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Ospitalità e ristorazione, il futuro è nella Yolo Economy. Prima regola: qualità della vita

Basta stress: si vive una volta sola e ciò vale anche per camerieri o cuochi. I lavoratori non vogliono più mettere il lavoro al centro, ma la qualità della vita. Albergatori e ristoratori devono tenerlo presente nel reclutare nuovo personale, altrimenti rischieranno di rimanere ancora scoperti

04 gennaio 2022 | 05:00
Evitare il burnout! Ospitalità e ristorazione, il futuro è nella Yolo Economy. Prima regola: evitare il burnout
Evitare il burnout! Ospitalità e ristorazione, il futuro è nella Yolo Economy. Prima regola: evitare il burnout

Ospitalità e ristorazione, il futuro è nella Yolo Economy. Prima regola: qualità della vita

Basta stress: si vive una volta sola e ciò vale anche per camerieri o cuochi. I lavoratori non vogliono più mettere il lavoro al centro, ma la qualità della vita. Albergatori e ristoratori devono tenerlo presente nel reclutare nuovo personale, altrimenti rischieranno di rimanere ancora scoperti

04 gennaio 2022 | 05:00
 

La pandemia ha già stravolto il comparto della ristorazione nell’anno 2021 e magari adesso le considerazioni che si fanno per il 2022 appena principiato sussurrano di una pandemia che modificherà (forse e mica tanto) il suddetto comparto. Prendere lucciole per lanterne, ovvero scambiare il passato per il futuro.

Il più acceso tra i dibattiti inerenti al settore della ristorazione è stato nel 2021 il drastico turnover della forza lavoro. Vi hanno partecipato, a pieno titolo e in totale legittimità i datori di lavoro, le associazioni di categoria, gli accusatori del Reddito di Cittadinanza e i difensori del Reddito di Cittadinanza. Ed anche, sussidiariamente, qualche drappello di camerieri precari.

Probabilmente, tra le tante analisi e qualche volenterosa call to action, è rimasta assente nel dibattito una considerazione che, lo vedremo, forse si rivela essere considerazione madre, dacché compie lo sforzo di esulare sia dalla verticalità del comparto (non di sola ristorazione trattasi) e dall’orizzontalità dell’area interessata (non di sola Italia trattasi).

Ristorazione sottosopra a causa del Covid Ospitalità e ristorazione, il futuro è nella Yolo Economy. Prima regola: evitare il burnout

Ristorazione sottosopra a causa del Covid
 

Dimissioni di massa, che fenomeno!

Il fenomeno, nato negli Usa ha preso il nome di Great Resignation, la cui traduzione letterale è “dimissioni di massa”: la grande fuga dal posto di lavoro. Il Washington Post ha attribuito l’etichetta di Great Resignation al docente della Texas A&M University, Anthony Klotz.

La Great Resignation è l’ondata di dimissioni volontarie scoppiate negli Stati Uniti nella primavera 2020, cresciuta nei mesi successivi e divampata nella scorsa estate 2021. Da fonte Usa autorevole, nei soli mesi di luglio e agosto, circa 8 milioni di persone hanno lasciato il proprio posto di lavoro, circa il 6% degli occupati. Sono numeri sorprendenti che toccano pressoché tutti gli Stati e molti settori. Non solo la ristorazione (vistosi i casi di McDonald’s e Chipotle), ma anche le società di consulenza, il commercio (dettaglio e ingrosso), istruzione, manifatturiero, sanità e le grandi multinazionali. Per quanti possono, è la casa che diventa ufficio (home office). Le priorità diventano: benessere fisico, flessibilità, salute mentale.

The Great Resignation ha assunto dimensioni tali che i proprietari delle attività di ristorazione invitano i clienti, mediante appositi cartelli, a trattare bene i dipendenti, onde evitare ulteriori addii da parte del personale. Non a caso l’hashtag di questo 2022 è #serversarenotservants (i camerieri non sono servi).

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Quali cause dietro alle dimissioni di massa?

Cosa induce una persona a lasciare il proprio posto di lavoro senza che vi sia la backup solution (il cosiddetto piano B) su cui fare affidamento? Le motivazioni sono varie, le fondamentali sono riconducibili a tre, tra esse correlate:

  1. paghe considerate insufficienti (i soldi da soli non motivano ma certamente demotivano se percepiti come insufficienti);
  2. carente considerazione da parte del datore di lavoro (nessuna ipotesi di percorso formativo e di schema incentivante);
  3. team di lavoro non coeso e non compatto e senza empatia tra i componenti.

In sintesi, l’articolato e complesso problema è ascrivibile al burnout: l'esaurimento emotivo, fisico e mentale. E se il burnout può colpire qualsiasi lavoratore, stante la compresenza dei suddetti tre punti, immaginiamoci quanto può esso divenire devastante tra i lavoratori a stretto contatto con il pubblico quali ospitalità e ristorazione.

 

 

Il fenomeno è arrivato anche in Italia

In Italia la tendenza alla Great Resignation è in crescita 2021 su 2020. Facciamo parlare in numeri così come pervengono dal ministero del Lavoro. Nel secondo trimestre dell’anno 2021 su un totale di 2,5 milioni di contratti cessati si sono registrate 484mila dimissioni, di cui 292mila da parte di uomini e 191mila da parte di donne: il dato segna un aumento del 37% rispetto al trimestre precedente e dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2020. La tendenza, ne siamo ragionevolmente persuasi, segnerà anche il 2022. Ed i protagonisti saranno i più giovani, dove il burnout risulta già più frequente.

Millennials, ovvero i giovani fra i 26 e i 40 anni, insieme ai giovanissimi under 25 della Gen Z, contrariamente a Generazione X e gli attuali pensionati della generazione dei Baby Boomers, non ambiscono al "posto fisso". La pandemia ha reso palese (passato, non futuro) quanto prospettive e ruoli siano mutati.

Stop alle crisi da burnout Ospitalità e ristorazione, il futuro è nella Yolo Economy. Prima regola: evitare il burnout

Stop alle crisi da burnout

Ancora posti di lavoro aperti, ma devono cambiare le condizioni

È evidente che nell’anno corrente 2022 perdureranno le ricerche di camerieri, barmen, chef e pizzaioli. Le opportunità non mancheranno soprattutto per professionisti con esperienza. Ma a costoro, fermi restando i doveri come da declaratoria contrattuale, si devono però garantire tutele e diritti.

In definitiva, soprattutto negli Usa e in Europa (Italia inclusa, ovviamente) una delle cause della Great Resignation è la richiesta di un miglior bilanciamento tra vita e lavoro. Prendiamo atto, e non dovremmo assolutamente dolercene, che anche a causa della pandemia, siamo approdati alla Yolo Economy.

 

Il dogma: si vive una volta sola

L’acronimo Yolo sta per You Only Live Once: si vive una volta sola. Cosa ha di straordinario questo acronimo? Una sola semplicissima cosa: è assolutamente veritiero, è innegabile. Cosa ha di straordinario la conseguente Yolo Economy? Una cosa semplice: è pervasiva. La Yolo Economy impatta su tutti noi. Questa è la considerazione madre di cui si diceva in apertura.

Un bel salto, e poniamoci una domanda molto intrigante foriera di scenari prossimi venturi: cosa ne è dell’ospitalità e della ristorazione adesso che siamo nella Yolo Economy? La risposta non compete ai posteri; bensì a noi.

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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