Tutti, ma proprio tutti, han fatto il loro dovere, oppure qualcuno sapeva e ha girato la testa dall'altra parte? La domanda è più che legittima dopo l'inchiesta della magistratura di Brescia sullo smaltimento in agricoltura dei fanghi nocivi. Tutto è nato dagli esposti presentati dai cittadini e a seguito delle indagini svolte Carabinieri Forestali, i quali hanno scoperto che per due anni, dal 2018 al 2019, sono stati sparsi su 3 milioni di ettari della Bassa bresciana e del Nord Italia ben 150mila tonnellate di fanghi e gessi da defecazione.

Fanghi nocivi in agricoltura, in Lombardia scattanoi sequestri
Dalle interecettazioni ai sequestri, al centro della vicenda la Wte di Brescia
«Ogni tanto ci penso eh ...
Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono stato consapevolmente un delinquente». Questa una delle tante
intercettazioni registrate fra il geologo
Antonio Maria Carucci, responsabile commerciale della Wte di Brescia, con un collaboratore della ditta finita sotto sequestro per traffico di rifiuti illeciti. Lasciano basiti i toni delle telefonate intercettate e contenute nelle 204 pagine dell'ordinanza. «Per il bene dell'azienda, non abbiamo pudore. La terra è polverizzata - si legge in un'altra intercettazione - ed è diventata bianca. Il mais fa schifo perchè utilizziamo quella roba lì».
Il
Gip di Brescia, Elena Stefana ha disposto il
sequestro di 12 milioni di euro di proventi illeciti alla Wte di Giuseppe Giustacchini e, in misura minore, ai contoterzisti pagati fino a 100mila euro al mese per spargere veleni sui campi di Lombardia, Veneto e Piemonte. L'azienda avrebbe contato anche sull'
aiuto compiacente di un alto dirigente pubblico. Nel suo ruolo quest'ultimo
avrebbe fatto da tramite, fra politici e funzionari di enti locali. Il titolare della ditta bresciana si è fatto sentire tramite il suo avvocato, ricordando che i processi si fanno anzitutto nelle aule dei tribunali, che la sua ditta di fatto non riaprirà più a causa del sequestro di tutte le attivita e che alcuni dipendenti sarebbero stati minacciati di morte.
I risvolti politici della vicenda: chi doveva controllare?
Fin qui la vicenda giudiziaria, che vede complessivamente 15 indagati.
Dalle aule della giustizia, infatti, si passa a quelle della politica. Non solo perché in Regione Lombardia e in Parlamento i
rappresentanti dei 5Stelle hanno presentato interrogazioni per conoscere gli esatti contorni della vicenda. Ma anche perché vi sono coinvolti rappresentanti delle istituzioni che dovrebbero controllare lo smaltimento dei rifiuti, a norma di legge, e la sicurezza dei prodotti alimentari che giungono sulle nostre tavole. Se ne parlerà ancora e a lungo.
Due affermazioni su tutte meritano però attenzione. La prima è quella dell'
assessore regionale all'agricoltura Fabio Rolfi il quale ha ricordato che
in 167 comuni lombardi anche quest'anno è vietato lo spandimento dei fanghi di depurazione per uso agronomico. «Qualcuno deve pur coltivare i campi - ha dichiarato Rolfi - utilizzando concimi naturali e il vecchio, mai dimenticato letame prodotto nelle stalle. Insomma, bisogna cambiare le norme per agevolare l'uso di sostanza organica e favorire la svolta green». La seconda affermazione, più esplicita e dura è del
consigliere regionale 5Stelle Ferdinando Alberti: «Criminali che hanno messo a rischio la salute di migliaia di persone».