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Commenti negativi su Google Il Tribunale: «Sì alla critica graffiante»

di Federico Biffignandi
 
27 febbraio 2019 | 10:41

Commenti negativi su Google Il Tribunale: «Sì alla critica graffiante»

di Federico Biffignandi
27 febbraio 2019 | 10:41
 

Dalla 18ª sezione del Tribunale di Roma arriva una sentenza storica che farà sicuramente da precedente: negozi, ristoranti, servizi pubblici e professionisti non hanno il diritto all’oblio. Così però si rischia di fare diversi passi indietro sulla questione “recensioni online”.

Se si respirava un’aria nuova e positiva dopo l’accordo della scorsa estate tra Fipe e TripAdvisor su un maggior controllo dei commenti lasciati sul web e su una revisione dei principi coi quali si classificavano i locali sul portale, ora invece tutto sembra che si debba ripensare.

(Commenti negativi su Google Il Tribunale: «Sì alla critica graffiante»)

Tutto nasce da una vicenda che ha coinvolto un chirurgo plastico di Roma che sulla sua scheda Google My Business si era ritrovato - tra molteplici recensioni positive - quattro post estremamente negativi. Così aveva chiesto a Google di rimuoverli facendogli causa. Ma in aula il giudice ha “assolto” Google e condannato il chirurgo a pagare le spese legali.

Quello che più preoccupa è la motivazione che si legge nella sentenza del giudice, che recita: “Il diritto di critica può essere esercitato anche in modo graffiante e con toni aspri”. Vero è che in democrazia ognuno può esprimere il proprio parere. Ma: chi stabilisce quali sono i limiti dei “modi graffianti”? E chi riesce a differenziare tra “toni aspri” e “toni offensivi”? In ultimo, la questione più importante: il giudice si sarà interrogato sulla veridicità di quei commenti? Gli autori saranno davvero stati dal chirurgo plastico di Roma?

Rifacendoci alle decine di storie legate a ristoratori vessati da commenti offensivi e fasulli, il dubbio non può che sorgere insieme al chiedersi perché un cittadino - secondo la Corte di Giustizia europea - abbia il diritto all’oblio, mentre un’attività no. I servizi di recensioni in rete - si evince dalla sentenza - hanno diritto di esistere a prescindere dalla volontà di chi viene recensito, perché sulla possibile contrarietà del gestore dell'esercizio prevale il diritto di critica degli utenti. Le recensioni possono anche essere negative: conta di più l'interesse generale che quello del singolo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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