Per molti, in questi due mesi di forzata clausura, causa coronavirus, gli orti famigliari e urbani a due passi da casa, sono stati una sorta di salvezza e di salutare passatempo. E in attesa della fase 2, o meglio della lenta e scaglionata ripartenza stabilita dal 4 maggio, la Regione Lombardia ha chiarito che è consentito lo spostamento per andare a coltivare i piccoli appezzamenti, anche se non si è agricoltori professionisti e se il fondo di proprietà non si trova nei pressi dell'abitazione.
Via libera della Regione Lombardia alla coltivazione degli orti
Inoltre alla luce delle nuove ordinanze 537 e 538 emesse il 30 aprile, basta averne titolo, così come stabilito del provvedimento firmato dal presidente Fontana e voluto dall'assessore all'Agricoltura
Fabio Rolfi. È possibile anche recarsi fuori dal comune di residenza,
esclusi gli orti delle seconde case. Dunque, chiunque possieda un terreno adibito alla produzione di frutta e ortaggi può raggiungerlo per prendersene cura. «Molti lombardi - hanno sottolineato gli amministratori regionali - ce lo chiedevano e riteniamo opportuno chiarirlo definitivamente. Troppe aree verdi erano a rischio abbandono».
Per tante famiglie, ristoratori e pensionati, il piccolo appezzamento di terreno rappresenta non solo un modo per passare il tempo, ma anche uno strumento di risparmio che consente di autoprodursi delle buone e salutari verdure e frutta di stagione. Si va insomma verso una nuova normalità; la cura della terra è un elemento essenziale. I lombardi, e non solo, hanno voglia di ripartire anche coltivando fragole, insalata, pomodori, prezzemolo, cipollotti, salvia e rosmarino. Tutto, ovviamente, in massima sicurezza.