Menu Apri login

Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
domenica 07 dicembre 2025  | aggiornato alle 06:31 | 116191 articoli pubblicati

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Le certificazioni rappresentano la garanzia dell’autenticità e della qualità del made in Italy agroalimentare. Come spiega Alvise Cattelan di Csqa Certificazioni, dietro ogni marchio c’è un percorso rigoroso di verifiche, controlli e responsabilità condivise, essenziale per tutelare territorio, filiere e consumatori

di Tommaso Gipponi
Redattore
08 ottobre 2025 | 05:00
Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana
Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Le certificazioni rappresentano la garanzia dell’autenticità e della qualità del made in Italy agroalimentare. Come spiega Alvise Cattelan di Csqa Certificazioni, dietro ogni marchio c’è un percorso rigoroso di verifiche, controlli e responsabilità condivise, essenziale per tutelare territorio, filiere e consumatori

di Tommaso Gipponi
Redattore
08 ottobre 2025 | 05:00
 

In un momento storico in cui l’origine dei prodotti alimentari è sempre più centrale nelle scelte dei consumatori e nelle strategie delle imprese, il tema delle certificazioni Dop e Igp assume un ruolo determinante per la tutela delle filiere, del territorio e della reputazione del Made in Italy. Dietro a ogni marchio di qualità c’è un percorso complesso, fatto di verifiche, regole e responsabilità condivise.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Alvise Cattelan, responsabile della comunicazione di Csqa Certificazioni

A raccontarlo è Alvise Cattelan, responsabile comunicazione di Csqa Certificazioni, uno dei principali organismi italiani autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura per il controllo e la certificazione delle Indicazioni Geografiche. Con lui ripercorriamo le fasi di un iter che, oltre a garantire autenticità e trasparenza, rappresenta un vero investimento collettivo nella credibilità del sistema agroalimentare.

Le origini di un percorso complesso

Per ottenere il riconoscimento europeo di un prodotto Dop o Igp, spiega Cattelan, occorre prima di tutto dimostrare che la denominazione sia utilizzata da almeno trent’anni e che le caratteristiche qualitative siano legate in modo diretto al territorio di provenienza. È un lavoro di ricostruzione storica e scientifica: servono documenti, fotografie, ricettari e testimonianze che provino la continuità di utilizzo e l’unicità del prodotto.

«Il primo passo - racconta - è la verifica storica e documentale. Subito dopo si costituisce un comitato promotore, formato da produttori o associazioni, che diventa il soggetto proponente. Poi si definisce il perimetro territoriale e si redige il disciplinare tecnico, la vera carta d’identità del prodotto».

Il disciplinare è un documento dettagliato che stabilisce nome, zona geografica, materie prime, metodo di produzione, caratteristiche fisiche e sensoriali, regole di etichettatura e modalità di confezionamento. È qui che si fissa il legame tra qualità e territorio, ciò che distingue una Dop da una Igp.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

I marchi Igp e Dop

Il ruolo delle istituzioni e dell’Unione Europea

Nel processo di riconoscimento entrano in gioco diversi livelli istituzionali. Le Regioni valutano l’impatto socioeconomico della proposta, la coerenza con le politiche di valorizzazione e l’assenza di conflitti con altri interessi locali. Solo dopo il parere positivo regionale, la pratica passa al Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste), che effettua l’istruttoria tecnica e giuridica.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

La sede romana del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste

«Il Ministero - spiega Cattelan - verifica che la documentazione sia completa, che il disciplinare rispetti le norme europee e che la denominazione proposta non generi confusione con altre già esistenti. Una volta conclusa questa fase, il testo viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale e chiunque può presentare osservazioni. Solo dopo il via libera nazionale, la domanda viene trasmessa alla Commissione europea per la registrazione definitiva».

L’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) invece, entra in gioco solo dopo il riconoscimento, autorizzando gli organismi di controllo come Csqa e approvando i relativi piani di verifica.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Il sistema di garanzia per le Dop

Il sistema dei controlli e la garanzia per i consumatori

Uno degli aspetti più rilevanti è la struttura dei controlli. Si tratta di un sistema multilivello che coinvolge operatori, organismi di certificazione, consorzi di tutela e autorità pubbliche. «Ogni produttore deve applicare un rigoroso autocontrollo interno - precisa Cattelan - perché la qualità parte dal rispetto quotidiano delle regole. L’organismo di certificazione, invece, verifica la conformità al disciplinare attraverso audit, analisi e ispezioni».

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

La sede di Csqa a Thiene (Vi)

I controlli possono essere documentali, ispettivi o analitici, a seconda delle specifiche del prodotto. L’organismo opera su delega ministeriale, con funzioni di pubblico servizio, e non può effettuare controlli sul mercato: questa competenza resta all’autorità di vigilanza. Nel caso delle Dop, l’intera filiera deve essere localizzata all’interno dell’area definita, dalla materia prima al confezionamento. Per le Igp, invece, è sufficiente che almeno una delle fasi principali avvenga nella zona geografica indicata.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Ogni produttore deve applicare un rigoroso autocontrollo interno per ricevere un'indicazione geografica Dop o Igp

«In entrambi i casi - sottolinea - la tracciabilità è un requisito imprescindibile. Solo un sistema di monitoraggio preciso consente di garantire l’autenticità dei prodotti e la correttezza dei volumi dichiarati. Nel caso delle Igp infatti non è sempre obbligatorio che la materia prima provenga dall’area geografica prevista dal disciplinare ma solo gli operatori che realizzano le caratteristiche previste dalla Igp. In molti casi quindi l’Igp prevede controlli solo presso i produttori del prodotto finito ed eventualmente le strutture di confezionamento se diverse dal produttore. Ne sono esempio i prodotti ortofrutticoli ed alcune tipologie di pasta che sono in gran parte Igp,  i cui disciplinari prevedono che i controlli siano effettuati presso i produttori e non sulla filiera delle materie prime».

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

La Coppa Piacentina, una delle eccellenze italiane Dop

E in caso di non conformità o di contestazioni da parte dei produttori? «In caso di mancato rispetto dei requisiti del disciplinare  - continua Cattelan - l’organismo di certificazione formalizza una non conformità, classificata come lieve o grave. Le prime si risolvono con correzioni interne, le seconde comportano esclusione dal circuito Dop/Igp e controlli aggiuntivi. Le sanzioni amministrative spettano all’Icqrf. I produttori possono presentare ricorso al Comitato di Appello indipendente, che valuta le contestazioni e può confermare, modificare o annullare le decisioni dell’organismo di controllo.

Le sfide operative e la collaborazione con i produttori

Non mancano le difficoltà, soprattutto nella fase di definizione del disciplinare. Spesso i produttori non conoscono la complessità dell’iter e sottovalutano tempi e costi. «La prima criticità - spiega Cattelan - è la necessità di creare una squadra coesa, capace di rappresentare l’intera filiera. Poi c’è la parte tecnica: ogni requisito inserito nel disciplinare comporta un controllo, quindi anche un costo. Serve equilibrio: pochi parametri, ma significativi e verificabili».

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

La cipolla rossa di Tropea Igp

Un esempio concreto arriva dalla Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp, il cui sistema di gestione è stato aggiornato da Csqa con strumenti digitali di tracciabilità condivisi tra produttori e consorzio. «Abbiamo implementato un portale informatico - racconta - che consente di gestire i dati produttivi in modo trasparente, migliorando l’efficienza senza incidere sui costi aziendali».

Il risultato è un modello virtuoso di collaborazione tra ente certificatore e filiera, dove tecnologia e responsabilità condivisa diventano strumenti di crescita.

Sostenibilità e futuro delle Indicazioni Geografiche

Negli ultimi anni, la sostenibilità è entrata stabilmente nel lessico delle denominazioni di origine. I nuovi regolamenti europei attribuiscono ai Consorzi di tutela il compito di integrare criteri ambientali, economici e sociali nella gestione delle Dop e Igp.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Per mantenere una certificazione Dop si devono effettuare controlli continui su tutta la filiera, nel caso delle carni partendo dal bestiame

Cattelan spiega che la sostenibilità nelle filiere certificate si fonda su quattro pilastri: resilienza economica, buona governance, benessere sociale e integrità ambientale. L’obiettivo è assicurare ai consumatori un valore aggiunto reale, che unisca qualità e responsabilità.

Csqa, da parte sua, ha sviluppato sistemi informatici avanzati per il monitoraggio dei flussi produttivi e dei bilanci di massa, strumenti fondamentali per garantire la tracciabilità integrata e contrastare frodi o incongruenze quantitative. «Il controllo digitale delle filiere - osserva - è una frontiera sempre più strategica per la credibilità del sistema».

Il peso economico della Dop economy italiana

L’Italia è leader mondiale per numero di Indicazioni Geografiche, con 893 prodotti riconosciuti tra alimenti, vini e bevande spiritose. Il comparto genera oltre 20 miliardi di euro di valore complessivo e rappresenta circa il 20% del fatturato agroalimentare nazionale, con oltre 300 consorzi e 850mila lavoratori. . È il quadro descritto nell'ultimo Rapporto Ismea-Qualivita, che delinea un primato scaturito dal legame tra cibo, territorio e comunità. In questo contesto, il comparto del food Dop e Igp conta 328 prodotti in tutta Italia per un valore di oltre 9 miliardi di euro e 4,7 miliardi di export.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Il Grana Padano, una delle Dop italiane più conosciute ed esportate al mondo

In questo scenario, Csqa, quale organismo di certificazione di parte terza, è garante della conformità di 80 prodotti che rappresentano, per valore economico, oltre la metà della produzione nazionale Dop o Igp (Osservatorio Qualivita su dati ISMEA-Qualivita 2024).

Il valore complessivo della produzione certificata da Csqa nel comparto food raggiunge, infatti, oltre 4,6 miliardi di euro. Degli 80 prodotti certificati, 5 rientrano fra le prime 10 IG per valore economico; si tratta di eccellenze agroalimentari conosciute ed esportate in tutto il mondo,  Grana Padano Dop, Prosciutto di Parma  Dop, Gorgonzola  Dop, Aceto Balsamico di Modena Igp e Pasta di Gragnano Igp. Ma anche altri prodotti simbolo del Made in Italy come la Bresaola della Valtellina Igp, l'Asiago  Dop, la Fontina  Dop e il Cioccolato di Modica Igp.

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Il Cioccolato di Modica Igp

Dalle regole alla reputazione

«La reputazione dei prodotti - commenta Cattelan - è strettamente legata alla reputazione di chi li controlla. Per questo è fondamentale avere organismi indipendenti, forti e competenti: la fiducia dei consumatori si costruisce anche attraverso la trasparenza dei controlli».

La certificazione, conclude Cattelan, non è solo un atto burocratico, ma un processo di responsabilizzazione collettiva. «Un marchio Dop o Igp rappresenta un patto tra territorio, produttori e consumatori. Garantisce origine, qualità e autenticità, ma soprattutto difende un’eredità culturale che appartiene a tutti».

Come nasce una Dop o una Igp: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Solo attraverso controlli rigorosi si può garantire la qualità di tutta la filiera di un prodotto

Con il suo lavoro di verifica e tutela, Csqa contribuisce ogni giorno a rafforzare questa catena di fiducia, dimostrando come la qualità certificata sia un valore condiviso e un vantaggio competitivo per l’intero sistema agroalimentare italiano.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali



Mangilli Caffo
Electrolux

Molino Dallagiovanna
Dr Schar