Dovevano essere le vacanze della ripartenza definitiva, del praticamente tutto esaurito, delle prenotazioni record che già a luglio - diceva l'Enit - avevano superato l'80% delle strutture presenti in tutta Italia. E invece no. Al 31 luglio, i dati ufficiali di Confindustria Alberghi segnalano un tasso medio di occupazione camere fermo al 64,5%, con una crescita timida rispetto allo stesso periodo del 2024: appena +2,7%. Non un disastro, ma neanche il boom tanto atteso. E soprattutto, non per tutti: se città e mare mostrano una certa tenuta, la montagna, infatti, affonda.

I dati di Confindustria Alberghi segnalano un tasso medio di occupazione camere fermo al 64,5%
È vero, rispetto all'anno scorso le prenotazioni sono aumentate, sì. Ma le attese, gonfiate da proiezioni ottimistiche, ad oggi non sono state rispettate. Le stime dell'Osservatorio Unioncamere-Enit- pubblicate a inizio luglio - parlavano di un agosto importante, con oltre l'80% delle camere già prenotate in anticipo e una saturazione prevista oltre il 90% nella settimana centrale. Si parlava di un volume d'affari complessivo da 14,7 miliardi di euro, con percentuali di vendite altissime: 77,4% al mare, 76,6% in montagna, 71,9% nelle città d'arte, 75,5% nel turismo verde. Ma il quadro reale, a fine mese, è apparso ben più incerto.
Il turismo internazionale salva (ancora una volta) l'Italia
A trainare (e salvare) il comparto è stato - ancora una volta - il turismo internazionale, cresciuto del +3,3% rispetto al 2024. I flussi dagli States, dal Regno Unito e dalla Francia, seguiti da Germania e Svizzera, hanno sostenuto molte destinazioni urbane e costiere. Il mercato interno, invece, cresce lentamente (+1,1%) e in maniera disomogenea, lasciando scoperte molte aree dell'offerta. In particolare, la montagna segna una vera e propria crisi: con un tasso di occupazione camere fermo al 65,2% e una perdita del 10,5% di prenotazioni rispetto allo stesso periodo del 2024. Il calo riguarda sia la clientela italiana (-7,4%) che quella estera (-7%). E questo, nonostante si parlasse di un tasso di saturazione superiore al 76%.
Turismo in Italia: la panoramica (al ribasso) di agosto
Sul fronte delle località balneari, i dati raccontano invece una stagione stabile, ma non in crescita. Il tasso medio di occupazione camere si attesta all'80,2%, ma le prenotazioni totali segnano un leggero calo (-0,8%) rispetto ad agosto 2024. Anche qui, il turismo domestico arretra (-1,7%), compensato solo in parte dalla domanda estera (+1,3%). Le spiagge sono piene, sì, ma meno di quanto annunciato. Diverso - e più variegato - l'andamento delle città d'arte.

Le località balneari segnano una stagione stabile, ma non in crescita
Alcune crescono in modo significativo: Napoli registra un +12,7% di prenotazioni, sostenuto da un doppio slancio interno (+8,2%) e internazionale (+9,5%). Bene anche Milano (+9,8%) e Firenze (+3,6%), mentre Roma chiude con un +2,1%, rallentata dalla contrazione della clientela italiana. Situazione opposta a Venezia, che registra una flessione complessiva del -5,4%, causata dal calo del mercato estero (-7,5%) e solo in parte contenuta dalla domanda domestica (+1,4%).
Sul resto del territorio, la situazione è altalenante. Matera mantiene uno dei tassi di occupazione più alti d'Italia (88,9%), ma registra un calo dell'1% rispetto al 2024. Torino e Verona segnano numeri negativi, rispettivamente -2% e -0,8%. Sassari, invece, si distingue per un andamento stabile sul fronte domestico e un +5% di crescita internazionale, con un bilancio complessivo positivo (+3,1%). Il quadro, quindi, è tutt'altro che omogeneo. Le destinazioni che possono contare su una clientela straniera fidelizzata reggono e crescono. Le altre - soprattutto quelle più legate alla domanda italiana - arrancano. E a ben vedere, proprio il mercato interno sembra oggi il vero anello debole del sistema. Come sottolinea Confindustria Alberghi nel suo report, «la fidelizzazione dei mercati esteri rimane un asset strategico per la competitività del turismo italiano».
Una lezione da agosto: il turismo domestico non è più garantito
È un dato di fatto. Ma non può bastare. Se in pieno agosto gli italiani non riempiono più gli hotel - neppure in montagna, neppure in città, neppure dove un tempo non si trovava una stanza libera - è evidente che qualcosa si è rotto. Il turismo domestico non è più garantito. Cambiano le abitudini, cambiano le priorità, cambiano le soglie di spesa. E forse, semplicemente, cambia il modo di vivere l'estate. Per questo, più che gonfiare le previsioni, servirebbe tornare a guardare i dati per quello che sono. Con meno enfasi e più attenzione. Perché un'occupazione al 64,5% non è un fallimento, ma non è nemmeno un successo. E se si continua a raccontare ogni stagione come trionfale prima ancora che inizi, poi diventa difficile spiegare come mai tante camere restano vuote.