Con l’avvicinarsi del Natale, i mercati agroalimentari italiani mostrano dinamiche complesse che riflettono tradizione, stagionalità e fattori economici. Il pesce, simbolo delle tavole festive, registra rincari fino al 20% a causa di inflazione, fermo pesca nel Tirreno e condizioni climatiche avverse, ma resta centrale nelle scelte degli italiani: 8 su 10 ne porteranno almeno un piatto a tavola. In controtendenza, comparti come latte, derivati e riso evidenziano cali di prezzo significativi, sostenuti da produzioni elevate, scorte abbondanti e condizioni climatiche favorevoli, mentre i prezzi dell’energia contribuiscono a ridurre i costi di filiera. Tra ortofrutta, molluschi e crostacei, emergono aumenti mirati e prodotti simbolo del Natale, ma non mancano opportunità di convenienza. L’analisi dei dati del Centro Agroalimentare Roma, di Confcooperative Fedagripesca, di Areté e dell’Ente Risi restituisce così un quadro di mercato a più velocità, dove tradizione e scelte economiche convivono nel definire la spesa natalizia delle famiglie. Insomma per tutti gli italiani che non sceglieranno il ristorante per il pranzo di Natale, l'attenzione si dovrà mantenere alta per mettere in tavola un pasto gustoso senza spendere eccessivamente.
Natale e mercati agroalimentari: tra tradizione, rincari selettivi e nuovi equilibri
Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, il sistema agroalimentare italiano entra nella fase di massimo carico. I dati provenienti dal Centro Agroalimentare Roma (CAR), dall’Osservatorio Prezzi, da Confcooperative Fedagripesca, Areté, Ente Risi e dalle analisi sui mercati energetici delineano un quadro articolato, in cui convivono consumi stabili, aumenti mirati dei prezzi e settori in netta controtendenza. Il Natale si conferma un momento chiave non solo dal punto di vista culturale e gastronomico, ma anche come termometro delle dinamiche economiche che attraversano le filiere agroalimentari.
Mercato ittico: domanda elevata e prezzi sotto pressione
Al Centro Agroalimentare Roma, il comparto ittico si presenta particolarmente dinamico. La domanda cresce in linea con la tradizione natalizia, sostenuta da un’ampia disponibilità di prodotto, favorita anche dal fermo pesca nel Tirreno, conclusosi il 30 novembre, che ha contribuito a una maggiore presenza di pescato locale. Persistono tuttavia alcune criticità legate al maltempo di dicembre, che ha inciso sulla regolarità delle uscite in mare, con effetti sulle forniture di prodotto fresco. In questo contesto, il mercato registra rincari selettivi, concentrati soprattutto sulle specie simbolo delle feste. Secondo Fabio Massimo Pallottini, Direttore Generale del CAR, «il mercato si presenta all’appuntamento natalizio con un’ottima vitalità e una disponibilità di volumi che consente di guardare con ottimismo alla spesa delle famiglie», evidenziando come, accanto ai prodotti di pregio, restino disponibili alternative più accessibili.

Prezzi dei crostacei, protagonisti dei menu delle feste, in rialzo
Tra i prodotti più richiesti spicca il capitone, stabile su quotazioni intorno ai 22 €/kg, mentre registrano aumenti alici, gallinella e misto per frittura, molto utilizzati negli antipasti tradizionali. In controtendenza il nasello, meno richiesto in questo periodo, con prezzi in calo tra 5 e 10 €/kg. In rialzo le triglie di fango tirreniche (9-14 €/kg) e i crostacei, protagonisti dei menu delle feste. La mazzancolla raggiunge i 30 €/kg per le grandi pezzature, mentre il gambero rosa resta stabile intorno agli 8 €/kg grazie all’ampia disponibilità. Lo scampo registra un lieve aumento, attestandosi sui 35 €/kg. Tra i molluschi, cresce la domanda di polpo (circa 20 €/kg) e vongole veraci, che arrivano fino a 18 €/kg, mentre le telline locali risultano in lieve calo e i lupini si confermano un’alternativa più conveniente.
Consumi confermati: il pesce resta centrale sulle tavole natalizie
Nonostante i rincari, il consumo di pesce non arretra. Secondo un’indagine di Confcooperative Fedagripesca, la spesa complessiva per i piatti di pesce crescerà del 20%, raggiungendo i 792 milioni di euro, e 8 italiani su 10 porteranno comunque il pesce in tavola a Natale. «L’inflazione, il fermo pesca aggiuntivo nel Tirreno e le condizioni meteo avverse sono alla base degli aumenti», spiega Confcooperative, sottolineando come la tradizione gastronomica continui a prevalere sulle difficoltà di prezzo.
Particolare attenzione resta sulle vongole veraci, il cui costo elevato è legato anche agli effetti del granchio blu sulla produzione. Secondo Fedagripesca, gli interventi di contenimento avviati lasciano intravedere «segnali positivi in vista del 2026».
Ortofrutta: domanda più cauta e prezzi stabili
Nel comparto ortofrutticolo del CAR, l’incremento della domanda risulta più contenuto e concentrato nei giorni immediatamente precedenti le festività. Le arance tarocco siciliane si attestano intorno a 1,40 €/kg, mentre le clementine oscillano tra 0,60 e 1,20 €/kg, con punte di 1,50 €/kg per le produzioni di alta qualità. Buona disponibilità e prezzi equilibrati per le verdure a foglia, mentre restano centrali i prodotti della tradizione laziale: puntarelle, broccoletti, broccoli e carciofi, con il romanesco che entra progressivamente nel mercato.
Latte e derivati: prezzi ai minimi dal 2020
In netta controtendenza rispetto al comparto ittico, il mercato di latte e derivati registra una fase di forte ribasso dei prezzi. Secondo Areté, negli ultimi quattro mesi le principali trasformazioni del latte hanno subito cali significativi: -43% il burro, -30% la polvere di latte intero, -29% l’Edamer.

I prezzi del burro hanno fatto registrare un -43%
Anche la materia prima è in flessione, con il latte intero tedesco quotato a Milano in calo del 48% rispetto a luglio. Il ribasso è legato a una produzione elevata, favorita da condizioni climatiche favorevoli e dal calo delle macellazioni, oltre che da una domanda UE più debole, influenzata da dazi USA e rafforzamento dell’euro.
Riso: produzione in crescita e prezzi sotto pressione
Per il riso, l’Ente Nazionale Risi stima per la campagna 2025/26 una produzione di 835 mila tonnellate, in aumento del 3,3%. La maggiore disponibilità di prodotto, insieme a scorte iniziali elevate, mantiene i prezzi su livelli inferiori rispetto alla scorsa campagna: fino a -20% per Arborio e Baldo e -19% per Carnaroli. Un andamento che contribuisce a riequilibrare il carrello della spesa in un periodo di forte concentrazione dei consumi.

Un Natale agroalimentare a più velocità
Il quadro complessivo restituisce l’immagine di un Natale a due velocità: da un lato il pesce, simbolo delle feste, soggetto a rincari ma sostenuto da una domanda solida; dall’altro comparti come latte, riso ed energia, caratterizzati da fasi ribassiste che contribuiscono a contenere l’impatto complessivo della spesa. Un equilibrio complesso, in cui tradizione, disponibilità di prodotto e contesto macroeconomico continuano a guidare le scelte di consumatori e operatori lungo tutta la filiera.