I voucher fra lavoro nero e vetero-sindacalismo

09 gennaio 2017 | 17:20
di Alberto Lupini
E adesso non inventiamoci un’altra guerra di religione. I voucher (i bollini con cui in modo civile si può pagare un lavoro temporaneo a persone, per lo più studenti e pensionati, che non hanno un’occupazione stabile) hanno certamente bisogno di un qualche ritocco per evitare che qualcuno se ne approfitti per non assumere persone in maniera stabile. Ma detto ciò, non sono il demonio che la Cgil ha tentato di dipingere barricandosi dietro una visione antica e conservatrice del mondo del lavoro.



Il lavoro è certamente oggi un’emergenza nazionale, ma non è attraverso la cancellazione dei voucher che se ne può creare di stabile. Magari più che sui voucher sarebbe il caso di fare delle battaglie sui tirocini o gli stage, ma sembra che un tema caldo come questo (che riguarda centinaia di migliaia di giovani), non interessi più di tanto alla leader del maggiore sindacato di pensionati italiani. Anzi, forse sarebbe il caso che la Cgil guardasse un po’ in casa propria visto che nella Federazione emiliana dei pensionati, i voucher sono proprio lo strumento più utilizzato per pagare i molti collaboratori...

Il dato di fatto è che voucher e Jobs Act (comunque li si voglia valutare), hanno dato una spinta senza dubbio importante ai giovani nel mondo del lavoro. Così almeno il giudizio della maggior parte dei sindacati e degli imprenditori, che non nascondono certo che servano dei miglioramenti. Anche perché se non si fanno dei cambiamenti c’è il rischio di un nuovo referendum che ingesserebbe l’economia per altri mesi. E di questo francamente non abbiamo proprio bisogno, nonostante il desiderio della signora Camusso di ripristinare la vecchia versione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

I voucher andrebbero riportati ai confini originari, così da essere ancora più efficaci (anche se già in parte lo sono) per far emergere il “nero” di alcuni lavori stagionali o saltuari. Potrebbero poi essere eliminati del tutto in alcuni settori, come l’edilizia, dove forse se ne è davvero abusato.

E non può stupire che uno dei settori in cui invece c’è la più grande soddisfazione per i voucher sia quello dei pubblici esercizi. Bar e ristoranti in primo piano. Si tratta infatti di uno strumento che un po’ tutti gli operatori giudicano fondamentale perché permette alle aziende di ampliare il personale nelle giornate di maggiore picco del lavoro (soprattutto il fine settimana o i periodi delle festività e delle ferie), così da garantire un servizio all’altezza della domanda senza mettere a rischio il conto economico. Ristorazione, accoglienza e servizi turistici in genere sono da questo punto di vista i comparti in cui grazie ai voucher si può lavorare meglio con soddisfazione di imprese e dipendenti, evitando il lavoro nero e offrendo occasioni di remunerazione a studenti e pensionati. Ma di questo forse alla Cgil interessa poco. Purtroppo...

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