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Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 05 dicembre 2025  | aggiornato alle 20:38 | 116170 articoli pubblicati

Dal made in Italy al «Sense of Italy» per raccontare al meglio la nostra cultura

Il mondo ha fame d'Italia. Non solo della musicalità della nostra lingua o della nostra millenaria cultura, ma anche della nostra storia enogastronomica e del mondo che sta alle sue spalle

di Aldo Mario Cursano
Vice Presidente Vicario Fipe
 
10 luglio 2025 | 11:12

Dal made in Italy al «Sense of Italy» per raccontare al meglio la nostra cultura

Il mondo ha fame d'Italia. Non solo della musicalità della nostra lingua o della nostra millenaria cultura, ma anche della nostra storia enogastronomica e del mondo che sta alle sue spalle

di Aldo Mario Cursano
Vice Presidente Vicario Fipe
10 luglio 2025 | 11:12
 

Il concetto di made in Italy va superato con quello che sta prendendo sempre più piede: il “Sense of Italy”. Questo perché, dentro a questo concetto, si incorporano meglio la storia, le emozioni e le intelligenze che hanno alimentato la nostra cultura, anche d’impresa, portando e creando benessere, bellezza, qualità diffusa e una chiara e marcata identità.

Dal made in Italy al «Sense of Italy» per raccontare al meglio la nostra cultura

Il Mondo ha fame d'Italia

Non c’è nulla da fare: il mondo ha fame d’Italia. Non solo della musicalità della nostra lingua o della nostra millenaria cultura, ma anche della nostra storia enogastronomica, che si riflette in una straordinaria rete che arriva anche all’estero, attraverso la ristorazione e non solo, e che ha un ruolo commerciale determinante, ma anche una precisa funzione nel rafforzare la narrativa e l’immaginario del nostro Paese.

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E non c’è dubbio che la cucina italiana, con le sue straordinarie ricchezza, popolarità, varietà e storicità, sia uno dei più grandi patrimoni del nostro Paese. Allo stesso tempo, occorre riconoscere sempre che, quando si parla o si scrive di cucina italiana, lo si fa comprendendo una filiera economica molto più complessa, che va dall’agricoltura all’industria alimentare, passando per la logistica e la distribuzione. Dobbiamo recuperare e continuare ad alimentare questa visione, per potenziare ulteriormente il contributo che la cucina italiana può dare in termini di crescita economica e sociale. Dall’attrattività turistica alla crescita imprenditoriale, dal product placement attraverso la ristorazione alla valorizzazione delle identità più profonde del nostro Paese.

Credo che la ristorazione sia e possa essere uno strumento perfetto per comprendere le dinamiche economiche e commerciali, ma anche le trasformazioni sociali che hanno attraversato l’Italia nel tempo. Dalla cucina povera delle tradizioni contadine ci si è evoluti, adattati, modernizzati, portandola anche nei piatti ricchi e complessi della grande ristorazione, passando attraverso difficoltà e opportunità, e ora preparandosi ad affrontare nuove sfide: l’internazionalizzazione, la globalizzazione, la contaminazione dei gusti. Il nostro mondo, quello dell’alimentazione e della ristorazione, ha un ruolo sempre più importante per trasferire sensibilità e responsabilità sociali, che senza ombra di tutto la tavola sa trasmettere meglio di altri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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