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OperaWine, buona la settima

 
04 maggio 2018 | 09:14

OperaWine, buona la settima

04 maggio 2018 | 09:14
 

Il meglio della produzione vinicola nazionale secondo il palato americano. OperaWine 2018 è stata un’opportunità di altissimo profilo per quella che si è presentata come l’edizione più qualitativa di sempre.

Dal 2012 OperaWine “Finest Italian Wines: 100 Great Producers” costituisce l’ouverture di Vinitaly. Wine Spectator, la prestigiosa rivista americana, ha selezionato per questa settima edizione 107 cantine rappresentative di tutto il territorio italiano. Inevitabile il confronto con i punteggi attribuiti dalla bibbia di oltreoceano, compresi in un range fra 97 e 88 punti centesimali. Opinabili (come lo sono anche le valutazioni della critica nazionale) ma sempre fonte di stimolo per raffrontare tendenze e chiavi di lettura.

(OperaWine, buona la settima)

Difficile, tanto per iniziare dallo score massimo, non convenire sui 97 punti tributati al Barolo Falletto Vigna Le Rocche Riserva 2011 Bruno Giacosa. Il modo migliore per ricordare un grande Maestro del Nebbiolo attraverso un vino di gran classe, agile e possente allo stesso tempo. Non riassaggiavo da un po’ il Colli della Toscana Centrale Flaccianello 2009 di Fontodi (96 points W.S.). Servito rigorosamente da formati magnum, si è mostrato in ottima forma per compattezza e profondità. Sontuoso il finale di bocca, dai lievi rimandi ematici. Strepitoso il Barbaresco Sorì Tildin 2013 Gaja, per chi scrive ben oltre i 95 punti della ranking list ufficiale. Rosso sontuoso, in piena parabola ascendente. Luminoso e futuribile.

Splendido il Galatrona 2011 Petrolo (94 points W.S.), merlot di ineffabile eleganza e magnifica integrità. Continuo e sfaccettato, tutto da godere. Escursione a pieno sud con il Passito di Pantelleria Ben Ryè Edizione Limitata 2008 Donnafugata, molto nelle mie corde (93 il punteggio di Wine Spectator). Vince a mani basse il mini-girone dei Passito Wines selezionati per questo appuntamento (soltanto tre in tutto). Inafferrabile e cangiante, semplicemente sublime. Dalla più ampia sezione Whites (quattordici i vini bianchi proposti), scelgo il Soave Classico Contrada Salvarenza Vecchie Vigne 2014 Gini (92 points W.S.). Smentisce i luoghi comuni sulle piccole annate denotando slancio, vitalità e presa gustativa. Capolavoro di equilibrio fra peso e misura, saporito, ritmato.

Fin troppo minimal anche il capitolo Sparkling (cinque sole etichette prescelte) introdotto dal Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi Riserva 2005 Ca’ del Bosco. 91 punti decisamente conservativi quelli assegnati da Wine Spectator per una bottiglia in stato di grazia che unisce al meglio forza motrice e pienezza gustativa. Delizioso, riprendendo la preponderante offerta in Reds, l’Isola dei Nuraghi Turriga 2008 Argiolas. Dieci anni portati magnificamente e 90 centesimi di Wine Spectator da leggere in controluce per un vino di rarefatta bellezza, mediterraneo nell’anima. 89 punti davvero risicati per il Brut Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2000 Ferrari. Dissento e degusto con gioia un vino che traduce fedelmente l’opulenza dell’annata ma resta capace di sciogliersi in rivoli sapidi ad impreziosire una chiusura scintillante. Citazione conclusiva dedicata all’unico 88 centesimi del catalogo, il Barolo Ravera 2008 di Elvio Cogno. Annata classica, stile tradizionale ed evoluzione decennale lo portano nel terreno a noi più congeniale, quello del Barolo di lungo respiro. Poco yankee, forse, ma ancora buonissimo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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