297mila euro: questa la sanzione che il Comune di Amsterdam ha inflitto ad un locatore tramite Airbnb, poiché affittava ben 11 appartamenti violando le norme locali, secondo le quali, almeno da quanto deciso lo scorso dicembre, i proprietari di alloggio possono affittare i propri locali fino a un massimo di 60 giorni all'anno, con la possibilità di poter ospitare solo quattro persone alla volta.

Dopo alcune segnalazioni, il Comune ha deciso di condurre indagini sul trasgressore, venendo in conseguenza a conoscenza delle irregolarità nelle procedure di locazione. L'uomo, quindi, dovrà corrispondere all'amministrazione locale una somma pari a 13.500 euro per ogni appartamento di sua proprietà, affittato tramite la piattaforma home sharing.
Questo un esempio di applicazione delle norme che le città di tutto il mondo stanno mettendo in atto contro l'home sharing illegale, norme queste che rispondono ad un dilagare di piattaforme come Airbnb che, seppur con i loro fondamenti positivi, hanno spesso condotto a forme di illecito, casi di evasione fiscale e affitto in nero. Amsterdam, con la sua legge di dicembre e la conseguente applicazione, si inserisce nel quadro di altre capitali europee schierate a favore dell'affittuariato legale, quali Barcellona e Berlino.
Così, è sempre bene ricordarlo, si sono anche mosse negli anni numerose città italiane, da Roma a Bari, da Firenze a Milano, con un'ottica che vuole garantire la trasparenza degli affitti per evitare evasione e nero, e allo stesso tempo per salvaguardare il sistema alberghiero, una realtà che rappresenta l'ospitalità e la professionalità italiane da sempre.
«È noto - ha commentato Federalberghi - che a febbraio 2014 nella capitale olandese è stato sancito il limite di sessanta giorni all’anno per poter affittare un appartamento privato sulla piattaforma di Airbnb. Non si può dire altrettanto purtroppo per il nostro Paese, dove la materia non è ancora regolamentata a dovere così da poter garantire chi opera nel settore correttamente».
Federalberghi solleva una questione fondamentale: la mancanza di una normativa nazionale che regoli gli affitti tramite piattaforme quali Airbnb, lasciando ancora ai comuni l'onere di stipulare patti con il sito di San Francisco.
«Piuttosto che preoccuparsi di aumentare le accise - ha proseguito Federalberghi - da noi si dovrebbe piuttosto considerare una necessità concreta e prioritaria il far pagare le tasse agli abusivi. In tutto il mondo, da New York a Berlino fino a Barcellona, sono state dettate regole per porre un argine al dilagare degli affitti abusivi. In Italia siamo praticamente gli unici a non aver legiferato, mentre da tempo sottolineiamo l’urgenza di una legge mirata, che consenta all’Italia di non restare indietro».