore di spumante, anzi di champagne perché fino al 1947 è così che si poteva chiamare, sceglie tra molti candidati Lunelli come suo successore. L’enorme sforzo economico per ritirare l’attività è ripagato da successi rapidi e continui. Da Bruno e dalla moglie Elda, sempre attivamente al suo fianco, nascono cinque figli ai quali trasmettono i principi di onestà, laboriosità, ricerca dell’eccellenza che sono le solide basi dell’azienda che con grande eleganza, rappresenta lo stile italiano nel mondo.
Lo scorso anno sono state prodotte 4.500.000 bottiglie di bollicine che riposeranno, per un tempo variabile, insieme ai 20 milioni di bottiglie ordinatamente accatastate nel “caveau” della cantina. Lasciata la Ferrari, con il desiderio di tornare per conoscere il suo prezioso gioiello: Villa Margon, dimora cinquecentesca dalla storia sontuosa, raggiungiamo il centro storico di Trento dove pranziamo all’Antica Trattoria Due Mori, ospitata in un palazzo del ‘500. Qui Fabio e Lucia Dal Palù dal 1988 propongono succulenti piatti della tradizione e, oggi, sono affiancati dai tre figli: Martina, Marzio e Roberta da sempre associati al gruppo Ristoranti Regionali -Cucina Doc hanno portato le specialità trentine in numerosi “festival gastronomici” organizzati dall’associazione, in Italia e all’estero. Un anno dopo l’apertura del locale, hanno affidato la cucina all’executive chef Giacomo Franini che arriva da Bergamo dove ha iniziato la sua carriera lavorando in locali di prestigio.
Fabio ha deciso di proporre ai giornalisti enogastronomi il “menu a la carte” del ristorante, dando prova di coerenza e autenticità. Il pranzo è iniziato con la trota del Sarca marinata in carpione alla quale è seguito un delicato risotto al limone, rosmarino e Cassolet della Val di Sole; quindi si sono assaggiate delle gustose tagliatelle di mirtillo nero e ragù di capriolo per proseguire con una saporita punta di filetto di struzzo (da allevamento trentino) al forno. Roberta ha preparato per gli ospiti una deliziosa crostata di Mirtilli e suo fratello Marzio ha scelto, con competenza, i vini delle Cantine Monfort di Lavis in abbinamento al menu. Al termine del pranzo, una passeggiata fino a Piazza Duomo percorrendo la “Contrada larga” una delle più belle e colorate vie della città ricca di palazzi e case patrizie: palazzo Thun, palazzo Geremia, palazzo Alberti Colico, le case Cazuffi e Rella affrescate con figure mitologiche e floreali risalenti al XIV secolo, che testimoniano il prestigioso passato della città, iniziato già in epoca romana.
L’archeologa Maria Raffaella Caviglioli, dei servizi educativi della sopraintendenza per i Beni Culturali di Trento, ha accompagnato i giornalisti alla scoperta di Tridentum romana, nel sottosuolo del centro storico, lo “splendidum municipium” come lo definì l’imperatore Claudio nel 46 d.C. A conclusione del tour, la visita al Muse: museo della scienza progettato da Renzo Piano. Nel luminoso edificio ecosostenibile, l’ambiente naturale del Trentino è a portata di mano, le simulazioni multimediali completano ed arricchiscono le informazioni; un’opera che fa onore al genio creativo del più apprezzato architetto italiano contemporaneo ed aggiunge valore alla città che la ospita.