Stagione sciistica a rischio. I gestori degli impianti: Servono 4-5 miliardi di aiuti per sostenere le perdite

I pareri del Cts sulla partenza degli impianti sciistici sono sempre più negativi e così gli addetti ai lavori iniziano a fare i conti delle spese sostenute e dei ristori necessari per non andare ko

13 gennaio 2021 | 17:21
Le speranze che la stagione sciistica parta si stanno sciogliendo come neve al sole. E dire che di neve sulle montagne italiane ne è caduta in quantità che non si vedevano da anni. Una quantità pari alla dose di speranze che i gestori degli impianti (e gli sciatori) nutrono da sempre, ma che ogni volta deve fare i conti con i no del Cts e del Governo con i suoi decreti.


Gli impianti sciistici rischiano di non aprire

No alle riaperture il 18 gennaio
Lo stesso Cts ha autorizzato lo svolgimento dei mondiali di sci a Cortina dall’8 al 21 febbraio «purché si svolgano a porte chiuse», dunque senza pubblico sulle piste o all’arrivo ed evitando che gli atleti rimangano oltre il tempo necessario alla partecipazione alle gare. Ha invece espresso perplessità sulla riapertura degli impianti sciistici fissata al 18 gennaio. In realtà, era stato il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, ad anticipare nell’incontro con i governatori la possibilità di far slittare la ripresa «anche perché non possiamo farlo in quelle aree dove invece sono chiuse le scuole».

Perdite da circa 12 miliardi di euro
E intanto le perdite economiche si sommano giorno dopo giorno. La chiusura dello sci ha generato una perdita complessiva di 11-12 miliardi di euro all'economia di montagna che ora ha bisogno di almeno 4-5 miliardi di ristori. È questa la prima stima fatta dalla Regioni, secondo quanto ha riferito oggi il vice presidente della Valle d'Aosta e assessore allo sci Luigi Bertschy.

«Come Regioni di montagna abbiamo presentato i primi dati allo Stato: il comparto montagna in questo periodo ci ha rimesso almeno 11-12 miliardi, questo significa che per un intervento minimo di recupero delle perdite delle società servono 4-5 miliardi», ha riferito Bertschy in Consiglio regionale.

Valeria Ghezzi: Alto rischo che salti la stagione
Il futuro non è certo roseo, tanto che sembra sempre più probabile che le seggiovie non partiranno. A ipotizzarlo è Valeria Ghezzi, presidente dell'Anef, associazione nazionale che riunisce i gestori funiviari: «Il rischio che salti l'intera stagione è più che mai reale, purtroppo. E questa è una vera tragedia perché per noi c'è anche il dopo. La nostra ripartenza sarà solo il prossimo Natale. Si tratta di una débacle senza precedenti, non solo per noi ma per tutti i lavoratori. Lanciamo un appello al governo affinché pensi ai ristori di questo settore così particolare».

«Gli impianti a fune - sottolinea all’Ansa - sono un settore che comincia a lavorare ad aprile-maggio in vista della stagione che parte a dicembre. Abbiamo quindi lavorato otto mesi con delle spese. Parliamo di aree che si sviluppano su tanti ettari. Noi continuiamo a spendere tuttora. Queste sono considerazioni da valutare da parte del governo, così come hanno fatto Oltralpe, dalla Francia all'Austria».

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Alberto Lupini


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