Rifugio Nani Tagliaferri a Schilpario Nei piatti l'amore per la montagna

Cuoco a cinque stelle, rifugista, poeta, cantore della montagna, esperto di vini e formaggi, escursionista e sognatore: Francesco Tagliaferri è tutto questo e molto altro

13 agosto 2018 | 11:41
di Renato Andreolassi
Uno di quei personaggi in via di estinzione che incontri raramente e di cui avevamo già parlato in passato. In questi giorni di caldo feroce - almeno nella bassa padana - sono tornato a trovarlo nel suo regno, su al Rifugio Nani Tagliaferri, nella sempre splendida e inesplorata bergamasca Val di Scalve.



2.328 metri di altezza, costruito nel 1985 nelle Orobie bergamasche, per raggiungerlo ci vogliono 4 ore di camminata buona - per intenderci 12 kilometri - partendo dal Vò di Schilpario. Un sentiero faticoso e al contempo suggestivo dominato dai passi Belviso e Venerocolo, fra marmotte e stambecchi.

«Oggi gallina ripiena», mi accoglie all'arrivo al Rifugio con un largo sorriso, di quelli di cui sono capaci solo i veri uomini di montagna che la amano curandola. In silenzio. Già il piatto unico merita la fatica e il sudore ferragostano. «Gallina nostrana - dice Francesco Tagliaferri - con un ripieno misto di erbe in quota, pane gratuggiato, burro e un ingrediente segreto», un piatto che non ha bisogno di commenti; di contorno il pinzimonio.

Che volere di più dalla vita se il tutto è accompagnato da un rosso nostrano dell'Oltrepò, il "Litubium Senior" prodotto dall'azienda vitivinicola Litubium in provincia di Pavia a Retorbido. Etichetta esplicita: "Non contiene solfiti aggiunti" come il bianco fragolino, originale e unico ideale con i dolci di casa, crostata e torta secca. Tutto qui? Sì, eccome! Immancabile, ovviamente, per "aggiustare" il palato la formagella della Val di Scalve che in questo periodo sa di erba e prati.



E prima di scendere, sempre in giornata, la "sfilata" delle 40 grappe nostrane. Bottiglie, purtroppo, solo da ammirare perché fra le vette non si scherza con vini e distillati. Ha scritto di recente il Dalai Lama: «L'uomo sacrifica la salute per arricchirsi. Poi sacrifica la ricchezza per recuperare la salute e diventa così ansioso sul suo futuro da non godere del presente, così non sa vivere nè nel presente nè nel futuro. Vive come se non dovesse mai morire e poi muore senza aver davvero vissuto». Francesco invece vive intensamente ogni giorno perchè ha saputo trasmettere a uomini e donne il suo amore per la montagna. Lunga vita!

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Alberto Lupini


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