Baia di Portonovo, le restrizioni comunali non fermano la passione dei ristoratori

23 dicembre 2016 | 09:37
di Carla Latini
La storia della Baia di Portonovo, Ancona, è una storia al femminile. Ho il privilegio di stare con Marisa e Franco. La mamma di Marisa intuì la magia di questo luogo e nel 1929 aprì, accanto alla fonte, un posto ristoro per chi arrivava dal mare e chi scendeva al mare. La festa è all’Hotel La Fonte, sorto intorno alla celebre fonte dove Napoleone abbeverava i cavalli. Una fonte naturale che riempie un serbatoio a metà monte.


Franco Rubini e Marisa Dubbini

Ci sono tutti: Fabrizio Giacchetti, del Molo, Marcello Nicolini, presidente del Consorzio della Baia e patron del Laghetto, Marco Giacchetti, del Giacchetti, Marisa Dubbini e Franco Rubini, di Emilia. Aldo Roscioni, patron del Fortino Napoleonico, Guido Guidi direttore della Fonte. Poi ci sono i produttori e i vignaioli. Al nostro tavolo abbiamo Massimo Bernetti, capostipite della Cantina Umani Ronchi. Mi racconta che sta ristrutturando l’antico Hotel Palace di Ancona, quello che guarda il porto negli occhi sotto San Ciriaco, e di quanto è difficile coordinarsi con le istituzioni comunali. Fra parcheggi e permessi.

Franco ascolta e sbotta con spontaneità: «Questa estate dobbiamo arretrare. Noi che abbiamo fatto la storia di questo posto. Noi pescatori del mare, cacciatori nel monte». Lo ascolto e indago. Nuove normative comunali prevedono più spazio alla spiaggia e meno ai ristoratori. Una spiaggia, per chi la conosce, così piccola che ristoranti, bar, capanni balneari, bagni al mare sono un unicum. Indivisibile.


Ravioli al nero di seppia con ricotta e sugo di scampi

Mi prendo a cuore Marisa bambina che, a 7 anni, spennava polli da fare in potacchio in pochi minuti. Non c’erano i frigoriferi, allora. Dopo pochi anni mamma Emilia, chiamiamola così, si sposta dove è ora. Sul mare. Le domando: «I primi moscioli?», «Mamma cucinava per tutti e ospitava tutti. Un giorno, era il 1950, degli studenti universitari pescarono i moscioli e li portarono a mamma».

Mamma Emilia li pulì bene, li aprì sul fuoco e la giovane Marisa li servì agli studenti. Però da soli non placavano la fame. Così Emilia inventò gli spaghetti con i moscioli. Una ricetta che Marisa propone ancora. Il sugo è con cipolla e conserva perché, mi spiega Marisa, è meno acida. Una volta aperti sminuzzava i moscioli e li univa al sugo. I puristi avranno un brivido ma vi sfido ad assaggiare gli spaghetti di Marisa.


Massimo Bernetti e Guido Guidi

A parte i ricordi, le tenerezze e la bellezza di queste persone, il cuoco della Fonte ci ha fatto stare molto bene fra insalata di baccalà, stoccafisso all’anconitana, crudi, fritti, ravioli ripieni e il mitico turchetto che chiude tutti i giochi. Aspetto la stagione anch’io con loro e vediamo che succederà. Perché Portonovo ci sta a cuore. Tanto.

Per informazioni: www.baiadiportonovo.it

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