Anche il Pil finisce in zona rossa: lockdown per 86mila locali

Le 4 Regioni con più divieti (Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta) fanno insieme 1/3 del Pil nazionale. Qui bar e ristoranti hanno un fatturato annuo di 22 miliardi . E sono alti anche il consumo fuori casa e la spesa media mensile delle famiglie. Così le restrizioni locali affosseranno l'economia italiana che per l’Ue non tornerà ai livelli pre-covid nel 2022

05 novembre 2020 | 12:02
Sarà anche un lockdown "locale", ma gli effetti economici sono comunque disastrosi sul piano nazionale. Del resto le regioni più colpite, messe assieme, davano un grande contributo al motore produttivo del Paese. Ora l'Italia procederà col freno a mano tirato. Il nuovo Dcpm, che entrerà in vigore venerdì 6 novembre, colpisce infatti con severe restrizioni 16,4 milioni di persone, residenti nelle zone rosse (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria).

In pratica, come segnala un’indagine della Coldiretti, nel mirino del provvedimento finisce un italiano su quattro (27%): quelli cioè che risiedono in Lombardia (che con 10,1 milioni di persone è la regione più popolosa d’Italia), ma anche in Piemonte (4,3 milioni), Calabria (1,9 milioni) e Valle d’Aosta (125mila).



Le quattro “zone rosse” producono un terzo del Pil nazionale
Quattro regioni che insieme producono circa un terzo del Prodotto interno lordo (Pil) nazionale (32%). A trainare l’economia in testa c'è la Lombardia, che con il 22% detiene di gran lunga il primato tra tutte le regioni, mentre il Piemonte rappresenta l’8%, la Calabria il 2% e la Valle d’Aosta appena lo 0,3%.

Ma ora qui tutto si ferma, con pesanti ricadute in tutti i settori, dall’industria al commercio fino all’agricoltura. Un disastro poi per bar e ristoranti.


Per l’Ue l’economia dell'Italia non tornerà ai livelli pre-pandemia nel 2022

Qui bar e ristoranti hanno fatturato annuo di 22 miliardi
Solo in Lombardia e Piemonte, regioni dove, notoriamente, è alto il consumo fuori casa, abbasseranno le saracinesche rispettivamente oltre 51mila e quasi 24mila locali della ristorazione. Per un totale tra le quattro regioni rosse di 86.647 tra ristoranti, bar, mense e pizzerie che producono un fatturato annuale di oltre 22 miliardi, che ora verrà praticamente azzerato per i mesi rimanenti di questo sciagurato 2020.

Un effetto domino che poi si ripercuote su tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande e colpendo le aziende agricole e alimentari.

In Lombardia la spesa mensile più elevata; in Calabria si spende più per il cibo
A ciò si aggiunge un altro dato. La Lombardia è anche tra le regioni con la spesa media mensile più elevata nel 2019 con 2.965 euro a famiglia, seguita da Valle d’Aosta (2.805 euro), Piemonte (2.583 euro) e Calabria con 1.999 euro mensili. Qui però per la tavola si spendono 545 euro al mese a famiglia, mentre i valdostani 539 euro e piemontesi e i lombardi si fermano a 517 euro.


In lockdown 16,4 milioni di persone residenti nelle zone rosse

Stime Ue: nel 2022 l’economia italiana non tornerà alivelli pre-covid
Paure che vengono confermate anche dalle stime della Commissione Ue che vedono per il Pil italiano una contrazione più moderata per il 2020 (-9,9%) ma anche una crescita più lenta nel 2021 (4,1%) rispetto alle previsioni di luglio (-11,2% e 6,1%). In sostanza, per l’Ue l’economia dell'Italia non tornerà ai livelli pre-pandemia nel 2022.

«Dopo un forte aumento nel 2020, deficit e debito rallenteranno nel 2021 e 2022» scrive la Commissione nelle previsioni economiche che vedono il deficit italiano salire al 10,8% nel 2020 e scendere al 7,8% nel 2021.

Per la Ue la risposta alla crisi, con supporto di imprese e lavoratori, ha avuto un impatto del 5,5% sul fronte della spesa. Il debito invece salirà «nettamente» dal 134,7% del 2019 al 159,6% in 2020 «prima di scendere lentamente verso il 159% nel 2022 grazie alla crescita del Pil». Bruxelles aggiunge anche che «le misure di liquidità alle imprese, comprese le garanzie statali, implicano alcuni rischi sulle proiezioni del debito».

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Alberto Lupini


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