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Ancora polemiche sugli scontrini: in un bar di Ostuni si paga pure il dj

Una comitiva di turisti ad Ostuni (Br) si è trovata nello scontrino una voce inaspettata: 2 euro a testa per la musica del dj. L'episodio si aggiunge ai tanti casi di questa estate segnata dagli scontrini pazzi

 
20 agosto 2025 | 18:24

Ancora polemiche sugli scontrini: in un bar di Ostuni si paga pure il dj

Una comitiva di turisti ad Ostuni (Br) si è trovata nello scontrino una voce inaspettata: 2 euro a testa per la musica del dj. L'episodio si aggiunge ai tanti casi di questa estate segnata dagli scontrini pazzi

20 agosto 2025 | 18:24
 

Prosegue senza tregua l'estate degli scontrini pazzi e questa volta a far discutere è un bar di Ostuni (Br), nel Salento. Una comitiva di turisti, dopo aver trascorso la serata tra aperitivi e stuzzichini, si è trovata davanti a un conto che ha lasciato più di una persona a bocca aperta. Non tanto per i prezzi - comunque alti ma non sorprendenti in una località turistica di richiamo - quanto per una voce imprevista: “musica”. Due euro a testa, otto in totale, come contributo al dj che suonava nel locale.

Ancora polemiche sugli scontrini: in un bar di Ostuni si paga pure il dj

A Ostuni l’aperitivo include il dj nello scontrino

A Ostuni due euro in più (a testa) nello scontrino per il dj

Lo scontrino recita: 20 euro per gli stuzzichini, 5 euro per un succo alla pesca, 10 euro per un cocktail analcolico, 15 euro per due cocktail alcolici. Cifre che, prese singolarmente, non scandalizzano più di tanto. Ma a far sobbalzare i clienti è stata la riga aggiuntiva che non si aspettavano affatto: il costo della musica. Nessuno l'aveva chiesta, era parte dell'atmosfera del locale, eppure al momento del conto è diventata un supplemento. «La musica era molto bella, ma nessuno si aspettava di vedersi addebitato il sottofondo musicale» hanno commentato i turisti, come riportato da RaiNews.

Il caso, inevitabilmente, è rimbalzato sui social, scatenando la solita ondata di commenti. C'è chi difende il locale parlando di trasparenza mancata: «Il dj si paga, ma va detto prima». Altri sottolineano come un costo del genere dovrebbe essere assorbito nel prezzo dei prodotti, «sarebbe sicuramente più elegante». L'impressione, comunque, è che si sia superato un limite: trasformare la musica in un balzello aggiuntivo alimenta la percezione di una micro-speculazione che logora la fiducia dei clienti.

L'estate 2025 segnata dagli scontrini pazzi

E, ricordiamo e ribadiamo ancora una volta, non è un episodio isolato. Pochi giorni fa la denuncia è arrivata dalla Sardegna, dove i GolaSeca, band rock nata nel 2010 e profondamente legata alla cultura isolana, hanno pubblicato uno scontrino che ha fatto rumore: un'insalata di riso, un tramezzino e una bibita a 40 euro. «Cara Sardegna, i prezzi sono da fuori di testa… date retta ai turisti che vanno da altre parti» hanno scritto sui social. Un post rabbioso che ha messo a fuoco una sensazione sempre più diffusa: i conti lievitano, la qualità non sempre regge, e anche una colazione o un pranzo veloce finiscono per sembrare un lusso.

Ancora polemiche sugli scontrini: in un bar di Ostuni si paga pure il dj

Prosegue l’estate degli scontrini pazzi

L'estate 2025, del resto, sembra destinata a passare alla storia come la stagione record degli scontrini pazzi. Da nord a sud, le polemiche sono esplose senza sosta. A Milano, ad esempio, è stata la volta della bruschetta da 28 euro del ristoranteProcaccini”, trasformata in proposta gourmet con ingredienti ricercati, ma pagata a prezzo di un piatto principale. A Oderzo, in provincia di Treviso, la discussione è nata attorno ai 10 centesimi addebitati per tagliare una brioche, mentre a Bari un cliente si è visto mettere in conto 50 centesimi per il pepe. Ancora più clamoroso il caso denunciato dalla nuotatrice Elena Di Liddo: 1,50 euro per togliere i pomodorini dalla pizza. Un costo che non ha a che fare con il prezzo, ma con il principio, quello di dover pagare per non ricevere qualcosa.

Tutti episodi diversi, ma legati dallo stesso filo: la frattura tra aspettativa e realtà, tra quello che il cliente immagina di trovare a tavola e quello che scopre nello scontrino. Non è più una questione di centesimi, né soltanto di cifre esorbitanti: è una questione di fiducia. Quando questa viene meno, ogni piccolo extra diventa il simbolo di una sproporzione più grande. E i social, che amplificano e diffondono in poche ore ogni ricevuta sospetta, hanno ormai trasformato lo scontrino in un indicatore dello stato di salute dell'intero comparto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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