Di cantastorie e trovatori il mondo abbonda, ma da noi la memoria di cucina vale doppio. Ecco perché valeva la pena di partecipare a “Siediti: ti racconto una storia”, il tour gastronomico ideato da Bonverre per lanciare i suoi prodotti di alta gamma e narrare l’autentica tradizione culinaria della penisola. L’intuizione di Bonverre, azienda leader nella distribuzione di alimenti in vasocottura, è stata quella di creare una gamma di prodotti d’eccellenza con l’obiettivo di valorizzare le risorse della nostra terra; abbiamo alle spalle una storia gastronomica unica al mondo, in quanto portatrice di una straordinaria eterogeneità di usi e costumi. Ogni testa è un tribunale, recita l’antico adagio, e si potrebbe parafrasare specificando che ogni testa di italiano è un ricettario. A sé stante.
Il ragù di Diego Rossi
Collaborazioni con grandi chef
Le ricette Bonverre le ha chieste in prestito a una lunga serie di chef/pasticcieri, talora stellati, spesso pluripremiati, e comunque emergenti; le ha poi realizzate attraverso la cottura in sottovuoto all’interno di un vaso in vetro, nel quale aromi e profumi si mantengono inalterati per lungo tempo. Non vi è, inoltre, dispersione di sostanze nutritive: siamo quindi di fronte a un metodo di cottura sano e poco invasivo.
Barbara Giglioli e Diego Rossi, autori di “Finché c’è trippa”
Il viaggio tra enogastronomia e memoria ha fatto tappa presso Cantina Urbana, un riuscito esperimento di produzione vinicola in pieno tessuto metropolitano milanese. Fare il vino (ma anche venderlo, offrirlo in degustazione, abbinarlo a taglieri e svariate delicatezze) in città è il sogno realizzato dall’imprenditore Michele Rimpici con il supporto della sua rete di artigiani e viticultori di fiducia.
Lo show di Diego Rossi
In questo spazio accanto al Naviglio Pavese, a metà strada fra osteria e tinaia, è toccato a Diego Rossi presentare la sua creatura in vasocottura. Per chi ancora non lo sapesse, il veronese Rossi, Miglior Chef 2020 per Identità Golose, 3 gamberi del Gambero Rosso per la sua trattoria “Trippa” a Milano, è oggi tra gli innovatori in cucina più apprezzati d’Italia. Se si chiede di lui in giro, il 90% dei gastronauti risponde al volo “massì, è quello che ha sdoganato le frattaglie!”.
A coronamento di un periodo di crescita ed entusiasmi, viene presentato in questi giorni “Finché c’è Trippa…”, di Diego Rossi in collaborazione con la giornalista Barbara Giglioli: un libro scritto per avvicinare il grande pubblico alla cucina del quinto quarto, attraverso un viaggio alla scoperta degli ingredienti dimenticati. “Il Cortile” è la ricetta dello chef che Bonverre ha voluto invasare: ecco allora il ragù di frattaglie di pollo e bovino, ispirato alla cucina povera di una volta, genuina e concreta, in sintonia con una generazione di chef che punta alla riduzione degli sprechi, valorizzando le parti meno nobili dell’animale. Il contenuto in vetro ripropone un ricordo d’infanzia: il profumo del ragù della nonna che arrivava dalla cucina mentre Diego giocava in cortile rincorrendo le galline. Una memoria di gusto impressa per sempre in un piatto autentico.
L’Offella di Pierluigi Perbellini
Perbellini, qualcosa di simile al pandoro
Un altro protagonista della zoomata Bonverre su personaggi e ricette della tradizione è il pasticciere Pierluigi Perbellini, pronipote di quel Giovan Battista che già nel 1891 aveva modo di pubblicare la sua ricetta dell’Offella d’Oro, capostipite dei lievitati della città di Verona. Se si eccettua la manciata di mandorle posta sul fondo dello stampo, la somiglianza col pandoro è notevole, a partire dalla forma troncoconica: a tal punto che rimane un mistero chi sia nato prima, il Pandoro o l’Offella, fermo restando che tale dualismo conferma l’importanza di questo dolce nella tradizione veronese e italiana. L’ “Invasata” (si chiama proprio così) contemporanea di Pierluigi Perbellini ha l’impasto arricchito con un liquore all’arancia: una rivisitazione che non stravolge i tratti essenziali della ricetta già consegnata alla storia. Il lievito è naturale, la farina è di grano tenero tipo 0.
Non solo vasocotture, dunque, nella biblioteca dei sapori di Bonverre, ma anche vicende strettamente personali che si portano dietro un sentore appena avvertibile di aia e sugo, retrobottega e burro. E tutto questo è a disposizione di chiunque voglia affidarsi a Bonverre per ingolosire un pranzo, magari veloce, risvegliare una stracca tavolata, animare una festa senza brio… a dimostrazione che non è mai noiosa, la storia, se farcita con sapide storie, di quelle giuste da raccontare. E degustare.
Bonverre
via Morgagni, 4a Verona
www.bonverre.it