C’è ancora del buono vero tra le viuzzole più turistiche di
Roma. Come in ogni città ad alta
vocazione turistica sono tanti (anzi, troppi) i
ristoranti, tutti appiccicati, praticamente indistinguibili, con una sfilza infinita di
piatti che fungono da esca per i turisti, italiani o stranieri che siano. Ma c’è ancora del buono vero tra le viuzzole più turistiche di Roma, come il
ristorante Le Tamerici che la
Guida Michelin nella sua ultima edizione segnala come destinazione consigliata.
L'ingresso de Le Tamerici
Ristorante ancorato alla tradizione, ma assolutamente contemporaneo e innovativo
Un ristorante di livello dunque, ma dai prezzi accessibili e capace di proporre
piatti evoluti ma che tengono i
piedi ben saldi nella storia della cucina tipica romana come ama dire lo chef-patron
Giovanni Cappelli. Siamo a pochi passi da Fontana di Trevi, in un vicoletto tipico del centro, vicolo Scavolino 79. Il nome del locale ha un significato, e non ha niente a che fare con la famosa poesia di Gabriele D'Annunzio. La
tamerice è infatti un arbusto spontaneo, a metà tra un'erba e un'alga, che cresce sui terreni lungo il mare e gli ruba il salmastro. Sono tante le proposte in carta ed il menu è pensato con l'esperienza di chi conosce il cliente o di chi ritiene importante stabilire un rapporto che va
oltre la materia nel piatto.
Non a caso tra i tavoli spesso si creano dei
cenacoli improvvisati e si finisce per brindare insieme tra sconosciuti, quando Giovanni Cappelli esce dalla cucina e propone la degustazione di un'etichetta particolare, ispirata dall'amico carissimo
Alessandro Scorsone, un punto fermo della sua storia per competenza e disponibilità. Non è infrequente questa alchimia a Le Tamerici, e spesso arrivano
colleghi chef per un drink e due chiacchiere, prima o dopo il servizio. La scelta del menu non è semplice, tra
Crudi, Tradizione e innovazione, Piatti della tradizione romana e Peccati di gola.
Giovanni Cappelli
La ripartenza dopo lo stop
Le Tamerici ha riaperto da poco dopo il lungo stop imposto ai ristoranti, ma lo ha fatto con una voglia di ripartire e riconquistare i clienti tipica dell’estro di Cappelli. «Sorridiamo perché siamo tornati - ha detto lo chef calabrese di origine - abbiamo grandi aspettative per il nostro futuro e il passato ormai è alle spalle. Guardiamo avanti, siamo pronti e fiduciosi, abbiamo riaperto e
stiamo lavorando con le difficoltà di oggi: a pranzo avevamo all'iniizo 22 coperti grazie al dehors, ma viaggiamo a 10 coperti al giorno occupati in media. Questo ha comportato una
riduzione del personale: siamo 5 persone in totale, 2 in sala, io in cucina con un aiuto cuoco e un solo lavapiatti».
Bella la storia di Cappelli che abbiamo raccontato anche in questo articolo. Lui si definisce
orgogliosamente autodidatta, ma in realtà l'incontro appassionante con la cucina è stato casuale, quasi naturale, come quelli con tutte cose del mondo che lo hanno attratto. È stato lungo il percorso dalla natìa
Calabria alla Capitale, attraversando il mondo del grande cinema e del teatro, ma facendo anche spettacoli sui trampoli e come mangiatore di fuoco.
Ad ogni bivio che si presentava si lasciava guidare dall'istinto. Ma poi vinse l'interesse per la cucina e per un lungo periodo gestì contemporaneamente tre locali, di target diversi, sempre nel centro storico della città.
Piatti tipici con rivisitazioni
Proprio questa versatilità non gli ha tolto speranze e invenzioni per riaccendere i fornelli in questo periodo complicato: «La mattina - racconta - si va al mercato per fare gli acquisti della giornata, si è tornati al passato con ripercussioni sul menu anche se noi da sempre proponiamo una cucina in evoluzione che ha un piede ancorato al passato con i tre piatti intoccabili:
Cacio e Pepe, Carbonara e Amatriciana. Poi c’è la cucina tradizionale con un minimo di innovazione che si esprime, ad esempio, con il
Baccalà alla romana. Infine la cucina in evoluzione con estro,
rivisitazione, piatti nuovi».
Per accontentare chi scopre questo indirizzo che di
turistico non ha nulla, ma che i turisti li attende: «Abbiamo visto quattro turisti russi al nostro ristorante fino a qui - ci diceva qualche gionro fa Cappelli - io
spero che il turismo riparta, prima di tutto quello italiano e poi quello straniero, naturalmente con tutti i protocolli che tengano conto della sicurezza sanitaria di ognuno».
(Estro, ma soprattutto tradizione
Le Tamerici punta sulla romanità)
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Le Tamerici punta sulla romanità)
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Le Tamerici punta sulla romanità)
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Le Tamerici punta sulla romanità)
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Le Tamerici punta sulla romanità)
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Le Tamerici punta sulla romanità)
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