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Enoturismo: livelli pre Covid fra due anni. Le strategie per accelerare

Un settore importante per il turismo italiano, ma ancora oggi gestito dalle regioni a macchia di leopardo: se da una parte troviamo il buon esempio della Toscana altre sono indietro. Serve unione e formazione

di Emanuele Bottiroli
 
03 ottobre 2021 | 15:30

Enoturismo: livelli pre Covid fra due anni. Le strategie per accelerare

Un settore importante per il turismo italiano, ma ancora oggi gestito dalle regioni a macchia di leopardo: se da una parte troviamo il buon esempio della Toscana altre sono indietro. Serve unione e formazione

di Emanuele Bottiroli
03 ottobre 2021 | 15:30
 

Lenoturismo «è una parte particolarmente attrattiva della proposta agroalimentare italiana. Il 17° rapporto sul turismo del vino dell'Associazione Città del Vino stima che per tornare ai livelli pre-Covid bisognerà aspettare ancora due anni, cercheremo di accelerare questa previsione». Lo ha dichiarato il ministro delle politiche agricole, ambientali e forestali Stefano Patuanelli, intervenuto in video alla tavola rotonda su “Enoturismo come difensore delle diversità e biodiversità”, a Palazzo Vecchio a Firenze.

Enoturismo: la Toscana la regione più attrattiva Enoturismo: livelli pre Covid fra due anni. Le strategie per accelerare

Enoturismo: la Toscana la regione più attrattiva


Enoturismo in Italia a macchie di leopardo

«La stagione estiva - ha sottolineato - ha registrato una maggior presenza di italiani rispetto agli stranieri, mancano gli accessi dagli altri paesi (per il Covid) ma sicuramente è stata una stagione migliore rispetto al 2020. L'enoturismo è una realtà che non è ancora diffusa in modo omogeneo lungo tutte le aree vinicole della penisola, la Toscana ancora oggi è considerata la meta più attrattiva sia per l'enoturista italiano (lo afferma il 52,69%) che per quello straniero (60%)».

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Fondamentale per le aree rurali

Patuanelli ha poi ricordato che «il decreto ministeriale sull'enoturismo del marzo 2019 (varato dall’ex ministro Gian Marco Centinaio, ndr) è stato recepito oggi solo da cinque regioni, la Toscana è stata la prima. Occorre che le regioni siano consapevoli che è quantomeno urgente procedere su questa strada per facilitare la ripresa del settore e delle aree rurali.


È necessario che le aziende vitivinicole italiane si sviluppino in maniera quanto più armonica in termini di enoturismo ma anche su sostenibilità, ospitalità e innovazione per rimanere competitive a livello nazionale e internazionale». Su questo «l’inserimento delle comunità rurali è fondamentale».


«La multidisciplinarità dell'enoturismo - ha concluso - è certamente un potenziale freno per lo sviluppo del settore: è necessario condividere a tutti i livelli gli obiettivi e le strategie, per definire una visione omogenea del territorio dei servizi».


La trasformazione dei turisti

«La vera rivoluzione dell’enoturismo post Covid è l’evoluzione dei visitatori delle cantine italiane da turisti in esploratori che cercano diversità, natura, eccellenze salutari. Puntiamo su un turismo esperienziale che difenda paesaggio e specificità locali», ha spiegato il sindaco di Firenze Dario Nardella a Palazzo Vecchio.


Obiettivi: sostenibilità e qualità

La vicepresidente della Regione Toscana e Assessore all’Agricoltura, Stefania Saccardi, ha osservato: «Le due parole del futuro in agricoltura sono “sostenibilità e qualità” in campo, nella produzione agroalimentare e nel turismo. Occorre ora lavorare sulla formazione e sull’accoglienza dei turisti, italiani ed internazionali».


Serve più formazione

Dal canto suo Massimo Manetti, presidente di PromoFirenze sull’internazionalizzazione, ha evidenziato come la produzione enologica toscana sia sempre più orientata alla qualità e alla biodiversità. Per trasformare il vino in motrice della ripartenza nelle aree interne c’è però ancora tanto bisogno di formare gli addetti e qui entra in gioco il manuale Turismo del Vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche, scritto a quattro mani da Donatella Cinelli Colombini e dal senatore Dario Stefàno, padre del progetto di legge sull’enoturismo.

 


Due anni per tornare pre Covid

Giuseppe Festa dell’Università di Salerno, estensore del XVII Rapporto sul Turismo del Vino per le Città del Vino, ha evidenziato nel suo intervento la forbice fra le potenzialità dell’enoturismo e la sua attuale realtà: «Per tornare ai 15 milioni di visite nelle cantine italiane, registrate nel 2019, bisognerà aspettare ancora due anni. Ma per arrivarci serve un piano straordinario di promozione nazionale del turismo del vino che tenga conto dei canali digitali». Una scommessa da vincere dunque nella quale la Toscana deve giocare il ruolo di capofila: «La regione italiana considerata più attrattiva per l’enoturista italiano è di gran lunga la Toscana (52,69%), che risulta la regione più attrattiva anche per l’enoturista straniero, con valori anche più alti (60,22%), soprattutto in ragione del fascino di quel contesto storico-artistico-culturale».


I dati che arrivano da Mediobanca, Sace e Ipsos, mostrano inoltre la forza attrattiva delle imprese del vino. Gli italiani in visita nelle cantine sono passati dal 29 al 36% del totale in un solo anno. La loro propensione allo shopping di bottiglie è aumentata di 7 punti percentuali riducendo il calo degli incassi delle cantine collegato alla mancanza dei turisti stranieri.

La vera rivoluzione dell’enoturismo post Covid è l’evoluzione dei visitatori delle cantine Enoturismo: livelli pre Covid fra due anni. Le strategie per accelerare

La vera rivoluzione dell’enoturismo post Covid è l’evoluzione dei visitatori delle cantine


Best practices toscane

A confermare la volontà di giocare questo ruolo da “primo della classe” sono stati citati tre esempi di best practices toscane: l’Assessore Alberto Tirelli del Comune di Siena con le “Cantine bike friendly”, Emanuela Tamburini presidente Movimento del Turismo del Vino Toscana con “Vigneti aperti” e Elena Roppa marketing manager e Donna del Vino con il progetto “Camper friendly”. Tanti piani e grandi aspettative e un solo stereotipo che annoia da superare per le cantine turistiche italiane: visite con spiegazioni sul processo produttivo e piccola degustazione in tanti casi non emozionano più, per la loro ripetitività. Un problema serio che rischia di allontanare i veri wine lovers. Un segmento alto spendente attratto più dal dove che dal come nasce il vino e che amerà sempre di più i produttori capaci di dare un contributo alle comunità locali e interpretare le tradizioni e la natura con rispetto, creatività e l’abilità di distinguersi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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