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Buoni pasto, le commissioni sono troppo alte: la denuncia di bar e ristoranti

Secondo un'indagine condotta dalla Federazione italiana Pubblici, si è scoperto che la maggioranza dei 300 locali intervistati è costretta a pagare commissioni tra l'11% e il 15%: un pericolo

 
03 luglio 2023 | 12:09

Buoni pasto, le commissioni sono troppo alte: la denuncia di bar e ristoranti

Secondo un'indagine condotta dalla Federazione italiana Pubblici, si è scoperto che la maggioranza dei 300 locali intervistati è costretta a pagare commissioni tra l'11% e il 15%: un pericolo

03 luglio 2023 | 12:09
 

Le commissioni richieste a bar e ristoranti per accettare i buoni pasto stanno diventando un problema sempre più rilevante. Secondo un'indagine condotta dalla Federazione italiana Pubblici Esercizi (Fipe-Confcommercio) su un campione di oltre 300 esercizi, si è scoperto che la maggioranza di essi è costretta a pagare commissioni tra l'11% e il 15%, con un significativo 13,9% che supera addirittura il 15%. Questo alto livello di commissioni sta mettendo a rischio la possibilità per i pubblici esercizi di accettare i buoni pasto, con conseguenze negative per i più di 3 milioni di lavoratori che li utilizzano quotidianamente. Attualmente, solo un terzo delle imprese riesce a pagare commissioni inferiori al 10%. Ciò significa che la maggior parte degli esercizi supera questa soglia, con oltre la metà degli intervistati (52,7%) che dichiara di pagare commissioni tra l'11% e il 15%. Questa situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che per il 13,9% degli esercizi le commissioni superano il 15%. Questa realtà sta diventando insostenibile per i bar e ristoranti, che rischiano di non poter più accettare i buoni pasto se non viene intrapresa un'azione correttiva.

Buoni pasto, le commissioni sono troppo alte: la denuncia di bar e ristoranti

Commissioni troppo alte per bar e ristoranti per i buoni pasto

Buoni pasto, l'impegno di Fipe-Confcommercio per abbassare le commissioni

Fipe-Confcommercio, insieme ad altre associazioni, si è mobilitata per riportare gli importi delle commissioni a un livello equo. Già lo scorso anno è stato ottenuto un importante traguardo: è stato introdotto un limite massimo del 5% per le commissioni nelle gare pubbliche. Tuttavia, questa normativa non si applica ai contratti dei datori di lavoro privati, che possono continuare a richiedere commissioni elevate senza giustificazioni valide. Va sottolineato che i buoni pasto già godono di considerevoli vantaggi fiscali e contributivi, rendendo ancora più iniqua questa disparità di trattamento.

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Inoltre, Fipe-Confcommercio sta sostenendo l'importanza di equiparare il mercato privato a quello pubblico in termini di commissioni sui buoni pasto. È fondamentale estendere il limite massimo del 5% anche ai contratti dei datori di lavoro privati. Questo permetterebbe di ridurre significativamente il costo per i pubblici esercizi e preservare la possibilità di accettare i buoni pasto, garantendo un sostegno importante per i lavoratori che li utilizzano come mezzo di pagamento.

Stoppani (Fipe-Confcommercio): «Moltissimi i pubblici esercizi che accettano malvolentieri i buoni pasto»

Per Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, «sono molti, anzi moltissimi, i pubblici esercizi che accettano malvolentieri i buoni pasto, mentre sono sempre di più quelli che li rifiutano. Un trend che si verifica per una semplice ragione, che la nostra indagine mette chiaramente in evidenza: le commissioni pagate dagli esercenti per compensare gli sconti pretesi dai datori di lavoro sono troppo alte. Il tetto del 5% alle commissioni introdotto nelle gare pubbliche deve essere esteso anche ai contratti privati. Sono necessari interventi urgenti per evitare che un utile strumento di welfare aziendale perda il suo forte valore di servizio, lasciando spazio alla miope speculazione. Ricordiamo - ha continuato Stoppani - che il buono pasto gode di enormi vantaggi in termini di deducibilità e decontribuzione per le aziende che li acquistano per i propri lavoratori. Da queste aziende ci aspettiamo un’assunzione di responsabilità, nel rispetto anche del servizio che ogni giorno i pubblici esercizi rendono ai loro dipendenti».

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