Ancora giovane, già tanti gli anni di esperienza ai fornelli, e un radicamento forte al suo Sannio. Radicamento che mai diviene nociva gabbia. Angelo D'Amico (nella foto), la mente aperta, la tensione al miglioramento continuo, prosegue nella sua crescita. Ne è consapevole, governa materie prime di eccellenza che sa reperire abilmente, intessendo network con produttori sanniti seri e appassionati.
Sala elegante quella del ristorante Le Macine, tovagliato bianco classico, servizio professionale e garbato. Tavoli ben distanziati tra loro. Siamo a cena. E che cena! Si comincia con un antipasto composito, di non facile esecuzione in cucina per come di calibro diverso sono i tempi di cottura e di approntamento delle quattro componenti: asparago, uovo, pancetta e, in soft landing petali di tartufo nero di Bagnoli Irpino, degno omaggio alla vicina Irpinia. Nel calice, a farci compagnia, e a generare armonici contrappunti, una gradevole Falanghina del Sannio.
Dilettevole già alla percezione visiva, conferme di bontà generando al palato, giunge in tavola il primo: gnocchetti acqua e farina, pesto di friarielli alle mandorle e salsiccia rossa di Castelpoto. Castelpoto è paesino del Sannio e la sua eponima salsiccia rossa, chicca per gli happy fews che ne hanno conoscenza, è Presidio Slow Food. I friarielli, un must della cucina campana, sono le prime infiorescenze delle cime di rapa, meglio note come broccoli. Questo piatto, dallo chef Angelo ideato e costruito, è davvero piccolo capolavoro. Semplice di quella semplicità che è difficile a farsi, abilita canto corale di ingredienti con proprie distintive identità.
Il Sannio, oltre ad essere territorio vitato, ha anche gli spazi ampi per il pascolo. Carni buone, non solo le bovine ma anche le ovine. Particolarmente apprezzato l'agnello laticauda, ovvero dalla grande coda larga. In cucina, arduo il cimento, lo chef Angelo sapientemente lo manipola adagiandolo in casseruola e contornandolo, pacata e non breve la cottura, con finocchi, mentuccia e nocciole. Il tenero giaciglio è costituito da una saporita salsa al mosto cotto. Ammiccante, lodevole, la presenza della mentuccia che forse avrebbe meritato una più consistente presenza per fungere da traino aromatico. Il calice si tinge di rosso. Si rende omaggio al Piedirosso.
Il dolce, che giunge a compimento di sì grande cena, è sintesi perfetta del Sannio: mela annurca e ricotta soffiata ottenuta da latte nobile dei pascoli sanniti. È un dolce molto buono! Angelo D'Amico sa bene che il lavoro in cucina è anche frutto di armonia di brigata. Esemplare il rapporto con il suo bravo sous chef, Assunto Piramide.
Conto, vini al calice inclusi, nell'intorno dei cinquanta euro. Campania felix, dunque, che non vive solo dei fasti e delle highlights puntate sulla fascia costiera. Nobili, austere e per nulla civettuole le montuose aree dell'entroterra: l'Irpinia e il Sannio. E il Sannio, anche grazie alla valentìa di persone come il bravissimo chef Angelo D'Amico, sta cominciando finalmente a farsi conoscere e, conseguentemente, a farsi apprezzare.
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