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Caterina Soffici, un'italiana a Londra tra romanzi e cultura alimentare

Per anni a capo della redazione Cultura de Il Giornale, oggi collabora con la Stampa e Vanity Fair, ma sono i romanzi a tracciare la sua attuale strada professionale. Che passa anche per la tradizione gastronomica

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
02 agosto 2017 | 16:15

Caterina Soffici, un'italiana a Londra tra romanzi e cultura alimentare

Per anni a capo della redazione Cultura de Il Giornale, oggi collabora con la Stampa e Vanity Fair, ma sono i romanzi a tracciare la sua attuale strada professionale. Che passa anche per la tradizione gastronomica

di Gabriele Ancona
vicedirettore
02 agosto 2017 | 16:15
 

Da quando si è trasferita a Londra, nel 2010, Caterina Soffici ha pubblicato tre libri. Per anni a capo della redazione Cultura de Il Giornale, oggi collabora con la Stampa e Vanity Fair, ma sono i romanzi a tracciare la strada maestra della sua attuale dimensione professionale. Le prime due pubblicazioni, i saggi “Ma le donne no” e Italia yes Italia no” (2010 e 2014), hanno rappresentato il primo stacco dal giornalismo a tempo pieno.

Caterina Soffici - Caterina Soffici, un'italiana a Londra tra romanzi e cultura alimentare

Caterina Soffici

“Nessuno può fermarmi”, romanzo edito a inizio 2017, ha inaugurato una nuova fase di scrittura e di vita. «Scrivere romanzi - racconta - richiede un impegno fisico e mentale totale. Un’impresa ardua se si devono seguire i ritmi quotidiani della vita di redazione e nel privato quelli di una famiglia. Oggi però posso permettermi di impegnarmi in questo percorso». E la trama di un secondo romanzo è già nei suoi pensieri.

In “Nessuno può fermarmi” Caterina Soffici riporta alla luce una tragedia da sempre relegata nel dimenticatoio della Storia, il naufragio dell’Arandora Star del 2 luglio 1940. Sulla nave, silurata dai tedeschi al largo delle coste britanniche, persero la vita 446 civili italiani deportati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all’Inghilterra. La loro colpa, il sospetto. Per Churchill, anche se composto da italiani integrati da generazioni, un nucleo di nemici nel cuore del Regno. Un tumore da asportare.

La storia ha come epicentro Berni’s, il tipico caffè con cucina che gli immigrati italiani aprivano a Londra nel cuore di Little Italy, il quartiere di Clerkenwell. «Luoghi di aggregazione - spiega Caterina Soffici - dove la comunità si riuniva. I vecchi giocavano a carte, c’erano la macchina per il caffè e il bancone di zinco. Le donne in cucina tiravano la pasta. Negli anni ’30 in questi locali si trovavano i prodotti tipici importati dall’Italia, soprattutto salumi, vino e formaggi. A Londra sopravvive a Soho il Bar Italia».

Oggi la metropoli offre una ristorazione globale. C’è spazio per tutti, ma il mercato è adrenalinico e in costante turn over. «Ci sono i cosiddetti ristoranti di quartiere - sottolinea Soffici -. In genere sono a conduzione famigliare e funzionano bene. Sono italiani, come la “Pentolina”, per fare un esempio, ma anche indiani, cinesi, greci, vietnamiti. Un universo di cucine. Il centro è appannaggio dell’alta ristorazione internazionale, poi ci sono i grandi chef indipendenti e le catene». Le pizzerie a marchio “Franco Manca” sono ormai una quindicina e lavorano seriamente, a partire dall’utilizzo del lievito madre.

Un segmento di mercato molto attivo è inoltre rappresentato dallo street food. Un’offerta ricca di sapori, dalla paella alle crepes, dalle specialità mediorientali a quelle indiane. I corner sono sempre affollati: si mangia bene a prezzi contenuti. «Sotto questo aspetto Londra è una città impegnativa - puntualizza Caterina Soffici -. Soprattutto per chi, come noi, è abituato a un ventaglio di gusti unico. Certo, qui si trova di tutto, ma a che prezzi. Parmigiano e sale grosso, questo introvabile, sono sempre presenti nei bagagli a mano in partenza da Malpensa».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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