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Grande bellezza

La Costiera Amalfitana nel piatto al Grand Hotel Convento

Fiore all'occhiello del 5 stelle lusso, incastonato ad 80 metri di altezza sulla scogliera di Amalfi è il ristorante Dei Cappuccini. Lo chef è Claudio Lanuto, il maître è Angelo Cirella

di Vincenzo D’Antonio
 
19 maggio 2022 | 11:30

La Costiera Amalfitana nel piatto al Grand Hotel Convento

Fiore all'occhiello del 5 stelle lusso, incastonato ad 80 metri di altezza sulla scogliera di Amalfi è il ristorante Dei Cappuccini. Lo chef è Claudio Lanuto, il maître è Angelo Cirella

di Vincenzo D’Antonio
19 maggio 2022 | 11:30
 

Ci sarà pure un senso se la Costiera Amalfitana è così universalmente conosciuta e apprezzata. Certo, la spiegazione è facile e apodittica. La si riconduce a quanto vorremmo definire gli hard power che una natura generosa ha saputo e voluto elargire in questo lembo fatato del pianeta: la costa frastagliata, quando scogliera e quando spiaggia, i contrafforti montuosi, il mare sovente placido, gli agrumeti a dare colori e profumi, i borghi deliziosi sedimentati dall’uomo nei secoli. Condizioni necessarie, certo, per rendere affascinante e attrattivo un territorio. Ma condizioni che da sole non sarebbero comunque sufficienti a dare quell’unicità che la Divina Costiera detiene nel mondo. E allora, come lo si spiega? Evidentemente, oltre all’hard power della natura generosa, vi è un cruciale soft power costituito dal genuino e schietto senso dell’ospitalità che è precipuo nella gente amalfitana. Hospites sacri sunt qui è prassi innata e non vuota locuzione del passato. È testimonianza fulgida di ciò il Grand Hotel Convento di Amalfi (Sa), 5 stelle lusso, incastonato ad 80 metri di altezza sulla scogliera.

Il 5 stelle lusso, incastonato ad 80 metri di altezza sulla scogliera La Costiera Amalfitana nel piatto al Grand Hotel Convento

Il 5 stelle lusso, incastonato ad 80 metri di altezza sulla scogliera

Storia di un luogo unico

L’articolato plesso nacque come cenobio nel XIII secolo. Prima i monaci cistercensi per circa tre secoli e poi nel XVI secolo il convento venne affidato ai Frati Cappuccini che vi restarono per oltre 2 secoli. Meritoria, tra le altre, la loro preziosa attività amanuense. Nel 1813, a seguito delle soppressioni dei beni ecclesiastici operate dopo l’occupazione napoleonica, i frati dovettero lasciare il convento che fu destinato dall’Arcivescovo di Amalfi a locanda di alcuni privati. Nel 1885 il Convento venne utilizzato per la prima volta come albergo. Ed eccoci, non sono mancate peripezie anche negli ultimi decenni dello scorso secolo, all’attuale fulgida ed esemplare situazione. Il plesso è proprietà comunale e la completa gestione alberghiera è della prestigiosa catena mondiale NH Collection. La mano pubblica indirizza il gestore privato verso una visione dell’attività alberghiera che consideri anche il ruolo valente da svolgere sul territorio e quindi sulla popolazione amalfitana. La mano privata nella coerenza del perseguimento dell’utile aziendale è permeata dalla sana etica d’impresa: breve la chiusura invernale, svolgimento di eventi fruibili non soltanto dalla cosmopolita clientela, attori del Grand Tour del XXI secolo, ma anche dagli amalfitani. Suadente e garbato, spiccata ed evidente la professionalità, fa gli onori di casa il general manager Giacomo Sarnataro.

L'hotel in perfetta armonia con il territorio La Costiera Amalfitana nel piatto al Grand Hotel Convento

L'hotel in perfetta armonia con il territorio

Nei piatti al regola del tre

Il ristorante annesso, aperto anche agli esterni è il ristorante Dei Cappuccini. Lo chef è Claudio Lanuto, il maître è Angelo Cirella. Claudio Lanuto, sulla soglia dei 40 anni, è toscano di origine ma ha vissuto quasi sempre in Campania, divenuta fortemente la sua amata regione di adozione. Significativa la sua esperienza ai Quattro Passi di Nerano, dove gli è stato maestro il prode Tonino Mellino. E poi esperienza anche da Anthony Genovese a Il Pagliaccio di Roma.

Claudio Lanuto La Costiera Amalfitana nel piatto al Grand Hotel Convento

Claudio Lanuto


La sua cucina segue la regola non scritta e neanche rigidissima, del numero tre. Tre a indicare, generalmente, gli ingredienti presenti nel piatto. Cucina prevalentemente di mare, con abile cernita da pescato locale. Perdurante impeto dei marosi, fa poi emergere ottimi piatti di carne. Ambiente elegante, ampie finestre panoramiche e una terrazza all'aperto con vista estasiante sulla Costiera Amalfitana.

Giacomo Sarnataro La Costiera Amalfitana nel piatto al Grand Hotel Convento

Giacomo Sarnataro

La prova d’assaggio

Attingendo ai ricordi ancor prima che agli appunti, ci sovviene un primo piatto che senza esitazione definiamo un piccolo capolavoro: Linguine alla Nerano con battuto di scampi crudi e fiori di zucca. Trionfo di armonie con primo godimento policromo alla vista e poi gioia palatale. Di grande professionalità anche il servizio dei vini serviti al calice.

Gli squisiti benvenuti dalla cucina, di straordinaria bontà la tartara di ricciola, si sono giovati di fulgido abbinamento con lo Spumante Metodo Classico Alta Costa fatto da Tenuta San Francesco, in quel di Tramonti, borgo della parte alta della Costiera.

La magia delle Linguine alla Nerano è stata resa tale anche dal sontuoso Greco di Tufo “Oltre” Docg 2017 fatto da Agricola Bellaria nell’areale particolarmente vocato di Prato di Principato di Ultra, ovviamente in Irpinia.

Discorso a sé per un signature dish dello chef che trae fattura da una emozionante storia vera: quella pasta cilindrica imbottita con carne macinata, ricotta e fiordilatte di Agerola, che poi prese il nome di “cannellone”, fu inventata ad Amalfi.

Due dinastie di albergatori amalfitani, Vozzi (Hotel Cappuccini) e Barbaro (Hotel Luna), avevano contratto gentlemen agreement: quando la cucina di uno dei due ristoranti interni ai due alberghi inventava un nuovo piatto, il primo assaggio e quindi il primo giudizio spettavano all’altro. Orbene, nell’agosto dell’anno 1924, lo chef dei Cappuccini, avendo approntato il prototipo di quello che sarebbe diventato il “cannellone”, lo sottopose al competente giudizio di Andrea Barbaro, titolare dell’Hotel Luna. Entrambi, anche Alfredo Vozzi, apprezzarono il piatto. Anzi, Alfredo Vozzi ordinò che le campane della Chiesa del Convento suonassero a festa! Frutto di vistoso talento altro piatto memorabile dello chef Claudio Lanuto: triglia alla parmigiana.

Ad invarianza di sì augusto territorio, l’Irpinia, varia il vino. In appropriato calice, a temperatura perfetta ci viene servito il Fiano di Avellino Alessandra Docg 2012 fatto da Di Meo. Nel piatto (piatti bellissimi dalla scuola ceramica vietrese) spigola di mare al forno con carciofi al limone. Impeccabile.

Si torna a Tramonti, questa volta alla Cantina Apicella, per il Passito Passion Igt 2019 atto ad abbinarsi al dolce: limone su mousse di arachidi.

 


Un hotel profondamente legato al territorio

Insomma, un albergo che rifugge dal divenire corpo estraneo sul territorio. Albergo che empaticamente respira l’atmosfera degli amalfitani. Albergo che ha un progetto imminente di grande rilevanza anche per il territorio, di cui diremo a breve.

Ci sovviene una lapide ad Amalfi su cui è incisa una commovente frase del poeta toscano Renato Fucini: «Il giorno del giudizio, per gli amalfitani che andranno in paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri».


NH Collection Grand Hotel Convento di Amalfi
Via Annunziatella 46 - 84011 Amalfi (Sa)
Tel 089 8736711

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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