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Vecchia Osteria del Nacchero il regno del quinto quarto

La trattoria era stata incoronata da Simone Rugiati come regno del miglior lampredotto fiorentino. Tra i must il “Tegamino del Carcerato”, un mix di quattro piatti della carta.

 
12 novembre 2020 | 12:31

Vecchia Osteria del Nacchero il regno del quinto quarto

La trattoria era stata incoronata da Simone Rugiati come regno del miglior lampredotto fiorentino. Tra i must il “Tegamino del Carcerato”, un mix di quattro piatti della carta.

12 novembre 2020 | 12:31
 

È dal 2008 che Vecchia Osteria del Nacchero, trattoria fiorentina, celebra il rito del quinto quarto, ovvero la forza prorompente di quella categoria di cibo che si può riassumere come “frattaglie”.

Il riconoscimento, attribuito nel marzo 2019, dal giudizio di Simone Rugiati di Food Advisor come miglior lampredotto fiorentino, vale come medaglia al merito per gli amanti del genere.

Dal 2008 la trattoria fiorentina celebra il rito del quinto quarto - Vecchia Osteria del Nacchero il regno del quinto quarto

Dal 2008 la trattoria fiorentina celebra il rito del quinto quarto

Fra le tante opzioni di una carta forse un briciolo dispersiva, lampredotto e trippa prendono la scena contendendosi la preferenza tra gli avventori divisi come guelfi e ghibellini. Ma c’è un piatto che mette tutti d’accordo: il “Tegamino del Carcerato”. Un mix di quattro piatti della carta ovvero Lampredotto alla Diavola (spezie piccanti), Lampredotto bollito e ripassato con salsa alla paprika, Trippa alla fiorentina (classica) e Francesina (Lesso di tagli di manzo rifatti con le cipolle), uniti a… tanto amore! (ndr, dedica di un cliente).

In abbinamneto un Pinot Nero e un Aglianico
Una bomba di sapore con la quale ho voluto accompagnare due vini che non potrebbero essere più diversi tra loro: un Pinot Nero e un Aglianico, quanto di più distante si potesse immaginare. Apre le danze il Pinot Nero 2013 Castello della Sala Marchesi Antinori, un nome una garanzia. Il vigneto umbro della Consola in località Ficulle è l’habitat ideale per questa tipologia. Di un rosso rubino granato all’orlo del bicchiere, trasmette al naso richiami di fragoline di bosco, fiori scuri appassiti, ribes e mirtillo. La leggiadria accompagna il sorso, morbido e coinvolgente, il cui tannino perfettamente integrato, supporta la bevuta per lunghi tratti fruttati e speziati. Proprio quello che ti aspetteresti da un Pinot Nero.

Ora tocca al Core 2015 di Montevetrano, azienda portabandiera della corrente rossista campana che, con la spinta inesauribile di Silvia Imparato, ha fatto conoscere San Cipriano Picentino fuori dagli stretti confini regionali per puntare con grande successo alla conquista dei mercati internazionali. Di un rosso rubino consistente, ammalia all’olfatto con profumi suadenti di confettura di amarene, pervinca, caffè tostato e spezie orientali. Si sviluppa al palato con un’armonica compenetrazione tra potenza, tipica del vitigno, ed estrazione tannica, davvero pregevole. La lunga persistenza è scandita da fini ritorni fruttati e speziati. Vini distanti ma vicini.

Per informazioni: www.osteriadelnacchero.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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